Miles Davis il successo
“Davis fece ritorno a New York con un nuovo vigore, e formò il suo primo quintetto stabile, tra il 1954 e il 1958.
In questo gruppo militavano il sax tenore John Coltrane, Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al contrabbasso e Philly Joe Jones alla batteria. Il gruppo univa a recuperare brani tradizionali e di standards del periodo preboppistico, una rivisitazione in chiave più acustica dei classici del Bebop”.
“Formatosi nel 1955, questo quintetto rappresentò una delle grandi formazioni dell’Hard Bop.
Le quattro incisioni fondamentali del gruppo per la Label Prestige Records, ricordiamo i lavori discografici da Relaxin’ with the Miles Davis Quintet, Steamin’, Workin’ with the Miles Davis Quintet e Cookin’, saranno anche le ultime produzioni di Davis con questa casa discografica.
Negli stessi mesi, infatti, uscì il suo album d’esordio per la major, la label Columbia Records, la prima opera fonografica fu Round About Midnight del pianista Thelonius Monk, che rappresenta un’altra pietra miliare di quei fortunati anni”.
“In queste registrazioni Davis consolida il suo suono peculiare: limpido, privo di vibrato, molto spesso ammorbidito dall’uso della sordina Harmon, su cui si innesta un fraseggio rilassato che enfatizza il registro medio dello strumento.
Questa sonorità è così caratteristica da non far classificare come “davisiano” ogni trombettista che vi si avvicini anche occasionalmente.
“Furono anni fecondi anche per l’importante sodalizio con il compositore e arrangiatore canadese Gil Evans, assieme al quale registrò una serie di album orchestrali di grande varietà e complessità, dando prova della sua padronanza dello strumento in tutti i contesti musicali.
Nel primo album, Miles Ahead del 1957 egli suona con una Big Band e con una sezioni di corni magistralmente arrangiata da Evans. Questa formazione affronta i temi di improvvisazione come The Duke di Dave Brubeck, così come il brano classico The Maids of Cadiz del compositore Leo Delibes.
Tutti i brani dell’opera fonografica Miles Ahead vengono fusi in un’unica suite dal compositore e arrangiatore canadese, grazie alle sue originali finissime tessiture orchestrali; in questo contesto il trombettista Davis svolge il ruolo di unico solista”.
“Il quintetto venne sciolto una prima volta da Miles attorno al 1957, a causa dei problemi che la tossicodipendenza causava al alcuni dei componenti della band.
Per il successivo ingaggio al Cafe’ Bohemia, Miles ristrutturo’ il suo gruppo assumendo il batterista Art Taylor e Sonny Rollins al sax tenore, una formazione che non durò a lungo”.
“Miles tornò in Francia, dove ritrovò Juliette Creco, l’attrice e cantante e incise la colonna sonora del film di Louis Malle, Ascenseur pur l’Echafaud, Assensore per il Patibolo, con un innovativo procedimento di composizione istantanea: l’incisione fu prelevata da brani, quasi completamente improvvisati, brani nati mentre i musicisti seguivano le scene del celebre film francese, appena terminato, in uno studio di registrazione”.
“Ritornato di nuovo a New York, Davis recluto’ per la sua formazione il sax contralto Julian Cannonball Adderly.
Anche il sax tenore John Coltrane, che nel frattempo si era curato dalla droga, essendo anche lui un tossicodipendente, venne riassunto e il sestetto – ora costituito di nuovo dal trombettista Miles Davis, dal sassofonista tenore John Coltrane, dal sax contralto Julian Cannonball Anderly, dal pianista Red Garland, dal contrabbassista Paul Chambers e dal batterista Philly Joe Jones – entrò in studio 1958 per incidere il capolavoro Milestones. Musicalmente, questo lavoro discografico contiene sia il passato e il futuro della Musica Jazz, il genere musicale che ebbe una risonanza mondiale.
Davis mostra di essere in grado di suonare il Blues e il Bebop, con l’aiuto del geniale sassofonista tenore John Coltrane e dei suoi duetti con uno strepitoso Cannonball Adderley, ma il vero capolavoro è il brano che dà il nome al disco, una composizione del trombettista Davis basata suoi modi dorico e Eolico in cui egli si esprime con uno stile di improvvisazione essenzialmente melodico, che sarà in seguito definito modale”.
