Un paio di tiri di poco errati nel primo tempo contro l’Olbia; tali si possono sempre definirsi come conclusioni finite a lato per forza del vento e non magari per un errore di Corazza o Udoh che hanno consentito all’Olbia di rimanere in piedi fino al thè. Gara non bella degna magari anche di critica. Il Cesena avrebbe potuto chiuderla prima se i senatori bianconeri non avessero girato in campo con la vestaglia da notte.
Ma a pensarci bene l’indice insufficiente endemico della squadra si è trasformato nella coerenza organizzativa nella ripresa dopo l’ingresso in campo di Calderoni e Chiarello con quest’ultimo capace di imitare Del Piero con il gol d’autore e una linguaccia avvelenata che fa affondare i sardi nel mare di primavera. Una pratica che andava risolta per essere credibili e che comunque dalla panchina andava studiata meglio dall’inizio. Ma il calcio a volte riserva norme illogiche e non credibili è sempre il pallone il vincitore, perchè sono poi in accordo con Gianni Rivera, quando affermava che lui non era mai sudato e non si faceva nemmeno lo doccia a fine partita, perchè erano i suoi gregari a correre per lui; Rivera doveva solo illuminare il gioco totale dei rossoneri. Ecco, è mancato un vero regista contro l’Olbia, un maestro un pochetto sudamericano che sa fare girare tutti i principi tattici.
Alla fine comunque i baldi di Toscano la sua crociata l’hanno conquistata e quasi al termine dell’incontro l’allenatore se ne è andato via pure prima, perchè la squadra è degna del suo nome, per l’amore alla maglia, per una spedizione unita che può portare alla serie B.
Una sola cosa contro la Lucchese. Aspettare al varco gli avversari e sorprenderli in spazi più comodi non è imporre il proprio gioco. Per cui visto che la difesa regge a dovere sarebbe più logico un’aggressione persistente come è già accaduto contro la Virtus Entella.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega
