Ogni anno tradizionalmente festeggiamo il Santo Natale il 25 dicembre, ricorrenza molto sentita dalla religione cristiana che racchiude in sé antichi simbolismi ancestrali rinnovati fino ai giorni nostri. 

Il 25 dicembre  è  una data simbolica  istituita da Papa Giulio I nel 337 legata alla nascita – o per meglio dire alla luce: coincidono infatti in questa data due festività, quella pagana connessa  al culto del Dio solare Mithra cioè Dies Natalis Solis Invicti, e quella della nascita di Gesù, per la religione cattolica, il  Sol Justitjae cioè  la nascita della  Luce che ci guida nelle difficoltà della vita a livello collettivo.

A ridosso della stessa data sono state attribuite le nascite di altre divinità quali: Horus, nato circa 3000 anni prima di Cristo; Mithra, Virishna e Attis nati circa 1200 a.C., Khrisna circa nel 900 a.C., Dionysus nel 500 a.C e molti altri profeti.

Il 25 dicembre coincide anche con il momento in cui il Sole entra nella Costellazione del Capricorno, che rappresenta simbolicamente le montagne e le grotte: è infatti in una grotta che nasce Gesù, e la grotta diventa così anche l’utero materno, archetipo di nascita e rinascita, la quale accoglie la Luce, Gesù. A questo si attribuisce la tradizione di rappresentare la storia della Nascita di Gesù attraverso il presepe. Giuseppe simboleggia il padre, il maschile, la solidità nella famiglia, lo spirito dell’uomo e anche l’intelletto; Maria invece rappresenta la madre, l’accoglienza, il cuore, l’amore.

Attraverso lo Spirito Santo visto come Anima collettiva Universale che mette in collegamento cuore e anima negli uomini, si accende la Fiamma Divina che da Luce alla vita, e questa vita si ripete da sempre per ogni essere umano nato.
La rappresentazione  della stalla  e della mangiatoia con gli animali stanno ad indicare l’essenzialità e la ricerca interiore: gli animali nella stalla sono anch’essi raffigurativi, il bue indica un animale ancestrale, emblema di fertilità  e fecondità come il bue Apis in Egitto, mentre l’asino rappresenta la natura inferiore dell’uomo rispetto ad Divino, una sorta di polarità ed equilibrio naturale vista come una ricerca interiore partendo dalla parte più terrena di ognuno per arrivare all’elevazione spirituale.

La stella rappresenta la direzione nella vita e per questo i Magi si sono lasciati guidare da questo potente archetipo per arrivare alla Luce, Gesù. Essa indica anche l’iconografia dell’uomo evoluto, la propria evoluzione interiore, la stella a 5 punte infatti simboleggia la raffigurazione dell’uomo con braccia e gambe aperte nella sua piena evoluzione e direzione verso l’alto inteso come il rivolgersi al Divino, ma simboleggia anche gli elementi vitali quali terra, aria, acqua, fuoco ed etere. Guardandola da un’altra prospettiva è come elevarsi alle qualità più ambite e difficili per l’uomo: amore, saggezza, verità, giustizia e bontà. Quando l’uomo nel suo percorso avrà tentato e forse sviluppato queste qualità, potrà finalmente comprendere il significato della frase “Ciò che sta in alto sta in basso e ciò che sta in basso sta in alto”, perché è questo quello che viene richiesto nella crescita evolutiva individuale. Inoltre nell’antico Egitto la stella indicava anche Ra, il Dio Sole.

I Magi simboleggiano gli esseri divini che superano le barriere della razionalità per perseguire la loro realizzazione spirituale donando oro, incenso e mirra al nascituro, Luce pura e cambiamento collettivo. Rispettivamente l’oro sta a significare regalità e ricordo dei cicli vitali, l’incenso la conoscenza, l’amore ancestrale e il sapere antico mentre la mirra è il simbolo della progressione umana attraverso la volontà, l’immortalità e la ciclicità della vita.

Arriva poi Babbo Natale, un’anima antica ed evoluta con tanta esperienza terrena: è rappresentato con l’iconografia di San Nicola, conosciuto anche come San Nicola di Myra, venerato dalla chiesta cattolica e ortodossa. È un santo molto popolare per le sue attitudini verso i giovani, si narra infatti che abbia aiutato molti bambini in difficoltà, facendo evitare loro anche la morte. Viene infatti visto come benefattore e protettore soprattutto dei bambini.

Rappresentato da un uomo con barba e capelli bianchi che significano saggezza, guanti bianchi che identificano la purezza, abito rosso che sta ad indicare l’evoluzione spirituale nella materia. Le renne alate che portano i doni ai bambini simboleggiano un viaggio attraverso le dimensioni per raggiungere gli obiettivi.

I regali significano i desideri più intimi della persona, da quelli materiali a quelli spirituali, una sorta di evocazione ed evoluzione ciclicamente annuale perché ogni anno dentro ognuno di noi si manifestano dei desideri, e viene stilata una sorta di letterina anche di poche righe, oppure talvolta si produce mentalmente o verbalmente anche solo un pensiero per chiedere ciò che a volte non possiamo esprimere, soprattutto da adulti, perché i bambini godono ancora dell’innocenza della manifestazione creativa. Nella letterina è come se fosse  l’anima a parlare e ad esprimere il suo desiderio più intimo, come se Babbo Natale diventasse il grande e buon padre, una sorta di divinità più terrena e accessibile che può ascoltare senza limiti e giudizio ogni richiesta umana.

L’albero o abete natalizio è la rappresentazione della vita verso l’alto, appunto verso la Divinità, un albero sempre verde tanto sacro ai Druidi e ai Celti, aveva un significato di prosperità, abbondanza e sacralità. Gli veniva anche attribuita la capacità di raccogliere le memorie ancestrali delle vite, delle battaglie e delle emozioni passate, una sorta di memoria genealogica. Lucine e candele per adornarlo hanno lo scopo di rievocare e rinnovare la Luce sotto forma di ricordi antichi, mentre le palline simboleggiano i frutti o per meglio dire i desideri di abbondanza e prosperità.
Il vischio fa parte anch’esso di una simbologia pagana e rievoca la fecondità maschile (il liquido delle bacche ricorda il seme maschile), oltre ad essere una pianta curativa che secondo la tradizione pagana ed esoterica conduceva all’immortalità (la popolazione celtica pensava che dal vischio nascessero i fulmini).

Il tradizionale bacio sotto il vischio ha origini nordiche: un’antica leggenda racconta che la Dea Freya, madre di Balder e Loki, pianse lacrime che si materializzarono in perle quando il secondogenito Loki uccise il fratello con una lancia formata da un ramo di vischio. Il pianto di dolore e purezza della madre riportarono il figlio in vita e da quel momento lei promise di baciare sotto il vischio ogni persona come simbolo di protezione.

Infine i colori del Natale sono anch’essi carichi di significato: il viola è simbolo di spiritualità e di trasformazione, il rosso è il colore dell’abito di Babbo Natale e indica l’amore, la vita e la capacità di radicarsi, di stabilizzarsi nonostante le difficoltà quotidiane. Il verde è l’emblema della vitalità, della guarigione, della rinascita e della fertilità, l’oro sta ad indicare la regalità e l’intelletto, il bianco ricorda la purezza e il candore dell’anima.

Buon Natale a tutti!

A cura di Barbara Comelato – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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