Lee Ritenour nasce a Los Angeles in California nel gennaio del 1952.

A otto anni intraprende lo studio della chitarra e a dodici comincia a esibirsi con un gruppo I The Esquires. Successivamente seguì dei corsi di perfezionamento con due maestri contemporanei Joe Pass e Haward Roberts per quanto riguardava la tecnica jazzistica, e successivamente con Christopher Perkening per lo studio della Musica Classica per il suo debutto da professionista che avvenne all’età di diciannove anni nella formazione del pianista Sergio Mendes, che lo volle in tournée in Giappone.

Tornato negli Stati Uniti, trovò ingaggi in vari club di Los Angeles e cominciò a registrare in sala di registrazione accompagnando i The Mamas & The Papas e il cantante italo-americano Tony Bennett, diventando in breve tempo uno dei session man più richiesti.

Ha poi lavorato con grandi nomi internazionali, da: B.B. King, Aretha Franklin, Art Garfunkel, Bill LaBounty, Peggy Lee, Carly Simon, Olivia Newton John, Al Jarreau, Roberta Flack e a tanti altri. Nella seconda metà degli anni Settanta Ritenour ha cominciato ad incidere da solista e successivamente si è dedicato all’insegnamento presso l’università of Southern California. L’esperienza dell’insegnamento lo ha portato a elaborare anche dei video didattici. Inoltre i chitarristi che più lo hanno influenzato sono stati Wes Montgomery e Berney Kessel.
Lee Ritenour utilizzava di solito una Gibson L.5. Intorno alla metà degli anni Ottanta viene fortemente influenzato dalla musica brasiliana. Nella sua lunga carriera ha collezionato moltissime e importanti nominations ai premi Grammy Awards,  inoltre ha vinto numerosi dischi d’oro. Per Lee Ritenour, non ci sono più molti “primi” da raggiungere. Durante la sua carriera di cinque decenni, il leggendario chitarrista di Los Angeles, ha portato la sua musica ai limiti estremi, calandosi in ogni genere e occupando ogni posizione nel firmamento del Rock’n’ Roll.

È stato un enfant terrible della Fusion degli anni Settanta, una star crossover della classifica pop degli anni Ottanta, un esponente onorario del jazz brasiliano e la grande esperienza con il super gruppo degli anni Novanta, i Fourplay.
I riconoscimenti di Ritenour includono quarantacinque progetti di opere discografiche, egli è vincitore del Grammy Award, con sedici nomination a questo premio così importante, viene insignito, Alumnus dell’anno alla USC, dalla Los Angeles Jazz Society Honoree nell’anno  2019, inoltre il chitarrista losangelino a migliaia di sessioni con i migliori artisti internazionali come Frank Sinatra. Pink Floyd, BB. King, Tony Bennett  e tanti altri musicisti e cantanti.

https://youtu.be/KUt_pnutRtI?si=1tXZ-7DYneSndhfw

Eppure Lee Ritenour,  quando guarda lo specchietto retrovisore della macchina, il sessantenne (oggi 72duenne) riconosce di non avere mai fatto un disco voce “Dreamcather“. “La gente mi dice da anni: ‘Rit, devi fare un disco di chitarra solista. In passato, sono sempre stato il tipo da band, il tipo da ensamble, il tipo di chitarrista collaborativo. Quindi questo era l’unico  progetto che non avevo fatto. E quest’anno (nel 2919) sapevo che era giunto il momento”. Lee Ritenour intrecciando arazzi di chitarra strumentale ed evocando stati d’animo eclettici, le dodici tracce di “Dreamcatcher” sono tra le più melodiche e frizzantemente belle delle sue numerevoli opere discografiche del chitarrista californiano. Ma c’è anche una potenza uno scopo qui, che alludono alle circostanze più oscure che hanno dato vita, a questo nuovo disco. “La nostra casa e il mio studio a Malibu, in California, sono andati a fuoco nel 2018”, ricorda. “Circa cento delle mie chitarre sono andate a fuoco, più di quaranta amplificatori, un sacco di musica, la storia della mia carriera, più o meno.

