Il Covid, il periodo di chiusura totale che ha imposto, ha un po’ sopito la questione migranti, sempre motivo di tensioni e scontri, politici e sociali, dettati certamente dalle idee, giuste o meno che siano, nei confronti di chi cerca una stabilità difficilmente riscontrabile nei Paesi di provenienza.

Prima di affrontare il tema, credo però necessario fare alcune premesse, magari lunghe e che ci portano anche, ma non solo, indietro nel tempo, quando erano gli italiani ad essere, forzatamente (meglio non dimenticarlo, ieri come oggi) costretti ad emigrare.

La prima questione però è l’Italia oggi e domani, cioè la realtà di un Paese sempre più vecchio, dove si fanno sempre meno figli, un Paese che necessita dunque di una crescita demografica che gli italiani non supportano …. oggi le pensioni vengono ancora regolarmente pagate, ma tra venti, trent’anni, chi verserà i soldi necessari per un numero elevatissimo di anziani?

Dire che manca il lavoro è certo dare una risposta facile, ma è quella giusta, o magari manca il lavoro che “vogliamo”, quello dove si guadagna tanto, mentre le attività più umili non vuole farle più nessuno? Le aziende richiedono operai specializzati, ma se nessuno fa più l’operaio e ci sono più laureati che alberi?

Non tralascerei neppure che in Italia anche la ricerca è qualcosa di sconosciuto, tanto che molte delle nostre “teste migliori” sono state costrette ad andarsene a cercare lavoro in altri Paesi, con le conseguenze immaginabili, compresa quella di riempire invece il Parlamento di teste vuote, o devo fare un elenco di ex o attuali Ministri?

Seconda questione, che evidentemente troppi “soloni della politica” fanno finta o non sanno è il ricordare come venivano trattati i nostri connazionali che partivano a cavallo tra l’800 ed il secolo scorso per le Americhe, confinati in ghetti, dopo un viaggio nelle “stalle”di terza classe dei piroscafi.

Come pensate arrivassero a destinazione dopo dieci giorni di viaggio, ammassati gli uni sugli altri, senza mai vedere la luce? Cos’avevano di diverso da chi oggi viene imbarcato su barconi mal ridotti e puzzolenti per attraversare il Mediterraneo, oltre il colore della pelle?

Ed ancora, chi ricorda la tragedia di Marcinelle, in Belgio, dove l’8 agosto 1956, perirono 262 persone (di cui 136 italiani)? Invece di ululare al vento contro i migranti neri, brutti e cattivi, perché non ci si va a rivedere la storia, magari l’accordo firmato da Belgio ed Italia per uno scambio manod’opera/carbone, in cui i lavoratori italiani erano trattati poco meno che come schiavi ed avevano meno diritti delle bestie?

Ho visitato durante un viaggio in Belgio il Bois du Cazier, la vecchia miniera diventata un Museo e suggerirei a qualche “caporale” nostrano di farci un giro attento, che magari sarebbe più utile di un raduno elettorale in piazza, almeno sotto l’aspetto della conoscenza via selfie.

Ma veniamo all’oggi, a questi delinquenti, tagliagole, assassini, che si imbarcano per raggiungere il Paese del “bengodi”, che mica sono come i nostri che si imbarcavano, tutti onesti come i santi e che mica hanno esportato mafia od altre amenità tutte italiane e, per la maggior parte, delinquenziali.

Regolare un flusso in un Paese che ha qualche migliaio di chilometri di spiagge é cosa possibile? Diciamo che lo è quando facciamo un caso di una nave di una qualunque OMG con 50, magari 100 o 150 persone a bordo, facendo finta di nulla delle centinaia che invece sbarcano settimanalmente sulle nostre coste; in quel caso da noi non “entra” nessuno, così non viene neppure meno la “promessa fallace” di caricare tutti su aerei diretti nei rispettivi Paesi di provenienza.

Certo, il flusso migratorio va, o andrebbe, in qualche modo regolato, magari partendo da lontano, aiutando la crescita dei paesi poveri, senza che però nasca in loco il “commercio” dei permessi, magari quello del fare la tipica cresta sui prodotti; cose tutte già successe ed anche queste chissà perché “dimenticate”, magari fosse che gridare Roma ladrona è comodo per sviare l’attenzione mentre ci si riempie le tasche?

Migranti si, migranti no, lavoro si, lavoro no, ma davvero i migranti ci “rubano” il lavoro? E quale? Quello del caporalato a due euro l’ora? Strano che il nostro caro ex Ministro dell’Interno non ci abbia messo mano durante il suo “regno”, ma forse era più impegnato ad insegnare il mestiere ai colleghi Ministri, visto che dalla salute alla scuola, dal lavoro agli esteri, si occupava premurosamente di tutto, magari mentre viaggiava su aerei di Stato tra un comizio elettorale e l’altro?

So già quanti mal di pancia mi attirerò, ma chi se ne frega? Semmai mi piacerebbe sapere da chi tanto c’è l’ha coi migranti, se baratterebbe la sua “grama” vita con quella di chi vive in un Paese in guerra, deve arrabattarsi e sopravvivere con uno, massimo due dollari al giorno, rischiare la vita per cercare un posto migliore, dove sentirsi dare dello sporco nero…

Sono uno sporco nero anche io, in combutta con i delinquenti che vogliono occupare il nostro sano e generoso paese? Mi verrebbe da rispondere male, ma non ne vale la pena, tanto non si cambiano le cose e, peggio, non si cambiano le teste quadrate di certa gente che si definisce “civile” e che la civiltà non sa neppure da dove incomincia!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Reuters

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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