NELLA FOTO MOMENTI IN CUI VIENE MANDATO IN ONDA IL FILMATO SU BORIS GIULIANO

Una porzione di territorio siciliano molto condizionata dalla presenza di Cosa Nostra dove imprenditori e commercianti sentivano la necessità di “essere autorizzati” dal referente mafioso della zona prima di aprire un’attività e dove tutti pagavano il pizzo senza denunciare. Questo è stato scoperto a Palermo dalla Squadra mobile durante l’operazione “Tentacoli” che ha portato all’arresto di tredici persone appartenenti alle famiglie mafiose di Roccella e Brancaccio.  

L’accusa è di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata, traffico e detenzione di stupefacenti e possesso di armi.
L’operazione giunge al termine di due anni d’indagini che hanno riguardato le due famiglie che ricadono nel mandamento di Ciaculli.
Sono una cinquantina, gli episodi di estorsione rilevati dai poliziotti ai danni di vari operatori economici. I soldi del racket servivano per mantenere le famiglie dei carcerati. L’elenco delle attività colpite comprendeva anche supermercati, autodemolitori, macellerie, discoteche, imprese di costruzioni.
Di denunce però neppure l’ombra. Chi provava a reagire doveva fare i conti con minacce, rapine o spedizioni punitive. Persino durante l’emergenza epidemiologica e il lockdown, i pochi negozianti rimasti aperti versavano il pizzo ai mafiosi nonostante i volumi di affari si fossero ridotti tantissimo. Anche in quest’occasione purtroppo nessuna vittima del racket aveva presentato denuncia alle forze dell’ordine.

La Polizia di Stato ha accertato anche la disponibilità di armamenti all’interno delle famiglie mafiose; armi perfettamente funzionanti che servivano per compiere rapine o spedizioni punitive. In parallelo, sempre a Palermo è stato ricordato Boris Giuliano, il funzionario di Polizia a capo della Squadra mobile palermitana ucciso quarantadue anni fa con sette colpi alla schiena in un agguato compiuto da Leoluca Bagarella, mentre stava prendendo un caffè in un bar.

Il questore alla presenza dei familiari e delle autorità civili e militari, ha deposto una corona d’alloro. Anche a Messina sono state intraprese diverse iniziative per ricordare la figura e il sacrificio del loro cittadino onorario, tra cui la scopertura di una targa in suo onore nel piazzale della Questura. Giuliano che rappresenta ancora oggi un esempio di professionalità, sacrificio e dedizione, per primo aveva capito che bisognava seguire il denaro per attaccare le organizzazioni criminali. Il funzionario aveva anche compreso il cambiamento criminale di Palermo negli anni ‘70 e i rapporti tra Cosa Nostra e la politica. Fu il primo a indagare su Totò Riina negli anni in cui assumeva il potere e preparava la mattanza che avrebbe insanguinato Palermo dal 1978 al 1983. Inoltre da poliziotto perspicace e innovativo che era, intuì fin da subito la dimensione internazionale della mafia e credere nella cooperazione internazionale tra le forze di polizia

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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