“Il poeta non deve avere, non ha altro fine che quello di riconfondersi nella natura, donde usci’ lasciando in essa un accento, un raggio, un palpito nuovo, eterno, suo”!
Verosimilmente, lungo l’itinerario fisico e spirituale un apprezzato poeta, Franco Orlandini, ha voluto raccogliere in questa felice intuizione pascoliana tante voci poetiche, che in ogni epoca, e in ogni dove, hanno cantato la natura.

“Poetare” significa fondamentalmente essere sensibili agli aspetti ma ancora di piu’ all’essenza della natura, far palpitare coi versi il senso del divino che circonfonde il mistero dell’essere, e dell’esistere.

Passo dopo passo, il pensiero visita luoghi, restando ancorato all’ambiente, ma la suggestione che rimanda a chi legge tiene conto del mare, delle bassure, delle colline, dei monti, rivisita luoghi e paesaggi consueti, vissuti nei fasti e nefasti dell’esistenza, per assecondare appieno la fantasia in volo, e fermare la mente sulle feconde riflessioni umane.

Le manifestazioni fisiche della natura sono nutrimento, per conferire ispirazione all’animo del poeta.
E allora, facciamoci travolgere dai tanti poeti dell’Ottocento e del Novecento, che, con le loro poesie hanno costellato le vie della natura, e che ci hanno arricchiti di emozioni, che oggi sono sempre piu’ rare, a causa dei guasti ecologici, e delle deturpazioni ambientali dell’era supertecnologica.
Ma quanto del “poetare”, e’ espressione della mente, e quanto lo e’ della fantasia?

Non esistono confini, esiste un tempo della leggerezza, che si chiama ispirazione, che posa lo sguardo della mente e dell’anima al pari, ed esplora lo scenario incomparabile e variegato della natura, traendone motivo sempiterno di ispirazione: i poeti e i fiori, i poeti e le farfalle, i poeti e gli uccelli, i poeti e gli alberi, i poeti e la primavera, i poeti e l’estate, i poeti e l’alba, i poeti e la sera, i poeti e i monti, i poeti e il mare…trasparenze di pizzi, merletti di versi antichi e moderni, su di un telaio irraggiato di sole!

Rappresentati al vivo, in riposante unita’ di concezione armonica, gli eventi fenomenici della natura, vanno a profilare le indagini introspettive dell’animo poetico, e si trasformano in versi.
Il rapporto che intercorre tra Natura e Poesia e’ talmente solido, radicale ed ancestrale, da consentire un numero infinito di rimandi ed intercorrenze.
Forse non e’ superfluo notare che la Natura non muove verso la Poesia, ma che proprio la Poesia, dalla sua radice greca che significa fare, quale atto creativo e reinterpretativo del reale, assuma la valenza archetipa della Natura stessa.

Natura e Poesia, cioe’ Cultura, che non coesistono tra loro determinandosi solamente come poli antitetici del vero umano, il dialogo continuo dell’uomo col mondo diviene in quest’ottica creazione poetica, e le parole e i versi ne traducono uno stupore di incompiutezza.
E allora vorrei dire, e lasciarvi con questa suggestione”… la Natura e’…
…quello che vediamo…
quello che udiamo…quello che odoriamo…
…e’ un’occasione di dialogo tra l’uomo e la sua anima….!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

srivi a [email protected]

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui