Di sicuro c’è il “cedimento strutturale” di un pezzo di binario di 23 centimetri sulla rete di competenza di Rfi. Le cause del deragliamento sulla linea Milano-Cremona all’altezza di Pioltello del treno 10452 carico di 350 pendolari, in cui sono morte tre donne con cinque feriti in condizioni gravi, sono tutte da chiarire. La Procura di Milano si è subito mossa aprendo un’inchiesta, sottoponendo a sequestro l’area e i documenti relativi alla manutenzione della tratta ferroviaria e infine nominando due consulenti esperti in disastri ferroviari. I magistrati dovranno capire se il cedimento del binario sia stato la causa, com’è probabile a detta di diversi esperti, o l’effetto del deragliamento del treno. Le responsabilità, a seconda del caso, farebbero capo a due società diverse: nel primo a Rfi, società partecipata al 100% dalle Ferrovie dello Stato italiane di proprietà del Ministero dell’Economia, nel secondo a Trenord, l’operatore che gestisce il servizio ferroviario in Lombardia e alcune tratte lombarde ma non la Milano-Cremona, società partecipata al 50% da Trenitalia e da Fnm, che fa capo alla Regione. Secondo l’Ansa, la rotaia che ha ceduto stava per essere sostituita e accanto ad essa c’era il tratto di binario nuovo che avrebbe dovuto sostituire quello vecchio e per il quale erano in corso i lavori di manutenzione, ma questa informazione non trova altre conferme al momento.

Rfi e il Ministero dei Trasporti hanno difeso l’impegno nella manutenzione della rete. “Ogni anno vengono destinati 270 milioni di euro, di cui 130 solo per i binari” e “il convoglio diagnostico è passato sulla tratta interessata dal deragliamento lo scorso 11 gennaio, una volta al mese vengono effettuati i controlli a piedi”, ha fatto sapere Rfi. Mentre il ministro Graziano Delrio dopo il vertice in Prefettura ha dichiarato che si tratta “di una delle linee più monitorate della intera rete ferroviaria. Hanno confermato investimenti in corso e che il loro monitoraggio è molto alto” perché “tra le più frequentate”.

D’altronde dalla Lombardia arriva la maggiore domanda di trasporto pendolare: in numeri, 1.733 chilometri di rete regionale e 735mila viaggiatori al giorno per circa 2.400 corse nel 2016. Ma, secondo il rapporto Pendolaria stilato da Legambiente, la linea che va da Milano a Cremona è una delle peggiori della Regione, nonostante un leggero miglioramento nella qualità del materiale rotabile utilizzato in questi ultimi anni come su altre linee. 151 km, di cui 60 a doppio binario e 91 a semplice binario, su cui viaggiano oltre 10 mila pendolari giornalieri. Treni spesso in ritardo e sovraffollati, ai quali i viaggiatori sono ormai abituati, se non rassegnati, nonostante l’aumento del +48,9% delle tariffe praticate da TreNord dal 2010 ad oggi.

A livello nazionale l’offerta per l’Alta Velocità è aumentata in meno di 11 anni del 435%, ha rilevato Legambiente, mentre il trasporto regionale rimane difficile, anche per via della riduzione dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza (-15,5% dal 2010 al 2016) con un calo del 40% dei passeggeri e la diminuzione dei collegamenti regionali (-6,5% dal 2010 al 2016), dopo i tagli realizzati nel 2009.
Per il ministero però, sulla rete gli investimenti sono stati fatti, almeno negli ultimi tre anni. Ma secondo Legambiente c’è un ritardo da colmare enorme. Dal 2002 ad oggi i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade a discapito delle rotaie. “Quanto è stato finanziato per le reti metropolitane è ben poca cosa, visto che questa voce non raggiunge il 17% degli stanziamenti per opere infrastrutturali. Situazione identica, se non peggiore, quella delle ferrovie, prese in scarsa considerazione, con il 24% degli investimenti totali. In termini assoluti le infrastrutture stradali sfiorano la quota faraonica di 64 miliardi di euro, contro i 25,7 ed i 18,1 di ferrovie e metropolitane”.

