E’ arrivato il giorno della partenza, quella del Giro d’Italia numero 105 e se per tre giorni si corre in Ungheria, partendo da Budapest, si tratta solo di un dettaglio, dato che già nel 2019, prima dell’esplosione del Covid, avrebbe dovuto essere la terra magiara quella dell’inizio del percorso.

Ventuno tappe per un’edizione della corsa rosa adatta agli scalatori e la conferma è nei numeri, dato che saranno ben 50.580 quelli di dislivello, con montagne da scalare i cui nomi mettono i brividi: Stelvio, Mortirolo, Zoncolan, Colle delle Finestre, Gavia, Blockhaus, i Passi Santa Cristina, Pordoi, Fedaia e l’inedito Kolovrat, dodici chilometri che si presentano durissimi.

Tante montagne dunque e solo poco più di ventisei chilometri a cronometro, alla seconda tappa, a Budapest, 9,2 chilometri, e l’ultima, quella delle Colline Veronesi, 17,2 chilometri, chissà se determinanti per decidere chi si aggiudicherà la maglia rosa.

Al via ci saranno 176 corridori, divisi in 22 formazioni, con Vincenzo Nibali (2013 e 2016), Tom Dumoulin (2017) e Richard Carapaz (2019), già vincitori del Giro; il lotto dei favoriti, come spesso accade in partenza, è alquanto nutrito, con Carapaz che gode dei maggiori favori del pronostico, ma Dumoulin ed almeno un’altra decina di nomi (da Yates ad Almeida, da Hindley a Bardet) sono pronti a rendergli la vita durissima, senza escludere la solita sorpresa, che magari non sarà ancora Mathieu Van der Poel, e qualche vecchietto come Nibali, Valverde, Pozzovivo, non ancora buoni per la “pensione”.

Di sicuro sarà un Giro dove non mancherà lo spettacolo, pur se la durezza del percorso ed i 3.445,6 chilometri da percorrere, finiranno per incidere sull’andamento della corsa e delle tappe più dure, dove la selezione sarà naturale e le forze andranno dosate con intelligenza.

Tra i favoriti, o perlomeno tra coloro che potrebbero dire la loro, abbiamo messo Nibali e Pozzovivo, magari possiamo aggiungerci Ciccone, da cui ci si attende sempre un salto di qualità che, per mille motivi, ancora non è arrivato, ed ancora Lorenzo Fortunato, altro corridore italiano da cui ci si attende molto; però è indubbio che la bicicletta di casa nostra non sforni più talenti da corse a tappe, e Ganna a parte, non molto anche per le corse in linea.

I motivi della mancanza di talenti nostrani, sono tanti, a partire dalla programmazione e dal fatto che correre in bicicletta è faticoso, oltre che pericoloso, quindi si tende a scegliere sport diversi per i nostri ragazzini; inoltre in Italia non ci sono più i grandi sponsor, quelli che permettono di allestire una formazione in grado di entrare nell’elite della bicicletta.

Abbiamo tecnici e manager sparsi praticamente in ogni formazione che conti, ma nessuna di queste è italiana; certo fare ciclismo di vertice costa, ma in questo modo anche quei ragazzi che potrebbero crescere e diventare vincenti, finiscono per fare i gregari e non trovare spazio.
Bando però alle polemiche e via con il Giro d’Italia, lo spettacolo in rosa, con l’augurio di assistere ad una corsa avvincente ed alla fine vinta dal migliore.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

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