Mele marce tra i servitori dello Stato. Ho vissuto nella polizia le tragiche vicende legate alla banda della uno bianca, e posso immaginare cosa devono “subire” i tanti colleghi onesti che, per il solo fatto di portare la stessa divisa da carabiniere, oggi si trovano sicuramente in imbarazzo per i gravissimi episodi che vedono coinvolti altri appartenenti dell’Arma.

In sintesi i fatti sono questi. Ad Aulla, comune di Massa-Carrara, ventinove carabinieri stanno affrontando un processo per violenze, minacce, abuso d’ufficio, ispezioni corporali fatte con bastoni, rapporti sessuali estorti e angherie contro i migranti.

Stefano Cucchi è stato ammazzato di botte in una caserma di Roma, tanto che due carabinieri sono stati condannati per omicidio preterintenzionale. Mentre altri otto sono sotto processo per i depistaggi che seguirono quella violenza, accusati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Tutti ricordiamo poi l’interrogatorio, nella notte dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Circiello, quando il sospettato fu incappucciato e ammanettato dentro un’altra caserma della capitale.

Così com’è difficile dimenticare che, a febbraio 2020, anche il secondo carabiniere accusato dello stupro di due studentesse americane a Firenze è stato condannato. Sicuramente un anno orribile per l’Arma dei carabinieri. Questo non è niente, visto che oggi si trova sotto la lente d’ingrandimento della Magistratura, e sotto i riflettori dell’opinione pubblica e della stampa nazionale.
Chi?
Il “Comando Stazione Carabinieri Levante” nel centro di Piacenza, sede di spaccio, abusi, estorsioni e torture. Caserma nella quale operava la cosiddetta “banda dei criminali in divisa” e sulla quale incombe anche l’ipotesi di un’alleanza con il crimine organizzato. Per ora le indagini (durate sei mesi con oltre 75mila intercettazioni telefoniche, ambientali e fotografiche) hanno portato all’arresto di sei carabinieri, mentre altri quattro sono stati sottoposti a misure cautelari di altro genere. Tutti per reati incredibili se si pensa che siano stati commessi da militari dell’Arma.

A loro si aggiungono altre dodici persone coinvolte nell’inchiesta: sette sono state arrestate, quattro sono ai domiciliari e una si trova in stato di libertà.
Come se non bastasse, l’intera caserma dei carabinieri è stata sigillata e posta sotto sequestro dal magistrato che si occupa delle indagini; primo provvedimento mai adottato in Italia. Dai comportamenti traspare il totale disprezzo per i valori della divisa indossata, grazie alla quale i militari intercettati si sentivano intoccabili. Convinti che la stessa giustizia – che avrebbero dovuto rappresentare – a loro non sarebbe mai arrivata, perché “sicuri di essere al di sopra della legge”.

Azzerati tutti i vertici provinciali piacentini da parte del Comando Generale, davanti alla caserma Levante ora c’è una postazione mobile con otto carabinieri, impegnati, tra l’altro, per ricostruire l’immagine negativa dell’Arma in una città sotto choc.

Il comandante generale fa bene a ricordare che i carabinieri in Italia sono in tutto 110mila. Commentando il processo per l’assassinio di Stefano Cucchi aveva dichiarato che ci sono episodi esecrabili per i quali l’Arma si deve scusare, non come istituzione, ma perché alcuni suoi appartenenti infedeli sono venuti meno al proprio dovere e giuramento.

Chiamarli “alcuni” e definirli “episodi” ora come ora ci pare alquanto difficile. Speriamo che il lavoro portato a buon fine dai più possa cancellare il male e la condotta inqualificabile di quei “pochi” che sono indegni di indossare una divisa. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Il Piacenza

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui