Solo una settimana fa il Circus del Motomondiale piangeva Jason Dupasquier, il diciannovenne pilota svizzero, della Moto3, caduto ed investito dalle moto che lo seguivano, sul Circuito del Mugello, ed ecco che trasferitisi tutti al Montmelò di Barcellona si ricomincia a fare i matti come nulla fosse successo.
La fortuna certamente “sorveglia” i piloti, e se è capitato si sia distratta, ieri era invece ben sveglia, come con il giapponese Sasaki, proprio chi ha colpito per primo, senza colpa alcuna, il povero Dupasquier, caduto insieme ad altri due concorrenti e finito in ospedale per trauma cranico, dopo aver anche perso conoscenza ma, come sentito dire da un altro dei coinvolti nell’incidente: “era senza conoscenza, ma non era morto ….”!!!!

La gara della Moto3 è stata allucinante, con chi era più veloce ad accelerare, distaccarsi e poi rallentare per raggruppare nuovamente un “branco di lupi” che in pieno rettilineo, e quindi ben oltre i 200 all’ora, si davano carenate pazzesche e compivano manovre ben oltre il limite del tollerabile, senza che la direzione gara intervenisse.
Certo, un richiamo ed una riunione a fine gara per evidenziare l’intollerabilità di certi comportamenti, ma sarebbe oramai l’ora di chiudere i giochi in presenza di rischi come quelli che si vedono puntualmente ad ogni Gran Premio, con una ventina di concorrenti raggruppati in un mucchio selvaggio a menare botte da orbi, peccato che non ci si trovi sul set di un film di Bud Spencer, ma in sella a moto che vanno ben oltre i 200 all’ora ed a farsi male basta davvero pochissimo.

Altra bella polemica è stata invece quella della Moto GP, innescata dall’improvvisa apertura della tuta di Fabio Quartararo, con annessa perdita della protezione del costato (chissà se accidentale), quando il pilota francese si stava giocando la vittoria con il portoghese Oliveira; Fabio è stato quindi raggiunto, e superato, dal ducatista Zarco, dopo un fuoripista che gli costato tre secondi di penalità.

A fine gara, altri tre secondi sono stati inflitti al francese proprio a seguito dell’apertura della tuta, con indignazione del pilota che da terzo si è trovato sesto in classifica del GP, polemico verso chi (Ducati e Suzuki) ha sporto reclamo, ritenendo troppo pericoloso percorrere i tre giri finali con la tuta svolazzante ad oltre 300 all’ora, oltre tutto senza le ovvie protezioni in caso di caduta, dalle conseguenze facilmente immaginabili a quella velocità.

Molte le prese di posizione sull’accaduto, con chi si è scagliato proprio contro la Direzione Gara, che avrebbe dovuto, secondo loro, fermare immediatamente il pilota, mentre i tre secondi inflitti a Quartararo sono parsi una decisione pilatesca, che in realtà ha scontentato tutti e lasciata aperta la problematica della sicurezza.

Vista la cosa in TV, effettivamente quello che risaltava maggiormente era il grandissimo rischio che si sarebbe corso in caso di incidente, di una delle scivolate sempre possibili in questi casi, oltre tutto sul finire di una gara e quindi con gomme usurate e grip non certo dei migliori, anche considerando che quello del Montmelò già non è tra i migliori del Motomondiale, come confermato anche dalle tante cadute durante le prove ed in gara, che hanno visto coinvolti tra gli altri, sia Marc Marquez, che Valentino Rossi.

Che correre in moto, a questi livelli, sia pericoloso è una certezza, che si debbano correre rischi per comportamenti spesso al limite dell’assurdo è invece intollerabile ed occorre mettere un freno alle cose viste in Moto3, ma anche prendere altri tipi di decisioni, molto più drastiche, nel caso in cui venga meno anche quella sottile forma di protezione che può dare una tuta.

Se correre in moto è “anche” un divertimento, che questo continui ad essere, ma non a scapito, innanzi tutto, della sicurezza.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Patrizia Ferro

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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