“Nello stesso anno, Davis ed Evans registrano Porgy and Bess, una selezione di brani basati sulla classica opera di George Gershwin, nell’arrangiamento di Bill Evans.
Gli ampi spazi che l’orchestrazione riserva agli assoli di Davis gli permettono di mostrare la sua padronanza nelle variazioni ed estensioni dei temi così come le sue originali idee melodiche. Sempre nell’anno 1958 poi è il celebre album dal titolo Somerthin’ Else prodotto dalla label Blue Note, con il quintetto del sax alto Cannonball Adderly, in una delle ultime apparizioni del trombettista di St. Louis come mero sideman”.
“Nel marzo del 1959 Davis tornò in studio per produrre un un’opera fonografica, con un sestetto rimaneggiato dal pianista Red Garland e il batterista Philly Joe Jones che avevano ormai ufficializzato la separazione. C’erano il sax tenore John Coltrane., il sax alto Cannonball Adderley e il contrabbassista Paul Chambers, il batterista Jimmy Cobb e il pianista Bill Evans che si alternava con Wynton Kelly. Da quella seduta sarebbe nato l’album considerato il suo capolavoro. Registrato in appena due sessioni e con improvvisazioni del gruppo sulle scheletriche strutture armoniche abbozzate da Devis ed Evans, Kind of Blues rivoluzionerà la Musica Jazz.
Si tratta ancora una volta dopo l’opera discografica Birth of the Cool di un concetto album o meglio un manifesto, che inaugura l’età del Jazz Modale: la musica modale è una concezione musicale basata su scale dette scale modali, ed è una pratica di sviluppo della musica che si concretizza nei modi, secondo criteri caratteristici propri dell’approccio modale, differenti da quelli della musica tonale, che è basata sulle regole della tonalità e della armonia tonale. E ancora una volta, Miles impresse il suo marchio stilistico su idee che aveva raccolto altrove: l’elaborazione teorica preventiva, in gran parte, dagli scritti del pianista, compositore e musicologo George Russell, con il metodo The Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization, che Bill Evans aveva già messo in pratica da qualche tempo.
Lo stesso trombettista Davis aveva già iniziato a suonare in stile modale, come attesta il precedente album in studio, Milestone.
Kind of Blues rappresenta l’occasione in cui tutte le componenti – teoria composizione, metodo di lavoro personalità ispirate – si fondono in un’opera compiuta”.
“Liberato dalle strutture armoniche che avevano guidato i suoi lavori precedenti e magnificamente accompagnato dalla band, il trombettista Davis ebbe spazio sufficiente per estendere le sue nuove idee armoniche e melodiche, e ne diede altrettanto ai suoi collaboratori: la registrazione è notevolissima non solo per l’aspetto compositivo e di spontaneità, ben sottolineato dall’arrangiatore e compositore Evans nelle note di copertina, ma anche per la possibilità che è offerta a tutti i componenti della formazione di far risuonare con grande libertà la propria voce creando allo stesso tempo un suono collettivo estremamente caratterizzato. Fra i capolavori più venduti del genere Jazz, e ancora ritenuto il migliore, sembra che l’opera Kind of Blue abbia influenzato ogni musicista e ancora rimane un pilastro fondamentale nella Musica Jazz a livello internazionale”.
“Nello stesso anno, il 1959, durante una pausa fuori dal locale Birdland a New York, Davis venne pestato dalla polizia e quindi arrestato. Molti testimoni – tra cui la giornalista Dorothy Kilgallen, un’amica di Miles che attraverso la sua popolare rubrica diede grande rilievo all’episodio – assistettero alla scena: la versione dei fatti che essi diedero contribuì a far cadere le accuse di resistenza a pubblico ufficiale dopo diversi dibattimenti. Miles, che attribuiva – probabilmente a ragione – la sua aggressione a motivazioni razziali, citò la polizia della città di New York chiedendo cinquecentomila dollari di danni, cifra enorme per l’epoca, ma l’avvocato di Davis lasciò scadere i termini prima di presentare l’istanza”.
“Questo episodio lasciò nel musicista una ferita interiore che non si sarebbe più rimarginata, ed egli stesso fa risalire a questo episodio buona parte del deterioramento del proprio atteggiamento verso il mondo.