Una settimana dopo l’incendio, sono andato in ospedale, cosa che non avevo mai fatto prima, per un intervento chirurgico per sostituire una valvola aortica. Quindi quegli incidenti e il supporto della mia famiglia e dei miei amici sono andati assolutamente in direzione di questa mia ultima opera discografica. Realizzare questo disco è stato un salvavita per me”. Dreamcatcher potrebbe essere nato da sfide personali,  ma il disco ha preso forma contro la tragedia globale del Covid-19.
Ritenour aveva già scritto diverse traccie chiave prima della chiusura definitiva di questo progetto. Ma in questo contesto il musicista si sistemava nello studio improvvisato nella sua nuova casa a Marina Del Ray, dotato di poco più di sette chitarre, un interfaccia per computer e buone intenzioni, il chitarrista ha lasciato che il contesto inondare la musica che stava registrando. “È stato un lavoro ed un progetto importante per me”, nota. “Soprattutto ora, con tutto quello che sta succedendo nel mondo”.(l’artista si riferisce alla pandemia e al lookdown). “Prendi i riff fusi del blues  di “About Kinney“, che prende il nome dal leggendario viale di Venice, in California.

“Un giorno quando tutto era chiuso”, dice Ritenour, “ci sono andato in bici e sono rimasto sconvolto nel trovarlo completamente vuoto. Ma poi ho sentito questa chitarra rock accendersi. Non so se fosse un bambino, ma qualcuno lì vicino l’aveva alzata a dieci eaveva  detto, “fanculo”, mi  divertirò  un pò”. Mi ha strappato un enorme sorriso e mi ha ispirato una canzone sulla mia Les Paul”. Allo stesso modo, chiunque ha vissuto l’era del Covid-19  sentirà una profonda affinità con il brano “2020” : una Sinfonia in tre parti in cui Ritenour tasta il polso ai tempi. “Le tre parti erano un riflesso di ciò che stava succedendo in quell’anno”, annuisce, “quando all’improvviso la vita di tutti si è fermata. Stavo pensando ai giovani musicisti che erano senza lavoro, e alle persone di ogni ceto sociale”. Altrove Dreamcather si addentra oltre la pandemia. Mentre Ritenour si sforzava di cambiare stili musicali, dalla chitarre classiche a incastro delle title trackball al baritono di Taylor che guida il Folk cadente di “Starlight” e il multitraccia da senziato pazzo, “Couldn’t Help Myself”, ha anche percorso la gamma di stati d’animo. “Perché persino io mi stanco”, ragiona, “degli album di chitarra solista  quando suonono tutti uguali”.

