La morte di Roberta Agosti, compagna dell’ex ciclista Marco Velo, è solo l’ultima di tante tragedie della strada che coinvolgono chi, per allenarsi o anche solo per passione, inforca la bicicletta e trova la morte ad attenderlo/a.

È successo tante volte e mentre si piange Roberta restiamo in grandissima apprensione per Alex Zanardi, coinvolto in un incidente mentre con la sua hanbike partecipava ad una manifestazione benefica, o come dimenticare il campione di motociclismo Nicky Hayden, oppure il mai troppo compianto Michele Scarponi.

Purtroppo sono davvero troppe le tragedie che coinvolgono i ciclisti, troppe le persone che compiono imprudenza, troppe ormai le distrazioni degli automobilisti, magari impegnati con il cellulare molto più che attenti alla guida.
Da automobilista, scooterista ed anche da persona che, per passione qualche chilometro in bicicletta l’ha percorso, permettetemi però di rivolgere non un appunto ma un appello a chi con la bicicletta vuole divertirsi.

Sono un grande appassionato di ciclismo e l’essere un giornalista mi permette spesso e con gran piacere di seguire direttamente corse di un solo giorno, così come il Giro d’Italia; ebbene, mi è capitato in più occasioni di precedere la corsa, quando le strade sono ancora aperte al traffico e non posso nascondere di essermi anche arrabbiato per il comportamento di cicloamatori che delle regole della strada non si curava minimamente.
Percorrere la via Aurelia verso Sanremo, affrontando i tre Capi, la Cipressa, il Poggio, è come affrontare un toboga e la cosa peggiore è farlo circondato da gruppi di ciclisti che sembra siano loro a disputare la corsa, senza curarsi minimamente del traffico e delle regole stradali.
In tali momenti, posso garantire che la situazione è tutt’altro che facile, consapevole che due occhi possono non bastare, così come l’essere prudenti, perché un errore può succedere ed il vedersi sfrecciare da destra come da sinistra gente che pare non considerare il pericolo, tutto fa salvo che aiutare.

Una buca, un dosso, in macchina non causano nessun problema, ma in bicicletta, magari a sessanta/settanta all’ora? Ribadisco, la mia è una richiesta che arriva dal cuore, così come da quello che vedo succedere, leggendo poi di lutti troppo brutti, inutili, senza alcun senso, salvo ritenere che il destino sia alla base di tutto e quell’attimo è l’appuntamento fatale, una Samarcanda che “dobbiamo” inconsapevolmente raggiungere.

Il Direttore Maurizio Vigliani – Foto La Stampa

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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