Preoccupa la situazione negli istituti penitenziari italiani, aggravata dal Covid-19, nei quali a una crescita dei contagi tra persone detenute e personale penitenziario non corrisponde una riduzione consistente della presenza numerica nelle carceri. Secondo gli ultimi dati del Ministero della giustizia a fine 2020 erano 53.723 le persone effettivamente presenti in carcere, a fronte di una capienza di 47.553 posti.

Allo scoppio della pandemia il numero di persone detenute era ben superiore, con 61.230 posti occupati. Le disposizioni adottate dal governo a marzo, contenute nel decreto “Cura Italia”, ha introdotto una serie di misure alternative al carcere che hanno permesso la riduzione di circa 4.500 presenze. Dal mese di luglio invece la popolazione carceraria è tornata a crescere, riducendo anche gli spazi per l’isolamento delle persone positive, a fronte di un aumento forte dei contagi.

A fine ottobre le presenze in carcere erano 54.868. L’adozione del “Decreto Ristori” ha reintrodotto nuove misure per contenere i contagi nelle carceri sulla linea di quelle di marzo, ma con effetti più limitati, che hanno permesso a oggi un calo di poco più di 1.100 presenze. A questi dati preoccupanti si aggiunge l’aumento costante del contagio, ormai riscontrato in più di 70 istituti penitenziari italiani.

A novembre, il numero di detenuti/e positivi/e al Covid-19 erano 809, con alcuni decessi registrati in varie regioni. Anche i contagi tra gli operatori carcerari sono in continuo aumento, con 969 casi tra il personale della polizia penitenziaria e 73 tra il personale amministrativo e dirigente. In linea con l’andamento dei contagi generale, la regione Lombardia resta la più colpita a livello nazionale anche per quanto riguarda le carceri, con molte altre regioni in grande affanno.
Nonostante solo alcuni istituti penitenziari rappresentino dei veri e propri focolai, il numero dei contagiati è molto più alto rispetto al picco registrato nella prima ondata della pandemia.

Il Garante per i diritti dei detenuti ha segnalato che la maggior parte degli istituti lamenta la mancanza di spazi appropriati per l’isolamento delle persone detenute positive, in un ambiente caratterizzato anche da scarsità di servizi sanitari e assistenza medica. A questa situazione esplosiva si aggiunge poi l’isolamento prolungato delle persone detenute, aggravato dalla nuova sospensione delle visite esterne. Nelle regioni “rosse” gli spostamenti per fare visita alle persone detenute in carcere sono sempre vietati, non potendo ritenere che tali spostamenti siano giustificati da ragioni di necessità o da motivi di salute.

La situazione d’isolamento ha scatenato violente rivolte in diversi istituti penitenziari e rischia di inasprire la tensione già presente nelle strutture, in assenza di misure adeguate che permettano alle persone, private della libertà, di mantenere un contatto espressivo con il mondo esterno. Molte le azioni di protesta da Nord a Sud all’interno delle carceri da parte dei detenuti/e, così come le manifestazioni di protesta di fronte agli istituti penitenziari da parte dei familiari. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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