Per il resto della sua vita Miles fu accompagnato dalla sensazione di essere sottovalutato per motivi razziali.
Molti degli atteggiamenti, di volta in volta scontrosi o clamorosi, che il musicista assunse negli anni successivi, paiono spesso avere questa percezione come bersaglio diretto o indiretto”.
“Dopo il lavoro dell’opera Kind of Blues, Miles prese una pausa dal suo gruppo.
Tra il 1959 e il 1960 tutti i componenti del primo quintetto / sestetto, ad eccezione del contrabbassista Paul Chambers, si staccarono dal leader, alcuni per intraprendere carriere da leader spesso luminosissime è il caso del sassofonista John Coltrane, del pianista Bill Evans e del sax alto Cannonball Adderley.
Per il quintetto, Davis assunse il pianista Wynton Kelly e il batterista Jim Cobb. Il distacco da Coltrane fu quello che addoloro’ di più Davis, anche se la divergenza musicale tra i due artisti era ormai evidente.
I rapporti personali tra i due rimasero comunque buoni e l’ammirazione di Davis per il sassofonista non diminuì, anche se le dichiarazioni degli anni successivi dimostrarono che egli non apprezzava troppo né le scelte musicali Free di Coltrane dopo A Love Supreme, né gran parte dei suoi collaboratori.
In pratica, Miles ebbe parole di apprezzamento per il solo batterista Elvin Jones, e rilasciò giudizi poco caritatevoli sia sul pianista McCoy Tyner sia sul sassofonista Eric Dolphy, ma non criticò mai apertamente Coltrane”.
“Prima del definitivo distacco, Davis convinse Coltrane a seguirlo in un ultimo tour europeo, un concerto del quale il gruppo è immortalato nell’album, Live in Stockholm.
L’incisione dimostra sia la perfezione con cui il materiale inciso in Kind of Blue veniva trattato dal vivo, sia il distanziarsi del sassofonista tenore Coltrane dallo stile che, con Davis, aveva contribuito a creare: all’epoca, il sassofonista aveva già inciso il suo fondamentale Giant Steps del 1960 inciso per la Label Atlantic Records.
Andandosene, John consiglio al sassofonista tenore Wayne Shorter di proporsi a Davis come sostituto. L’idea naturalmente non andò a genio al musicista, il trombettista di St. Louis, che rifiutò l’offerta in malo modo: il fatto che Shorter sarebbe ciononostante divenuto, a pochi anni di distanza, in tenorista di riferimento del secondo quintetto, dimostra una volta di più l’intesa sotterranea che esisteva tra i due musicisti, Davis e Coltrane.
Al ritorno dal tour europeo, Davis sposò la ballerina Frances “Fran” Taylor, che aveva incontrato nell’anno 1953 e che gli era stata vicina più o meno per tutta la decade, rinunciando ad una brillante carriera a Broadway per stargli accanto”.
“Libero da un gruppo fisso, e probabilmente in cerca di qualcosa di diverso, Miles continuò il suo lavoro con il compositore e arrangiatore canadese Gil Evans, creando con lui, in studio e dal vivo, opere in cui il sontuoso tessuto orchestrale si fondava perfettamente con la laricità, ormai classica, della tromba di Miles: l’album fondamentale del periodo è Sketches of Spain un opera prevalentemente dedicata alla musica spagnola, con il celebre brano il Concerto de Aranjuez e altri celebri brani che, ascoltato a distanza di quasi cinquant’anni, non ha perso nulla dello smalto che lo fece salutare, con entusiasmo all’atto della pubblicazione dell’opera.
Dal lavoro di quegli anni con il canadese Gil Evans venne pubblicato anche un’altro album in studio, dal titolo Quiet Nights, una raccolta di celebri brani di Bossa Nova la cui pubblicazione fu osteggiata tanto da Davis quanto da Evans. Fu questa anche la loro ultima collaborazione discografica, anche se la frequentazione professionale e personale continuò fino alla morte del musicista canadese. Dopo la sua scomparsa, Davis ebbe a dire:”Gil era il mio migliore amico”.
La formazione di questa opera fonografica, includeva il trombonista J.J. Johnson e e il sax tenore Sonny Rollins, Miles registrò dal vivo At The Carnegie Hall nel 1962 – con Gil Evans, questo fu l’ultimo lavoro e concerto insieme al musicista canadese.
