L’Unesco, United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, compie 76 anni. Nasce ufficialmente a Londra, il 16 novembre del 1945, nell’ambito della Conferenza dei ministri alleati dell’Educazione (Came), tenutasi dal primo al 16 novembre, giorno in cui viene firmata la Costituzione dell’organismo internazionale, che entrerà ufficialmente in vigore a partire dal 4 novembre dell’anno successivo.

La ratifica del documento è avvenuta da parte di 20 Paesi: Australia, Brasile, Canada, Cina, l’allora Cecoslovacchia, Danimarca, Repubblica Domenicana, Egitto, Francia, Grecia, India, Libano, Marocco, Nuova Zelanda, Norvegia, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito e Usa. L’Italia è stata ammessa soltanto nel 1947 con decisione ratificata l’anno seguente, mentre il Giappone e la Repubblica federale di Germania ne sono membri dal 1951.

Come si legge sul sito dell’organizzazione, la sua fondazione è nata “dalla generale consapevolezza che gli accordi politici ed economici non sono sufficienti per costruire una pace duratura e che essa debba essere fondata sull’educazione, la scienza, la cultura e la collaborazione fra nazioni, al fine di assicurare il rispetto universale della giustizia, della legge, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua o di religione”.

Gli obiettivi principali dell’Unesco sono quattro: promuovere l’istruzione in modo che ogni persona ne abbia accesso come diritto umano fondamentale e come requisito essenziale per lo sviluppo della personalità; costruire la comprensione interculturale anche attraverso la protezione e la salvaguardia dei siti di eccezionale valore e bellezza iscritti nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità; perseguire la cooperazione scientifica per rafforzare i legami tra le nazioni e le società al fine di monitorare e prevenire le catastrofi ambientali e gestire le risorse idriche del pianeta e proteggere la libertà di espressione come condizione essenziale per garantire la democrazia, lo sviluppo e la tutela della dignità umana.

Una delle attività più note dell’Unesco è proprio quella di selezionare e proteggere alcuni beni del Pianeta inserendoli nella lista dei “siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità”. Si tratta di luoghi o opere che vengono considerate di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale e che devono rispondere ai criteri fissati dal Comitato per il patrimonio dell’umanità, tra i quali: devono rappresentare un capolavoro del genio creativo o essere testimonianza di una tradizione culturale, oppure testimoniare un cambiamento culturale in un dato periodo o essere esempio dell’interazione umana con l’ambiente.

In Italia sono considerati Patrimonio dell’Unesco ben 50 siti e 9 città creative, a partire da “L’ultima cena” di Leonardo Da Vinci, conservato nella chiesa della Madonna delle Grazie a Milano, i centri storici di San Giminiano, Siena e Urbino, Villa d’Este a Tivoli fino alle Colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiene, entrate a far parte della lista nel luglio 2019 durante la 43esima sessione del Comitato mondiale dell’agenzia culturale delle Nazioni unite.

articolo a cura di Franco Buttaro – Foto Imagoeconomica

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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