La Premier Giorgia Meloni
E’ proprio ECONOMIST, la più prestigiosa rivista della finanza anglosassone che, per la seconda volta, nel giro di pochi mesi elogia la nostra Premier per il suo ruolo determinante nel Governo Italiano e su come ha gestito e gestisce i Fondi europei pnrr, soprattutto nel Sud Italia, alla “faccia” di quanto quotidianamente “vomita” una sinistra incapace e confusionaria che da quando è all’opposizione si erge a giudice di quanto viene fatto dal centro-destra senza aver nulla da proporre di serio e concreto salvi il “gender e il queer”.

A CHI fosse sfuggito è doveroso ricordare che il Consiglio Europeo nelle mani della sinistra e gestito da Ursula von der Leyen ha approvato un decreto a favore di corsi, gestiti da “uomini” (????) a ragazzini minori (dai 14 ai 17 anni) affinché si avvicino al mondo “gender e queer” e per imparare a vestirsi e truccarsi da donne con un fondo di Euro 35.000 iniziale. (I primi a partecipare saranno i figli degli europarlamentari per dare voce al vecchio proverbio: tali padri – tali figli?)
Per la cronaca è giusto ricordare che Economist non è mai stata tenere nel giudizio dei nostri Politici tanto è vero che 2001 aveva considerato il Cav. Berlusconi inadatto a governare, mentre il questi ultimo mesi ha rivolto elogi premianti nei confronti di Giorgia Meloni per la sua politica sia sul fronte economico che su quello della immigrazione clandestina.
Adesso ecco un lungo reportage dal sud Italia, in cui si spiega come le mosse del governo italiano e i fondi del Pnrr abbiano portato benefici importanti per una parte del paese che da decenni soffre un ritardo competitivo importante con il resto del paese. Il giornale inglese ha avuto parole al miele per come sono stati fino ad ora gestiti i soldi del grande piano di resilienza e ripresa.
In merito a quanto fatto per il Sud a pag. 44 della rivista più letta nel mondo è evidenziata la frase premiante: “Grande cambio di passo del Mezzogiorno a livello politico, amministrativo, economico, burocratico“.  frase che nasce dall’analisi concreta dei fattori sempre discussi: i fondi messi a disposizione dall’Unione europea per rimettere in linea il Meridione e la capacità dell’esecutivo italiano di utilizzarli correttamente, di non sperperarli, di non sprecarli e soprattutto di “spenderli” in tempi brevi!

L’articolo ancora recita: “I fondi UE del nuovo fondo stanno andando alla costruzione di una nuova linea ferroviaria da Napoli a Bari e di un parco eolico al largo della Sicilia. Si stanno allestendo asili nido nel tentativo di aumentare il basso tasso di occupazione femminile, insieme a una debolezza dell’economia meridionale“.
Una parte dell’articolo invece sicuramente disorienterà molti in quanto vie mossa una critica, documentata, nei confronti del “governo Draghi” per come ha gestito la programmazione del Pnrr (diversamente a quello realizzato sotto il governo Meloni e l’abile regia del Ministro Fitto, ora commissario europeo in pectore).
Questo dovuto al fatto che per affrontare il problema legato al rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione dei fondi, Draghi decise assumere “circa mille persone per garantire assistenza tecnica alle Autorità locali, ma malpagati con stipendi modesti e contratti triennali.
Ma – obietta la rivista – ricevevano stipendi relativamente modesti e contratti triennali”, mentre il governo Meloni ha adottato una linea diversa, ovvero: limitando il coinvolgimento degli enti locali, ha speso una parte maggiore del denaro in sussidi volti a promuovere gli obiettivi del Recovery Fund, finalizzati a rendere l’Europa più verde e più digitale. Una scelta che richiede meno capacità tecnica e amministrativa e garantisce che i soldi vengano spesi più velocemente.
Il giornale inglese ricorda inoltre che Bruxelles normalmente eroga denaro dal fondo solo quando è convinta che il paese in questione abbia realizzato le riforme e gli investimenti desiderati entro le scadenze stabilite.

L’Italia su questo fronte ha mantenuto fedelmente il suo impegno e la sua sfida più grande, non è solo ma sul fatto che gli stanziamenti debbano essere spesi entro la fine del 2026.
Alla luce di quanto “espresso” da ECONOMIST forse la “sinistra” che si ritiene da detentrice della cultura e dell’intellighenzia, dovrebbe farsi una ragione di tali fatti e smetterla di ostentare a vuoto vuoti pensieri!
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 
Editorialista Pier Luigi Cignoli

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