A seguito di quanto accaduto il 28 febbraio scorso a Torino, dove un gruppo di esponenti dell’anarchia locale, facente capo al Centro dell’ex Lavatoio, aveva “assalito” una volante della Polizia, in prossimità della Questura nel tentativo di “liberare” Jamal Kilal, la Procura ha emesso 12 misure cautelari nei confronti di alcuni di loro.
Chi è Jamal Kilal? Un extra comunitario, irregolare nel nostro Paese, già accusato di stupro di gruppo, furti e violenza. Il 28 febbraio scorso era stato confermato il suo trasferimento verso il Cpr di Milano, motivo che ha “giustificato” l’assalto alla volante della Polizia da parte dei suoi “compagni”. Non soddisfatti, dato il loro insuccesso il 20 marzo, hanno perpetrato un “blitz” nell’Aeroporto di Malpensa (MI) finalizzato a bloccare la partenza del volo che avrebbe riportato Kilal in Marocco a seguito dell’espulsione. Operazione che non ha dato frutto in quanto Kilal decollava invece dall’aeroporto di Bologna.
Per la cronaca esaminiamo insieme quali sono i reati imputati al “gruppo anarchico“: resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, violenza privata e danneggiamento, il che implica l’obbligo di firma quotidiano alla polizia giudiziaria, e per alcuni ben due volte al giorno.
Una decisione ovviamente contestata dal sindacato Fsp della Polizia di Stato che ritiene ridicola e paradossale in relazione alla gravita dei reati commessi. non a caso il Segretario generale provinciale torinese, Luca Pantanella, ha sottolineato: “La politica dei due pesi e due misure appare davvero imbarazzante per la leggerezza riservata ad alcuni. Il semplice obbligo di firma, è una misura eccessivamente lieve. Può ciò essere ritenuto sufficiente per gente che ha platealmente assalito con violenza inaudita una volante della polizia? Per di più per cercare di liberare un criminale che doveva essere espulso? Facciamo prima a questo punto ad abolire le forze dell’ordine, almeno così si salva la pelle. Questo si aggiunge al clima di intolleranza e odio che affligge anche sanitari e ospedali: quindi, chiunque rappresenti le istituzioni, quale che sia la propria uniforme. Un odio dilagante sta trovando sempre più sfogo senza però l’erezione di adeguati argini da parte di chi è chiamato a sanzionare chi non rispetta la legge. Il risultato è l’ennesimo comunicato trionfale di chi sa di poter contare su una quasi immunità e impunità. Lo dimostra la dichiarazione degli anarchici in relazione alle misure cautelari, in cui scherniscono il pubblico ministero titolare del caso: Ancora una volta il PM Scafi non ha mancato di chiedere carcere e domiciliari per i fatti in questione portandone a casa un magro bottino“.
La conclusione del comunicato è sempre la stessa: “Fuoco ai Cpr. Al fianco di chi lotta, si ribella e resiste nelle galere“.
Inutile commentare!
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica