Nel 1940 il bambino è natto tra le pareti del Bar Centrale, tra una stecca e l’altra di Biliardo e dopo un film sulla guerra al Cinema Italia. Nel 2018 L’uomo che si erà messo il Frack si è spento. 78 anni di vita, l’età media di una persona nella società moderna.
Non c’è strofa più azzeccata di Domenico Modugno per ricordare un principe bianconero con pochette che non rivedremo mai più camminare lungo le rive del fiume Savio.

Tutto è finito… e così.. È giunta mezzanotte Si spengono i rumori, Si spegne anche l’insegna, Di quell’ultimo caffè. Le strade son deserte Deserte e silenziose, Un ultima carrozza cigolando se ne va.

Su Cesena i tuoni sono bassi e fulmini rasentano lo stadio. Uno stadio che ha goduto solo di speculazioni edilizie e che oggi pieno di debiti anch’esso dovrà ospitare nel 2019 gli Europei.
Ma con quale spirito si tornerà all’interno dell’impianto sportivo cesenate, quando la squadra più amata in Romagna si è surgelata come la sua stessa società?

Oggi viviamo della distruzione più totale e questa volta gli inglesi non sono venuti a liberarci dalla dittatura. Siamo tutti caduti sotto i bombardamenti e piangiamo la fossa comune. Piangiamo il nostro Cesena che è scomparso dalle nostre case, dai bar, dai, borghi, dalle abitudini concepite da tre generazioni.

L’arato di dei due presidenti ha fatto il solco sbagliato tagliando di fatto le radice della pinata più bella è la frutta che tanto aveva donato al club bianconero è diventa marcia che nemmeno i polli riescono a ingerire.

Ho sentito dire, ho letto che il Cesena risorgerà dal sacro Sepolcro. Nel Vengelo non c’è scritto; e, per questo, anche se sono devoto al Credo, mi sia concessa la facoltà di dubitare e non poco… Intorno a me, a quegli amici più cari, vedo in lontanza solo cipressi e salici piangenti.

Tanto sto male che non mi sento di stare vicino al carro funebre, preferisco immaginare il mio Cesena nelle Mani di Ettore, Dino e Edmeo e ricordarlo da vivo.

Adesso attraverso un presidente politico, il sindaco, dicono che al mondo ne arriverà un altro, ma non posso chiamarlo Cesena, il mio Cesena era quello fino a ieri. Non so cosa nascerà, ma non sarà mai identico, sarà diverso e chissà quando diventerà maturo e un uomo in Frack con la pochette che tornerà a passeggiare questa volta sotto la Basilica del Monte. Mi immagino una lunga processione e lumini accesi per gli obuli.

Io a Forlì non ci vado, agli europei nemmeno, preferisco il mio campetto di casa dove mio figlio si allena e dove gli racconterò sempre che il cavalluccio dentro le nostre mura domestiche è vivo più che mai. E’ saprà molte verità… Ora le strade son deserte e silenziose… La demagogia è terminata come la stessa politica che fa sempre più schifo in questa Italia da CR7 (un nuovo virus)?, mentre famiglie intere non sanno ormai di come si “forma” il parmigiano, di reggiano… di come si cucinano i galletti pugliesi e perchè non trovano più il pandoro a Chievo e il lupo in Irpinia è fuggito in Romania… e via dicendo fino alla Bora di Trieste…. e il giglio che non profumava più, e la zebra “mogia” che si era azzoppata, e i fischietti di san Giovanni corrotti e il diavolo e l’acqua santa… e alla fiera dell’est per DUE SOLDI un topolino comprò…
Signori questo è il calcio!

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Vittorio Calbucci archivio storico

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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