Serve un cambio di rotta nella lotta alla pandemia di Covid-19 e per riuscire a contrastare le pandemie che potranno arrivare in futuro: i vaccini hanno fatto moltissimo, ma da soli non bastano, e per questo bisogna allestire banche di molecole potenzialmente in grado di combattere i virus per cercare nuovi farmaci. E’ il messaggio che emerge dal convegno sulla sfida della pandemia, organizzato a Roma dall’Accademia dei Lincei e che riunisce ricercatori di tutto il mondo, come il Nobel per la Chimica Roger Kornberg dell’Università di Stanford, Yang Guang dell’Università Tecnologica di Shanghai e Wolfgang Baumeister, dell’istituto tedesco Max Planck per la Biochimica. Presenti anche rappresentanti di Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e Agenzia Italiana del farmaco (Aifa).

“Da tre anni viviamo la pandemia di Covid-19, è con noi e ha ucciso nel mondo almeno sette milioni di persone, con 30.000 decessi l’anno in Italia. Sono dati che indicano come non sia possibile convivere con il virus SarsCoV2”, ha detto il coordinatore del convegno Ernesto Carafoli, del Politecnico di Zurigo e Università di Padova e accademico dei Lincei. “E’ vero in pochi mesi sono stati prodotti vaccini efficaci e che sono stati fondamentali nel proteggere dalla pandemia, ma continuiamo ad assistere all’insorgenza di varianti e questo non ha permesso di eradicare il virus, portando alla coesistenza con una sua forma attenuata”, ha detto ancora Carafoli. “Assistiamo a una corsa estenuante a nuovi vaccini contro nuove varianti. Se la Omicron che sta circolando attualmente è meno aggressiva, questo – ha osservato l’esperto – significa che il virus sta dormendo, ma non c’è niente che possa impedirgli di mutare in una forma più aggressiva. Pensare a convivere con il virus è un errore, una mezza sconfitta: il virus va debellato completamente”.

Serve quindi, secondo Carafoli, un nuovo approccio basato su farmaci di nuova generazione e che non abbiano il virus come bersaglio, ma le proteine delle cellule umane indispensabili al virus perché avvenga l’infezione. “Sono proteine che non mutano e sceglierle come bersaglio richiede un grande impegno, a partire dal coinvolgimento della bioinformatica”, ha detto ancora l’esperto, per il quale sarebbe opportuno mettere a punto “librerie combinatorie codificate del Dna”, ossia librerie di “molecole con una potenziale capacità antivirale, come una sorta di banca di farmaci”, Banche di potenziali farmaci esistono già per alcune malattie e adesso, ha concluso, si tratta di metterne a punto di nuove per “aiutare a contrastare anche pandemie future”.

A cura di Silvia Camerini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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