Il Papa, durante la messa conclusiva del giubileo dei disabili, ha affermato: “Si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento”.

“Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. Meglio – ha denunciato papa Francesco – tenere queste persone separate, in qualche ‘recinto’, magari dorato, o nelle ‘riserve’ del pietismo e dell’assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere”.

La lettura del Vangelo è stata drammatizzata da un gruppo di persone disabili intellettive per permettere che il testo venisse compreso soprattutto dai fedeli con disabilità mentale-intellettiva. “In realtà, tutti prima o poi – ha osservato ancora papa Bergoglio – siamo chiamati a confrontarci, talvolta a scontrarci, con le fragilità e le malattie nostre e altrui. E quanti volti diversi assumono queste esperienze così tipicamente e drammaticamente umane! In ogni caso, esse pongono in maniera più acuta e pressante l’interrogativo sul senso dell’esistenza. Nel nostro animo può subentrare anche un atteggiamento cinico, come se tutto si potesse risolvere subendo o contando solo sulle proprie forze. Altre volte, all’opposto, si ripone tutta la fiducia nelle scoperte della scienza, pensando che certamente in qualche parte del mondo esiste una medicina in grado di guarire la malattia. Purtroppo non è così, e anche se quella medicina ci fosse, sarebbe accessibile a pochissime persone”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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