Da piccola avrebbe voluto una bambola, ma i suoi genitori, poveri, non riuscirono a fargliela avere. Lei, Graziella, non ce l’aveva con babbo e mamma, perché quell’attesa alimentava continuamente una speranza, che tutto sommato le teneva compagnia – ben sapeva e capiva della povertà dei suoi genitori. Quando divenne signorinella, a trovare una giustificazione a quella loro impossibilità, i suoi genitori le ripetevano: “Ma come una bambola? Alla tua età?”. E così, solo quando babbo e mamma si congedarono da questo mondo, già adulta, comprò la sua prima compagna di fantasia…

Quel giorno, curiosava in un mercatino di oggetti usati, quando, da una banchetta, sentì provenirle uno strano richiamo, che la condusse a frugare fra vecchi giochi.
Da allora ne comperò tante e quando si isolava nella sua stanza, prendeva una alla volta le sue amichette e confidava loro i suoi segreti, quelli che attendevano di essere svelati da quando era ragazzina, e li affidava a quel silenzio custodito in tante, piccole, ferme, labbra… E giocava con loro, con tutte loro, e pure lei diveniva bambola, a condividere attenzioni, coccole, carezze, sguardi felici, che nella sua infanzia non le erano giunti. E i suoi sentimenti si riversavano in quelle graziose forme, come avessero un cuore capace di ascoltare, di comunicare attraverso un silenzio, che silenzio poi non era.
Una volta divenuta anziana, dopo aver coccolato, come ogni sera, le sue creature di stoffa, plastica, ceramica, legno, figlie di tante storie, si distese sotto le coperte, coccolandosi quella bambina che non cessava di respirare in lei… e quando chiuse gli occhi le bambole presero voce e quando tutte si furono presentate, sentì un’altra voce:
“Io sono Fantasia”
“Fantasia? E chi sei? Dove sei?”
“Sono qui, tra di voi…”
“Ma non ti vedo…”
“Eppure sono lì, accanto a te!”
“Come sei lì?… Non ti vedo neppure io!”
“Invece sono anche lì, vicino a te”
“Come può essere?”
“Lo so, lo so… Sembra impossibile, perlomeno strano, eppure sono vicina e lontana da ognuna di voi… dipende…”
“Ma dove sei stata sino ad ora?”
“Ero tra di voi, che ascoltavo. Ho atteso il vostro silenzio, perché la mia voce si può udire nel silenzio. Non mi vedevate, perché non ho fattezza materiale: sono eterea e prendo corpo dentro una qualunque fantasia. Non costo nulla, a disposizione di tutti, eppure i bambini di oggi non riescono ad avermi. Col passare del tempo, sono divenuta una rarità, a disposizione soprattutto di chi è povero fuori e ricco dentro. Mi è più facile apparire nei sogni, ma mi si può vedere – fortunato chi ci riesce – anche ad occhi aperti, soprattutto in mezzo ai rumori e a tante, inutili, apparenze. Noi tutte, siamo realtà e sogno… fantasia e creatività… solitudine e allegria… pianto e gioia… dipende”.

(Tra lutti, violenze, soprusi, lamentele, offese, rabbie, cecità e sordità, in ognuna delle nostre vite, nonostante tutto, c’è una bambola in attesa).

A cura di Vittorio Benini

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui