Il suo nome era Marvin Minsky, 88 anni, ed era a tutti gli effetti “padre” dell’intelligenza artificiale.

Minsky lavorò al Massachusetts Institute of Technology (MIT) per molto tempo, esplorando i possibili impatti sulla società delle macchine capaci di pensare come esseri umani; a tal propositi scrisse due libri: “La società della mente” del 1985 a “The emotion machine” del 2006.

Daniela Rus, direttore del laboratorio di intelligenza artificiale del MIT, ha affermato: “L’idea di intelligenza artificiale che abbiamo oggi la dobbiamo a Marvin Minsky. Molte delle sfide che lui ha posto stanno ancora guidando e ispirando la ricerca sulle macchine intelligenti”.

Minsky era nato a New York il 9 agosto 1927 e si era iscritto alla Facoltà di Matematica dell’università di Harvard. Dopo la laurea con lode nel 1950, lo studioso americano frequentò l’Università di Princeton, per il dottorato in matematica, durante il quale costruì il primo simulatore di rete neurale. Nel 1958, si iscrisse alla facoltà di Informatica del MIT, dove sviluppò nuovi sistemi di programmazione e creò delle mani robotiche in grado di manipolare gli oggetti.

Per i risultati raggiunti e per le sue invenzioni, Minsky ottenne diversi premi, tra i quali “L’Am Turing Award”, il più alto riconoscimento del settore informatico. ì

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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