Per fronteggiare la domanda pendolare crescente la Regione Lombardia ha incrementato gli investimenti negli ultimi anni, riferisce sempre Legambiente. “Chi ha investito di più in valore assoluto per i servizi aggiuntivi ed il materiale rotabile dei treni pendolari nel periodo 2006-2016, è la Lombardia con oltre 985 milioni di euro per i servizi e circa 406 per il materiale rotabile, per un totale di circa 1.391 milioni di euro”. Ma pagava un ritardo notevole nel parco treni, malconcio da tempo come ammesso dallo stesso presidente della giunta Roberto Maroni a luglio scorso quando ha annunciato un investimento per 1,6 miliardi e 160 nuovi convogli, durante la campagna elettorale per il referendum per l’autonomia regionale. Un’estate calda nel nodo ferroviario di Milano, con continui ritardi e disservizi continui. La giunta illustrò quindi il piano: i primi convogli da consegnare nell’arco di due anni dalla sottoscrizione dei contratti di fornitura, in seguito l’entrata in serviziodi circa 2-4 treni al mese.

Qualche giorno dopo l’annuncio del Governatore, il 23 luglio, però un altro treno di Trenord diretto da Milano a Bergamo era parzialmente uscito dai binari proprio all’altezza di Pioltello. La scorsa estate nessuno degli oltre 200 passeggeri era rimasto ferito. A sviare dalle rotaie, come spiegato al momento dell’incidente da Rfi, era stata la prima vettura a causa di un problema a uno scambio. Incidente che non avrebbe “correlazione” con quello di oggi, ha fatto sapere Vincenzo Macello, responsabile Rfi Lombardia, e “avvenuto su un binario diverso. Si tratta di una triste coincidenza”.
Una coincidenza di cui ne fanno le spese, ancora una volta, i pendolari. Il 12 luglio 2016, furono ventitré le vittime nello scontro tra due treni della società Ferrotramviaria lungo la ferrovia Bari-Barletta tra le stazioni di Andria e Corato. Le cause di quel disastro sono state attribuite a errori nella gestione del traffico dei treni e degli incroci. Mentre il 12 aprile 2010 un altro treno carico di pendolari, il regionale R108, deragliò nel tratto della linea tra Castelbello e Laces, in Val Venosta, Alto Adige, per una frana di 400 metri cubi, causata dalla rottura di un impianto d’irrigazione di un campo sovrastante la tratta. Allora il bilancio fu di nove morti e una trentina di feriti.
Sull’incidente di Pioltello proveranno a far luce i magistrati di Milano: il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che è rimasta ore sul posto assieme ai colleghi Leonardo Lesti e Maura Ripamonti (c’era anche il procuratore Francesco Greco), indaga per l’ipotesi di reato di disastro ferroviario colposo (pene dai 5 ai 15 anni). Scontate, e saranno formalizzate a breve, le prime iscrizioni nel registro degli indagati per i vertici, tra manager e responsabili della sicurezza, di Rete Ferroviaria Italiana. Non è escluso nemmeno che altre iscrizioni, sempre per ragioni tecniche legate agli accertamenti, debbano essere effettuate e che le indagini si allarghino anche ad alcuni responsabili di Trenord.
Trenord che è già al centro di un’altra vicenda giudiziaria milanese, particolarmente delicata, che vede indagati il Presidente Andrea Gibelli e il vice presidente di Fnm Gianantonio Arnoldi per aggiotaggio, e per i quali i pm hanno richiesto la proroga delle indagini fino a marzo. Al centro dell’inchiesta il piano poi saltato di una fusione tra Trenord (50% Fnm e 50% Trenitalia) e Atm (100% Comune di Milano) e la comunicazione fatta l’anno scorso da Fnm di un accordo in dirittura d’arrivo a giugno. Dopo il comunicato da parte di Ferrovie del Nord sull’intesa e i malumori dell’ad di Ferrovie Mazzoncini e del sindaco Beppe Sala che etichettarono le parole del presidente Gibelli come intempestive, il progetto di lì a poco saltò. Come saltò la possibilità di dar vita a un’azienda con un fatturato da due miliardi di euro. Nel frattempo i pendolari ancora aspettano di poter viaggiare in condizioni accettabili. E di non morire sui binari.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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