Marine Le Pen non si ripresenterà alle elezioni presidenziali francesi “salvo eventi eccezionali“: lo ha confermato lei stessa in un’intervista a Le Figaro, pubblicata in anteprima dal sito web del quotidiano, ma che domani verrà diffusa anche in forma cartacea. “Del resto – afferma – I francesi mi hanno scelto come primo oppositore“.
“A priori – spiega la candidata del Rassemblement National – penso che tre presidenziali rappresentino già un risultato. Un percorso che mi ha consentito di far crescere le nostre idee dal 18% al 42%. In 10 anni non è male, è una bella crescita. So che per le nostre idee questa dinamica non è conclusa. La questione è, chi le porterà avanti fra cinque anni. È troppo presto per parlarne, ma mi piacerebbe veder emergere una nuova élite” in vista del 2027.
Marine Le Pen sottolinea che, nonostante la sconfitta e le “menzogne” del suo avversario Emmanuel Macron, i francesi l’hanno scelta “come prima oppositrice” del vincitore. Per le legislative che a giugno rinnoveranno il parlamento francese, Le Pen si è posta obiettivi precisi: “Vorrei – spiega ancora a Le Figaro – che la democrazia ci potesse dare le capacità, i poteri, che sono quelli dell’opposizione. Non si tratta soltanto di avere un gruppo, ma di avere tutti i mezzi messi a disposizione dell’opposizione in una democrazia viva. Come, ad esempio, il potere di investire il Consiglio Costituzionale. Il che significherebbe avere almeno 60 deputati. Potremo avere bellissime sorprese“.
Il presidente, secondo Marine Le Pen, “non può spiegarci che tutto cambia e continuare a trovare normale che la prima forza d’opposizione si ritrovi, come negli ultimi 5 anni, con soli 6 deputati. Bisogna ritrovare un funzionamento democratico normale, esigente e maturo”. Quanto alla leadership nel Rassemblement National, Marine Le Pen afferma che “se ne parlerà dopo le legislative“.
“Il nostro movimento ha avuto una forte evoluzione – afferma – come la società e il paese. È il momento delle grandi transizioni: demografica, economica, ecologica e tecnologica. I movimenti devono adattarsi a questi nuovi temi, sfide, anche pericoli. Il ruolo del nostro movimento nei prossimi anni è, da una parte, concepire il progetto nazionale del XXI secolo, dall’altra far emergere una nuova élite. Jordan Bardella (che guida il partito da quando Le Pen ha cominciato la campagna elettorale, ndr) mi sembra posizionato benissimo per farlo. E d’altra parte proprio questo mi sembra uno dei grandi fallimenti di Emmanuel Macron. Non è riuscito a far emergere nessuno di nuovo. Per convincersene bastava seguire le immagini della sua investitura: è la vecchia élite“.
Cosa non ha funzionato, cosa è mancato in queste elezioni presidenziali? viene chiesto a Marine Le Pen dalle colonne de Le Figaro. “Non è ancora il momento di parlare di questo argomento. La sequenza elettorale non è finita. Nel luglio delle ultime elezioni presidenziali, abbiamo discusso su cosa era andato storto. E ho preso decisioni coraggiose di conseguenza. Vedremo le difficoltà che ancora dovremo superare una volta che la competizione elettorale sarà totalmente finita. E ne trarremo le conseguenze in modo da poter vincere la prossima volta. Abbiamo assistito a una serie di cose incredibili durante questi due round – dice ancora Le Pen -. Come, ad esempio, tutti questi funzionari eletti che hanno assicurato per mesi, addirittura per anni che da loro non sarebbe uscito un solo voto per Emmanuel Macron e che invece si sono precipitati a votare e far votare per lui”.
A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica