LO SPETTACOLO PUO’ ATTENDERE

Programmi senza pubblico in studio, ospiti collegati da casa grazie a smartphone e simili, niente trucco e parrucco, e apporto tecnico ridotto all’osso.

Questa e’ la tv figlia del coronavirus, per teatro e cinema la situazione è molto peggio, un nuovo esercizio di stile che si coniuga alle innumerevoli dirette social che hanno accompagnato il lockdown.

A mettere in luce il forte disagio che sta vivendo il mondo dello spettacolo sono numerosi attori di cinema e di teatro , tra cui anche Monica Guerritore con una lettera aperta indirizzata al premier, ed esiste altresì la lettera aperta del progetto C.r.e.s.c.o, ovvero del coordinamento della realta’ della scena contemporanea, che sollecita da parte di Conte risposte concrete per la grave crisi che ha colpito il settore.

“L’Italia, si legge nel comunicato, è un paese diverso da quello che era due mesi fa, che si è trovato di fronte a qualcosa che non avrebbe mai saputo immaginare.”
Chi lavora nel mondo dello spettacolo ha fatto della sua enorme passione un mestiere, e lo porta avanti con sacrifici raramente comprensibili dall’esterno, sacrifici ripagati dalla coscienza che il teatro, la danza, la musica, il cinema, la televisione arricchiscono la vita delle persone.

A essere maggiormente in difficolta’ in questo momento sono i lavoratori dello spettacolo dal vivo, poichè sono stati i primi a chiudere, e saranno gli ultimi a riaprire, in più c’è da dire che non basterà riaprire i teatri, ma bisognerà ricostruire il pubblico, cioè le comunità, che di arte, e quindi di vicinanza, di scambio di bellezza, di armonia, si nutrono.

Viviamo in un presente sospeso con un futuro incerto, per chi lavora nel mondo dello spettacolo, L’essere spaesati è ancora più grande, perchà il mondo dell’arte non è un mondo certo per definizione, mai, spesso è un mondo precario.
Si cerca di immaginare come sarà il” poi” della cultura, indicando un ritorno alla normalità direttamente alla primavera del 2021, ipotizzando improbabili Drive-in come nuovi modi dello stare insieme pandemico, paralizzandoci pensando a una ripresa che ora ci sembra “impossibile”, e per la maggior parte del tempo ci sconfortiamo, nella solitudine delle nostre case, sprofondati nei nostri divani (per chi ne ha uno) immaginando scenari post-apocalittici, nell’inedia di un presente fatto soprattutto di vuoti: quelli delle nostre città, dei teatri, dei cinema, dei club e degli spazi culturali, della totale assenza di diritti per un intero settore quello culturale, e dello spettacolo, il cui futuro oggi e’ piu’ che mai incerto, inafferrabile, a rischio.

Che sarà degli artisti, saranno in grado di ricominciare a progettare, di creare, di produrre ancora dell’arte, e della cultura?
Il presidente del Consiglio Conte queste cose forse non le conosce bene, e il fatto che , con tanta naturalezza si lasci andare a proclamare divieti su divieti, denuncia la drammatica profondità della sua insensibilità culturale e, mi si perdoni, una spesso ostentata idoneità autoritaria della sua concezione di governo.
Ci auguriamo che anche Giuseppe Conte si renda conto che la bellezza da sola non salverà il mondo, è la volontà di bellezza, il suo concretizzarsi in lavoro, e in nuove occasioni di sviluppo autenticamente civile che potrà ridarci una società migliore e piu’ consapevole.

E’ arrivato il momento di costruire, come è avvenuto agli inizi del Novecento, una nuova avanguardia delle arti che sia di guida e di stimolo per il futuro.
Conte dovrebbe sapere che il 90% dei lavoratori dello spettacolo, dell’intrattenimento e della cultura e’ attualmente fermo, con circa 300 mila persone in tutta Italia a casa.
Non solo attori e ballerini, ma anche scenografi, tecnici, sarti, truccatori.

L’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) ha stimato una perdita di 10 milioni di euro a causa della cancellazione di 7.400 spettacoli teatrali a inizio marzo, quando ancora il paese non era tutto bloccato, ma solo alcune regioni del nord.
Ad oggi, sembrerebbe che le perdite siano di 20 milioni a settimana, per un totale di 150 milioni di euro dall’inizio dell’emergenza, cifra, peraltro, destinata, ahimè, ad aumentare.
E allora, tutti noi, diciamo in coro: no, ci spiace, Giuseppe Conte, lo spettacolo non può attendere!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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