Nel 1962 si chiuse proprio con la morte del padre, Miles II, un evento che prostrò il figlio Davis, profondamente”.
“Durante la prima parte degli anni Sessanta, Miles non fu mai senza un gruppo e continuò a incidere album di successo.
Gli mancava tuttavia un gruppo stabile che facesse da veicolo sicuro all’impronta stilistica che stava perseguendo.
Già nel tour europeo Miles Davis aveva iniziato a provare il sassofonista Sonny Stitt, che rimase con il trombettista per circa sei mesi, e che si può ascoltare nella versione estesa di Live in Stockholm come sostituto di John Coltrane.
Il terrorista tornò con Davis brevemente in studio per incidere l’album Someday My Prince Will Come, nel 1961, un’ottima prova spesso offuscata, nel giudizio dei critici, dalla magnificenza degli album prodotti che avevano preceduto i brani.
Un altro sassofonista, Hank Mobley un terrorista, entro a questo punto nella formazione del musicista di St. Louis, che fu di nuovo sul palco per registrare dal vivo alla Carnagie Hall, il celebre teatro newyorkese dove si sono esibiti molti grandi artisti anche di Musica Classica e al Blackhawk Supper Club di San Francisco, nello Stato della California.
Nel 1962, il trombettista fu in tour con un sestetto, un tour di breve durata, che Davis fece con il giornalista Leonard Feather, per il mensile Down Beat, cinque test ciechi: il musicista di St. Louis si doveva sottoporre, doveva indovinare chi suonava un dato brano ed esprimere il suo giudizio: con lui vi erano altri colleghi musicisti.
Nel corso degli anni, i giudizi di Miles sui colleghi divennero sempre più corrosivi.
Nel 1963 l’intera sezione ritmica di Davis, il contrabbassista Paul Chambers, il pianista Wynton Kelly e i batterista Jimmy Cobb, insieme alla sessione dei fiati lo abbandobarono.
Davis contattò allora un sassofonista che gli aveva consigliato Coltrane, George Coleman, Ron Carter un contrabbassista amico di Chambers dai tempi di Detroit, e due promettenti giovani, il batterista diciassettenne Tony Williams e il pianista Herbie Hancock”.
“La nuova formazione registrò diversi ottimi album: Seven Steps to Heaven del 1963 e My Funny Valantine del 1964, si aggiunsero alle registrazioni fonografiche live di In Person del 1961, Four & More del 1964 e In Europe del 1964.
Questi album, che sono spesso considerati di transizione, sono a volte sottovalutati: si tratta in realtà di prove ritraggono il musicista Miles Davis al picco della sua capacità tecnica di strumentista e documentano il momento del massimo possesso della forma musicale il cui sviluppo era stato intrapreso dal trombettista di St. Louis alla metà degli anni Cinquanta e possono essere considerati, soprattutto l’opera Seven Steps to Heavan il canto del cigno dell’Hard Bop.
I rapporti tra Coleman e il resto del gruppo però non erano buoni, soprattutto con il batterista Tony Williams che pensava che Coleman fosse troppo tradizionale e il sassofonista finì per andarsene”.
“Williams propose allora un’altro sassofonista, Eric Dolphy che a Davis non piaceva e quando il nome fu rifiutato il polistrumentista Sam Rivers, Miles accettò senza entusiasmo, perché non condivideva gli entusiasmi del giovane Williams per il Free Jazz, movimento cui il musicista Rivers aderiva.
Certamente il carattere del trombettista dI St. Louis era complicato e difficile, per quanto concerne questa corrente musicale il Free Jazz era difficile non nel suonarlo, ma nell’ascoltarlo e le persone che amavano il genere della Musica Jazz, mal digeriva questo stile, troppo complesso e difficile mentalmente da interpretare i passaggi musicali.
Inoltre, Davis stava considerando il sassofonista tenore Wayne Shorter, che però era impegnato come direttore artistico dei Jazz Messegers del batterista Art Blakey. La nuova formazione andò in tournée nello Stato nipponico nel 1964, dove registrò dal vivo il concerto, con il titolo Live In Tokyo.
Già alla fine dell’estate Davis aveva convinto Shorter, di cui anche gli altri membri del gruppo erano entusiasti, a lasciare i Jazz Messengers.
Il nuovo gruppo fu presentato con un concerto inaugurale in una serata all’Hollywood Bowl a Los Angeles, nello Stato della California.
Fu questo l’inizio del secondo grande quintetto, la cui prima prova discografica fu E.S.P., pubblicato dalla major, la label Columbia Records, nel 1965.
Seguirono tra gli anni 1966 e il 1968 altre produzioni di ottimo livello con opere di notevole tecnica: da Miles Smiles, Sorcerer, Nefertiti, Miles in the Sky e Files de Kilimangjaro.
Inoltre nelle produzioni fonografiche dal vivo si può ascoltare il trattamento che il nuovo quintetto di Miles offriva degli standard che, entrati a far parte del repertorio del musicista di St. Louis negli anni Cinquanta continuavano a costruire il cavallo di battaglia dei concerti live del gruppo.
Dall’ascolto è chiaro che Miles, sentendo senza dubbio lo stile dei tempi, e probabilmente anche degli orientamenti del batterista Tony Williams e del sax tenore Wayne Shorter, che sarebbe diventato il compositore del gruppo, sta abbandonando la lirica contabilità degli album registrati precedentemente e va adottando un fraseggio teso, nervoso, a tratti aspro e dissonante, dominato più dalla componente ritmica e dinamica che da quella melodia”.
“Lo stile del nuovo gruppo di Miles Davis si allontanava dall’approccio all’improvvisazione tipico dell’Hard Bop e stabilì uno stile che venne da alcuni chiamato Freebop o anche Time no Changes.
Si tratta di uno stile in cui l’esecuzione, invece di concentrarsi sul giro armonico, si concentra sul tempo e sul ritmo, mentre la parte armonica viene sviluppata in maniera modale.
Il cambiamento maggiore si può ascoltare nella sezione ritmica, che si muove più liberamente e cambia autonomamente le caratteristiche del brano, seguito dai solisti.
Fu probabilmente in questo spirito di modernità che, a partire dall’anno 1967, nei concerti live il gruppo iniziò a suonare tutto il concerto in un unico set, in cui un brano terminava e veniva subito seguito da un altro, senza annunci, questa innovazione fu piuttosto criticata”.
“Le opere fonografiche Miles in the Sky e Filles de Kilimangiaro videro l’introduzione di alcuni strumenti innovativi, il piano elettrico, la chitarra elettrica e il basso elettrico, in un chiaro anticipo della fase Fusion nella carriera artistica di Davis.
Si nota anche l’introduzione di ritmi più moderni, orientati verso lo stile Rock.
Prima della fine della registrazione dell’opera Filles de Kilimanjaro, il contrabbassista Dave Holland e il pianista Chick Corea che in questa occasione suonava l’organo avevano sostituito l’altro contrabbassista, Ron Carter ed il pianista Herbie Hancock, che avrebbero comunque partecipato ad altre sessioni di registrazioni fonografiche, e poco dopo Davis riprese un maggior ruolo nella composizione dei brani”.
“Dopo la registrazione di E.S.P., nel 1965, il matrimonio tra Davis e sua moglie Frances, che fu ritratta su diverse copertine di album e in particolare su quella di E.S.P. fini, soprattutto a causa del comportamento erratico di Davis, che in quel periodo soffriva di svariati problemi fisici, sopratutto di una dolorosa affezione a un’anca.
Miles ricominciò un altalenante ciclo di avvicinamento e allontanamento dalle droghe che fu purtroppo una caratteristica della sua vita.
Nel 1966, dopo in periodo di allontanamento dalle scene dovuto a due operazioni all’anca,
Davis terminato il periodo di convalescenza il musicista ritornò a farsi vivo, ebbe una relazione con l’attrice Cicely Tyson, che anni dopo sarebbe diventata la sua seconda moglie, e che è ritratta sulla copertina di un opera fonografica dal titolo, Sorcerer.
