Si passano mesi a preparare una corsa a tappe come il Tour de France, ci sono mille particolari da mettere a punto, fare i conti con le tre settimane di corsa, con le salite, le discese, gli arrivi in volata e poi ecco una di quelle tappe che consideri quasi di “trasferimento”, si, un paio di salite di terza e quarta categoria, giusto per assegnare qualche punticino nella corsa alla maglia a pois, ma nulla di trascendentale, specie considerando che nelle due tappe successive ci saranno i Pirenei, quindi salite vere.

Ma non sempre si fanno i conti giusti, perchĂ© sarĂ  pur vero che centosettanta chilometri non sono tantissimi, che le salite sono lievi e una volta passata l’ultima vetta ci si potrĂ  “quasi” riposare tra discesa e pianura, però …. c’è il vento! Quello che spesso soffia fortissimo nelle piane transalpine, specie andando verso le montagne che dividono la Francia dalla Spagna, quel vento che tante volte ha condizionato, se non deciso, la Grande Boucle.

Basta un nulla, magari finire nelle retrovie per raccogliere una borraccia, un gel, magari per mangiare o anche solo parlare con l’ammiraglia e la frittata è fatta! Un metro, qualcuno che si mette davanti al gruppo per “strappare” ed il serpentone colorato si spezza in due, tre, quattro tronconi.

Davanti si fa velocemente la conta dei favoriti rimasti, e intanto si continua a spingere, cinquantacinque, sessanta, sessantacinque all’ora, per lasciare sempre piĂą indietro chi si è staccato, per diminuire il numero degli avversari pericolosi, mentre il buco si allarga, i secondi di distacco aumentano, anche se a vederli ripresi dalla televisione, dietro si spinge esattamente come davanti, ma non c’è nulla da fare.

Così una tappa “insignificante” ha fatto danni e non pochi, non tra i favoritissimi, ma tra coloro che potevano aspirare ad essere protagonisti, anche assoluti se quei due che in teoria “dovrebbero” giocarsi il Tour non risultassero all’altezza del compito; arrivare con quasi un minuto e mezzo di ritardo non sarĂ  gran chè visto quanta strada e fatica ci sono ancora da fare, ma intanto bisognerĂ  trovare tempo e modo per recuperare e tutto sarĂ  meno che facile.

Il vento francese probabilmente non determinerĂ  il vincitore del Tour 2020, ma intanto qualche danno l’ha fatto e questo nonostante ormai si viaggi in ammiraglia con il tablet su siti delle previsioni meteo, magari precedendo la corsa; questo però fa parte della tecnologia, mentre in bici servono le gambe, l’attenzione, essere svegli sempre, dal primo all’ultimo metro e per questo non c’è tecnologia che tenga.

Si passano mesi a preparare il Tour de France, anche con l’aiuto della scienza, ma incredibilmente basta una folata di vento per mandare tutto a monte!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lecci

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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