Poche ore all’inizio dei mondiali di calcio del Qatar e dalle nostre parti impazza la discussione se seguire o meno la manifestazione.

Tema principale di discussione sono i diritti umani, che certo non fanno parte delle virtù del Paese.

Le polemiche in realtà non sono solamente nostrane e non di oggi, dato che già la scelta a suo tempo è parsa alquanto bizzarra, per la nazione scelta ad organizzare la principale manifestazione calcistica mondiale ed il periodo in cui disputarla: novembre e dicembre, un assurdo!

Il discorso è però riassumibile in una sola parola: DENARO! Quella cosa che muove il mondo, alla visione della quale si apre ogni porta, anche sportiva, ed il calcio non ha fatto altro che adeguarsi, come la Formula 1, il Motomondiale, persino il ciclismo ….

Seguire o meno i mondiali in tv sarà una scelta che ognuno farà come gli pare, al di là di quanto ha speso la Rai per i diritti televisivi, al di là dei diritti umani e per molti saranno la passione e la mancanza dell’Italia a far pendere la bilancia sul vedere o meno le partite.

A proposito, molti di quelli che oggi si scherniscono, facevano le medesime considerazioni prima che la Macedonia del Nord ci restasse …. sul gozzo?
Chissà quale è davvero la risposta, ma non mi pare di aver sentito levare gli scudi una volta eliminati, sentir dire …. meglio così, visto che in Qatar i diritti umani manco sanno cosa siano!

Per la televisione poi, la Rai ha fatto la sua scelta, giusta o sbagliata che sia, ma probabilmente per qualcuno era meglio un torneo di televisione a “pagamento”, tanto ormai la maggior parte delle persone è abituata a vedere solo se paga, possibilmente tanto, ed in un momento di sempre maggiori difficoltà economiche il “canone” è forse il male minore.

Senza contare la qualità delle immagini, con partite che manco i nebbioni del secolo scorso rendevano meno visibili, con il recente Roma-Torino, tranquillamente paragonabile ad un film dei primi del novecento, e l’ulteriore vantaggio che il film era …. muto!!!

Ed i diritti umani? Indubbiamente il Qatar non è un buon esempio, ma meglio non dimenticare il “nostro” caporalato, e non solo quello agricolo, dato che a nord, nelle grandi e piccole città è tutt’altro che impossibile vedere capannelli di “misere” persone caricate su di un furgone e tornare dopo dodici/quattordici ore di durissimo lavoro, con dieci/venti euro in tasca …. se va bene.

E quelli che ci lasciano la pelle di sicuro hanno meno visibilità mediatica degli operai morti in Qatar mentre costruivano gli stadi mondiali.

CHI È SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA …. solo che in quel momento, il mondo, aveva le mani in tasca!

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani – Foto Getty Images

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

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