Alla fine del 1967, il trombettista incontrò la cantante Betty Mabry che divenne la sua terza moglie e da cui divorzio nel 1969. Davis attribuisce a Betty parte del merito di avere attirato la sua attenzione sul genere musicale, la Musica Rock, avergli fatto conoscere il chitarrista Jimi Hendrix e un gruppo chiamato Sly & the Family Stone, e sostanzialmente di aver fatto nascere il progetto che avrebbe segnato la fase successiva della carriera di Miles Davis”.
“A partire dal 1960 l’avanguardia della Musica Jazz fu rappresentata dai musicisti del genere Free, che seguivano il solco tracciato dal sassofonista tenore Ornette Coleman, con la sua corrente musicale chiamata New Thing. Davis si interessò brevemente del fenomeno, abbastanza per capire di non avere in esso nessun interesse. Nel corso degli anni la sua freddezza e il suo disinteresse, quando non la sua aperta ostilità al fenomeno della Musica Free, se non ai musicisti che animarono questa corrente non fecero che cresce”
“I motivi sono molteplici, Davis non ne fece un segreto. Il più epidemico fu la sua perdita di favore presso le élite intellettuali che si interessavano della Musica Jazz, e che lo avevano sino ad allora colmato di quell’attenzione che ora cominciavano a dedicare alle avanguardie.
Bisogna ricordare che l’avvento della Musica Free sollevò un enorme clamore i cui motivi furono parzialmente extra-musicali, collegati alla forte componente ideologica di molti dei musicisti che del genere Free furono protagonisti, in un momento in cui la società americana era particolarmente sensibile a questo tipo di motivazioni.
Anche tra le file dei musicisti più tradizionali ci fu chi si pronunciò in maniera eccezionalmente entusiasta: John Lewis, che con il suo Modern Jazz Quartet di esibiva in frac richiamandosi alla tradizione classica europea, disse addirittura che la musica del sassofonista Coleman era:”L’unica cosa nuova che sia accaduta alla Musica Jazz dai tempi del Bebop”.
“Fosse stato solo per questo probabilmente Miles, che aveva affrontato più di una rivoluzione musicale, avrebbe saputo dirigere lo smacco.
Più importanti erano i motivi artistici e ideologici.
Da un punto di vista artistico, un musicista che aveva fatto del lirismo la sua espressiva vita artistica non poteva certo sposare il totale abbandono della forma e della struttura che erano il cavallo di battaglia delle avanguardie radicale della Musica Free: anche quando il musicista di St. Louis abbandonò le forme del Jazz tradizionale, Davis lavorò sempre a partire da una struttura. In prospettiva si può affermare che in questo fu più lungimirante degli uomini di punta di questo genere il free, musicisti per fare dei nomi, Albert, Ayler, Taylor, Shepp, Sandets che, una volta liberatevi di ogni tipo di vincolo, non seppero indicare la via del ritorno e lasciarono che fossero altri musicisti a farlo”.
“Dal punto di vista ideologico, Davis ebbe a descrivere quel periodo come una macchinazione montata da critici musicali bianchi a spese della Musica Nera, un modo per spingere in un vicolo cieco elitario e intellettualistico tutta una generazione di musicisti.
“Tutti cominciarono a dire che il Jazz era morto […] Penso che una parte della promozione del free tra i critici bianchi fosse intenzionale, perché molti di loro pensavano che gente come me stesse diventando troppo importante nell’industria […] Dopo la promozione delle avanguardie, e dopo che il pubblico le ebbe abbandonate, quegli stessi critici le mollarono come una patata bollente. […] E all’improvviso tutti cominciarono a spingere la musica pop bianca.” (Miles Davis)”.
“Curiosamente, l’atteggiamento di Davis verso i musicisti neri che si lasciarono, secondo il musicista di St.Louis ingannate e propugnarono una musica il cui risultato sarebbe stato quello di allontanare il pubblico da un parallelo con quello espresso dal trombettista Louis Armstrong sui bopper.
A distanza di anni, si può dire che entrambi i punti di vista avessero un certo merito.
Infatti è difficile negare che il Bebop contribuì a restringere il pubblico della Musica Jazz rispetto agli anni ruggenti delle grandi formazioni Swing, quando andava di moda, e che pochissimi seguirono il genere Free Jazz fino alle sue ultime conseguenze”.
P.S.
La biografia e la storia della vita artistica di Miles Davis è stata tratta da Wikipedia.
(Continua)
a cura di Alessandro Poletti – Foto