Nella città ucraina aperto il corridoio umanitario per i civili. Onu: 1,5 milioni via dal Paese, crisi peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale. Lunedì terzo round di negoziati Mosca-Kiev. Zelensky: “I russi stanno per bombardare Odessa”. Colloquio telefonico Putin-Erdogan
L’undicesima notte di guerra in Ucraina ha visto una breve pausa nei bombardamenti mentre aumenta la pressione russa sui civili in fuga. Proseguono i combattimenti per il controllo delle città di Mykolayev nel sud dell’Ucraina e Cherniguiv nel nord, ma molta dell’attenzione è ora rivolta a Odessa.
Gli ucraini riferiscono di un’operazione di difesa nella parte orientale del distretto operativo di Donetsk, mentre altri sforzi sono concentrati sulla difesa della città di Mariupol, dove secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo l’offensiva, nella periferia occidentale e nordoccidentale, da parte delle forze della Repubblica popolare di Doneck prosegue “con successo”.
E proprio la città ucraina di Mariupol annuncia che alle 12.01 (ora locale) è iniziata l’evacuazione dei civili. Il cessate il fuoco temporaneo è previsto dalle 10 alle 21 ora locale (dalle 9 alle 20 italiane). Secondo il Centro di coordinamento guidato dal capo dell’amministrazione militare e civile regionale di Donetsk Pavel Kirilenko, dalle 10.00 verrà dichiarato un regime di silenzio fino alle 21.00 ora locale”. L’evacuazione avverrà lungo un percorso concordato.
Il sindaco di Mariupol ha parlato di “situazione disperata” in città, dove mancano da giorni elettricità, acqua, riscaldamento ed è difficile reperire forniture mediche e altri beni essenziali per la sopravvivenza dei concittadini.
Ieri la Russia e l’Ucraina avevano concordato un cessate il fuoco limitato intorno ad alcune città, in particolare Mariupol e Volnovakha, per dare ai gruppi di aiuti umanitari il tempo di evacuare le persone che cercano di andare via. Ma la tregua era fallita e c’è stato un rimpallo di responsabilità. Oggi il nuovo accordo. Ma nonostante gli accordi sul cessate il fuoco, gli ucraini “non si fideranno mai” di quello che dicono i russi, ha detto il vicepremier ucraino Olha Stefanishyna parlando alla BBC, facendo inoltre presente che ogni cittadino e politico ucraino “conosce ormai a memoria il manuale russo“.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha fatto un nuovo appello alla nazione, invitando i suoi concittadini a continuare a resistere, ha elogiato le molte forme di resistenza che le persone hanno scelto e ha definito il suo paese “una super potenza dello spirito“. E ha aggiunto: “Il Paese si è espresso al”massimo delle sue possibilità. Ogni soldato sulle linee di difesa. Ogni medico che salva vite. Ogni vigile del fuoco che spegne il fuoco. Ogni imprenditore che continua a lavorare. Decine e decine di altre professioni. Milioni di persone, che sono diventate un tutt’uno”. Zelensky ha poi dichiarato che “i russi si preparano a bombardare il porto ucraino di Odessa“. Il presidente ucraino ha poi rinnovato la richiesta alla Nato per una No Fly Zone: “Il mondo ha la possibilità di chiudere il nostro spazio aereo” e chiesto aerei militari per rendere i cieli più sicuri.
La diplomazia, intanto, fallita la tregua dichiarata ieri da Mosca, intensifica gli sforzi per far cessare le ostilità il prima possibile in attesa del terzo round di negoziati e del Consiglio di sicurezza Onu di domani. I media ucraini hanno riferito nelle ultime ore di spari contro i civili ed evacuazioni difficili a Bucha e Gostomel.
Le forze armate ucraine lanciano intanto un allarme sulla diga che serve la centrale idroelettrica di Kaniv, di cui i russi, dicono, vorrebbero assumere il controllo. E’ questo lo sfondo della nuova offensiva diplomatica avviata ieri a sorpresa dal premier israeliano Naftali Bennet che ieri, dopo le durissime parole di Putin che ha paragonato le sanzioni a una dichiarazione di guerra, ha violato lo Shabbat per volare a Mosca.
“Sono andato a Mosca e Berlino nell’intento di favorire il dialogo fra le parti. Ovviamente ho ricevuto il benestare e l’incoraggiamento di tutti i protagonisti. Continueremo ad agire nella misura in cui ci verrà richiesto” ha detto poi Bennett nella riunione di governo a Gerusalemme. “Anche se le probabilità non sono grandi – ha aggiunto – tutte le volte che c’e’ una piccola fessura, nostro obbligo morale è di fare ogni tentativo”.”Finchè la candela è accesa – ha concluso – dobbiamo sforzarci“.
A cura di Stefano Severini – Foto Imagoeconomica