In quanto tale, “For DG” rende omaggio alle sensibilità armoniche del grande produttore, pianista e compagno di lunga data, Dave Grusin. Ma no potrebbe essere più lontano da “Charlestone” il cui morbido slink è intriso di pensieri agrodolce sul flusso eroflussodelle relazioni razziali negli Stati Uniti. “Qualche anno fa, ho suonato a Charleston, nella Carolina del Sud”, ricorda Ritenour, “ed è stato affascinante e la gente era calorosa, ed era un pubblico molto eterogeneo e pieno di sentimento.
Charleston ha una storia di inizi della schiavitù, ma questa era la Charleston dei giorni nostri, capisci? Ma poi. Qualche anno dopo, sto scrivendo questa melodia mentre guardo la continuazione della lotta. Come i musicisti che viaggiano in tutto il mondo, diciamo. ‘Cosa? Questa merda sta ancora succedendo negli Stati Uniti? Quindi era appropriato dedicare questa canzone a Black Lives Matter”. Dreamcatcher non si confronta solo con il qui e ora: scivola anche nella ricca storia dei Ritenour.i fan di lunga data riconosceranno “Morning Glory Jam” come la rielaborazione del classico brano del chitarrista del 1977. ” Su A Twist of Rit del 2015, avevo rivisitato molto materiale più vecchio quindi volevo mantenere questo disco fresco. Ma un giorno mo sono ricordato di quando ho fatto delle sessioni per Barry White e di come c’erano stati quattro o cinque chitarristi che suonavano tutti queste incredibili parti ritmiche. Questo è il tipo di Groove che avevo in testa per nuova versione di “Morning Glory“. Ma che cos’è veramente il Groove. Il “Groove” è una sensazione ritmica che si verifica quando un musicista suona con un senso del tempo e un’energia che fanno muovere e ballare oltre corpo degli ascoltatori. In pratica, e quella sensazione che ti dà il desiderio di muoverti, ballare, scuotere la testa o tamburellare con il piede quando ascolti una canzone con un ritmo coinvolgente. Ma come si crea il Groove? Il Groove si crea quando il musicista suona con un senso di timing preciso e stabile, utilizzando ogni nota per contribuire al ritmo è alla sensazione complessiva della canzone. In particolare, quando il musicista utilizza gli accenti nel modo giusto e fa attenzione alla sincronia tra le diverse parti strumentali, il risultato è un Groove coinvolgente che fa muovere il pubblico. Per creare un Groove coinvolgente non basta solo suonare con precisione, è necessario anche un “feel” speciale, cioè un’attenzione particolare alla dinamica e all’interpretazione. Insomma, il Groove deve essere “sentito” dal musicista e deve essere trasmesso agli altri musicisti e al pubblico per un’esperienza mudicale memorabile. Il basso è lo strumento che più di ogni altro è in grado di creare un Groove coinvolgente[…]”.

Tornando a Lee Ritenour, ancora più indietro con la mente, The Lighthouse condivide il nome con il famoso jazz club di Los Angeles dove il chitarrista adolescente si trovava tutte le sere a metà degli anni Sessanta. “Avevo iniziato a suonare la chitarra a otto anni e a dodici anni ero molto serio. All’epoca il numero di tutti era sull’elenco telefonico giusto? Così mio padre, che era un pianista dilettante e sempre molto disponibile, chiamò Jo Passe Barney Kessel e chiese loro di darmi una lezione di chitarra. Barney finì per consigliarmi questo incredibile insegnante, Duke Miller, e quello fu il fondamento di tutto il mio modo di suonare. The Lighthouse era questo jazz club molto funky dove incontrai Wes Montgomery. A sedici anni, prendevo la macchina per andarci nel tardo pomeriggio e guardabo semplicemente soundcheck della band”. Qualunque genere ti piacesse, ricorda Ritenour, la scena della chitarra in quel magico momento di metà anni Sessanta era difficile da battere. “In ogni campo, c’erano delle leggende. Nel jazz, c’erano Joe Pass, Wes Montgomery, Barney Kessel, Howard Roberts, Jim Hall e tanti altri[…]. Lee Ritenour è proprio un’artista vero, ti coinvolge in ogni momento, nei concerti live, come nel 2008, al Jazz Festival di Montreux nello Stato svizzero, fu ospite insieme ad altri grandi artisti da, Patti Austin, Petula Clark, Herbie Hancock, Franco Ambrosetti, Chaka Khan, Mick Hucknall, Angèlique Kidjo, Al Jarreau, Paolo Nutini e a tanti altri e a una grande Jam Session.

Un concerto per celebrare il 75esimo compleanno del Mestro Quincy Jones.  Un grande concerto con delle performance fantastiche, che sono state impresse nella mente del pubblico e degli appassionati di musica. Lee Ritenour continua all’età di 72 anni la sua attività di artista con la sua chitarra Gibson e ha progettare opere discografiche.

A cura di Alessandro Poletti esperto di musica jazz – Foto Repertorio 
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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