Aveva creato un vespaio di reazioni e di polemiche nei giorni scorsi la decisione della Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi che aveva deliberato di negare l’estradizione richiesta dall’Italia per i dieci ex terroristi rossi arrestati nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse” nell’aprile 2021, tra cui l’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, condannato in Italia come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Calabresi.

La Chambre de l’Instruction della Corte oggi ha pubblicato le motivazioni dietro quella controversa decisione.

Processi in contumacia, nessuna certezza che al rientro in Italia avrebbero un nuovo “equo” processo e un intervallo di tempo troppo lungo, 40 anni, durante il quale è stata data loro la possibilità di ricostruirsi una vita, una famiglia. Queste alcune delle motivazioni addotte dai giudici, la presidente Belin e i consiglieri Berthe e Kenette. Si legge fra l’altro che le sentenze di condanna in Italia sono state rese quando gli imputati erano “latitanti e contumaci” e che sono stati “condannati al termine di una procedura alla quale non erano presenti”.

Alcune decisioni sono state prese “in assenza” e in diversi dei casi in questione “le autorità italiane non sono state in grado di indicare” se gli imputati “fossero stati assistiti da un avvocato scelto effettivamente” dagli stessi interessati.   Quanto alla possibilità che i processi vengano riaperti in Italia al rientro dei latitanti, in seguito alla “evoluzione” della legge italiana sulla contumacia, i giudici osservano che “le spiegazioni” richieste “non contengono alcuna affermazione del diritto” degli imputati di beneficiare di un nuovo processo. In conclusione, per i giudici francesi “nessuna versione dell’articolo 175 del codice penale italiano (che organizza il diritto al ricorso contro il processo in contumacia) dà al condannato in assenza la facoltà incondizionata di esercitare un ricorso e di essere nuovamente giudicato”.

I giudici tirano più volte in ballo, come ha sottolineato la presidente del tribunale mercoledì annunciando la decisione sfavorevole all’estradizione, l’art. 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sulla necessità di un “processo equo”.   L’altra motivazione che ha spinto i giudici a negare l’estradizione, come già preannunciato dalla presidente, è contenuta nell’articolo 8 della stessa convenzione, che tutelala vita privata e familiare. E per i giudici “la passività delle autorità italiane, durata 30 anni prima di riformulare una richiesta di estradizione, ha contribuito alla costruzione di una vita privata e familiare sul suolo francese”. E aggiungono che le persone perseguite, durante la loro permanenza in Francia, “non hanno commesso più atti illegali”.

Segue l’elenco delle professioni e delle cariche ricoperte in Francia, i nomi delle persone che sono state mogli, mariti. I figli, avuti in Francia, per qualcuno i nipoti: “I problemi causati all’ordine pubblico dai fatti commessi deve essere considerato alla luce della loro gravità – ammettono i giudici – ma anche del lungo tempo trascorso. Senza sottovalutare la gravità eccezionale dei fatti contestati, in un contesto di violenze estreme e ripetute che nessuna rivendicazione politica può legittimare, bisogna riconoscere che si tratta di fatti molto remoti, avvenuti 40anni fa”.   Per gran parte degli accusati, rilevano i giudici, gli imputati “si sono integrati nella società fin dal loro arrivo in Francia, vivendo nella legalità e provvedendo ai bisogni loro e delle loro famiglie”.

Chi sono i 10 ex terroristi

Sono in tutto dieci gli italiani condannati per terrorismo negli anni di piombo e rifugiatisi in Francia dagli anni Ottanta, fermati nell’aprile 2021 nell’ambito dell’operazione Ombre Rosse. Si tratta di Giorgio Pietrostefani (68 anni), non presente in aula per motivi di salute, Enzo Calvitti (67), Narciso Manenti (65), Giovanni Alimonti (66), Roberta Cappelli (66), Marina Petrella (67), Sergio Tornaghi (63), Maurizio Di Marzio (60), Raffaele Venturi (70), Luigi Bergamin (72).

A cura di Televidio – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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