Era la mattina del 21 gennaio 1793, l’ultimo giorno di vita di Luigi XVI, re di Francia dal 1774 al 1792. Inizialmente ben voluto dal popolo, si dimostrò un sovrano riformista abolendo la servitù della gleba, la corvée e la pena di morte per diserzione, oltre ad altre tasse imposte ai borghesi e al popolo in favore dei nobili.
Dalla personalità esitante, tentò di lasciare la Francia con la famiglia nel 1791 con la fuga a Varennes, atto che gli valse la riprovazione di una parte del popolo e probabilmente gli costò la vita poiché considerato un tradimento a favore di controrivoluzionari e stati stranieri in guerra con la Francia.
Durante la Rivoluzione venne chiamato Luigi Capeto, in quanto discendente di Ugo Capeto, fondatore della dinastia, nell’intenzione di dissacrarne lo status di re, e soprannominato derisoriamente Louis le Dernier (Luigi Ultimo; in realtà non sarà l’ultimo re di Francia, distinzione che spetterà a Luigi Filippo, figlio di suo cugino Luigi Filippo II di Borbone-Orléans).

Dopo la deposizione, l’arresto e l’instaurazione della Repubblica (1792), fu giudicato colpevole di alto tradimento dalla Convenzione nazionale. Furono inoltre scoperti all’interno del palazzo reale dei documenti e corrispondenze dell’ex sovrano con i capi monarchici passati dalla parte del nemico.
Il processo fu inevitabile: Luigi Capeto comparve di fronte ai giudici rivendicando la propria inviolabilità e negando l’autenticità delle prove a suo carico, ma tutti i deputati lo giudicarono colpevole di cospirazione contro la libertà.

Le votazioni per la condanna a morte si conclusero con 387 voti favorevoli e 334 contrari.
Si ritorna così a quella gelida mattina di gennaio: dopo essersi confessato, Luigi Capeto salì sulla carrozza che lo avrebbe portato in piazza della Rivoluzione (oggi Place de la Concorde). Lì dinnanzi alla statua di Luigi XV salì i gradini che lo separavano dalla ghigliottina, tra il frastuono di una folla con il fiato sospeso e il sull’ incessante rullio dei tamburi, gridò un’ultima volta alla sua innocenza.

” Signori, sono innocente di tutto ciò di cui vengo incolpato. Auguro che il mio sangue possa consolidare la felicità dei francesi. ”
Fu riabilitato legalmente, assieme alla consorte Maria Antonietta, ghigliottinata il 16 ottobre 1793, da suo fratello Luigi XVIII con la Restaurazione (1815) e l’emanazione della legge contro i regicidi che puniva con l’esilio i membri della Convenzione Nazionale che avevano votato la condanna a morte (1816).
La Chiesa cattolica, già dal 1793, ricorda il martirio della famiglia reale, celebrando messe di suffragio, principalmente in Francia

articolo a cura di Franco Buttaro – Foto Pese Sera

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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