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Italo Calvino moriva il 19 settembre 1985. Moriva un grande scrittore: e’ impossibile parlare di lui in poche righe, impossibile rendere giustizia in un articolo della grandezza di uno scrittore “geniale e brillante”, un uomo che ha saputo portare il romanzo in luoghi dove non si era mai spinto”.
Trentasei gli anni passati dalla sua scomparsa, e’ morto tre settimane prima del suo sessantaduesimo compleanno e l’Italia mise il lutto, come se fosse morto un amato principe. Infiniti i mondi possibili da lui immaginati e raccontati, la sua fu una letteratura fantastica che si accompagna a racconti realistici, fiaba che cede il passo a riflessioni sul mondo, sulla politica, sulle relazioni interpersonali. E poi le conferenze, i suggerimenti sulla scrittura, sulla lettura e sulla vita, scolpiti come su pietra nella testa di chi li ha letti, magari imbattendocisi per caso o andandoseli a cercare con la voracitò di chi Calvino non smetterebbe di leggerlo mai. La sua morte fu una calamita’ per la cultura , non solo perche’ era un bravo scrittore che ebbe pure il grande merito di raggiungere gli scolari delle scuole elementari, e non solo attraverso le sue collezioni di racconti popolari e favole.

Io ricordo ancora con un misto di struggenza e di orgoglio la copertina di Marcovaldo, libro di testo scelto dalla mia adorata maestra delle elementari, la Signorina, (pur avanti negli anni ma rigorosamente “zitella”, come lei amava definirsi), Rossi Carola (ai miei tempi la maestra era una, ed era sacra e intoccabile), e l’incipit che credo di aver imparato a memoria, per quante volte l’ho letto quel racconto” Le stagioni in citta”’.

…”Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre. Un giorno, sulla striscia d’aiola di un corso cittadino, capito’ chissa’ donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio li’ prendeva ogni mattina il tram..” In mezzo alla città di cemento e asfalto, Marcovaldo va alla ricerca della natura. Ma esiste ancora la Natura?. Quella che trova e’ una natura dispettosa, contraffatta, compromessa con la vita artificiale. Personaggio buffo e malinconico, Marcovaldo e’ il protagonista di una serie di avventure che partono come divagazioni comico-poetiche sul tema, tipico del neorealismo del dopoguerra, della piu’ elementare lotta per la vita, per arrivare alla satira del “ Miracolo economico” e della “ civiltà del consumo”.

E’ impossibile non pensare alla “lezione” di Calvino nella pandemia.
La sua intuizione resiste al tempo e alle stagioni della modernità, come un nuovo dogma universale della società: il mondo dominato dalla leggerezza dei software, non dalla pesantezza degli hardware. Calvino lo scriveva in quei lavori che saranno raccolti postumi sotto il titolo, scelto dalla moglie, di Lezioni americane.
E allora perchè non concludere con un passo di un suo libro Le città invisibili, dove la sera arriva, a scandire la giornata, come un muezzin a Istanbul, al suono di una qualche sirena, a cui segue sempre, e su questo non ci sono dubbi, un momento di preghiera. “…e’ alla sera che Vironia mostra tutta la sua bellezza.
Alle 18, qualche volta, dai balconi, a cui di frequente e’ legato uno striscione su cui campeggia la scritta Andra’ tutto bene e qualcuno e si mette a cantare.
Spesso è in tuta oppure in pigiama, insomma un abbigliamento informale e un po’ trasandato, che però ne acutizza l’aspetto simpatico e bonario. Gli altri lo seguono, e tutti all’improvviso si ritrovano a intonare la stessa canzone…”

Vironia non è una città vuota, ne’ tanto meno una città fantasma e non e’ neppura apocalittica, come qualcuno ha voluto definirla, e’ semplicemente una città in agguato: immobile e col respiro sospeso, proprio come gli animali che aspettano pazienti di capire se muoversi in una situazione di pericolo.
Beh… quante similitudini anche ai giorni nostri: qualcuno ha detto, non mi ricordo chi, “..cambia tutto per non cambiare nulla…”
C’e’ tanto da riflettere!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto TPI

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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