Il Regno Unito ha scelto di uscire dall’Europa.
Il Brexit è in vantaggio di poco più di un milione di voti per il remain.

Declan Kearney, membro dell’Assemblea dell’Irlanda del Nord per lo Sinn Féin, ha affermato che il suo partito spingerà per un voto sulla questione se l’Irlanda del Nord dovrebbe rimanere nel Regno Unito o unirsi alla Repubblica d’Irlanda se i sostenitori della Brexit avranno la meglio al referendum di ieri nel Regno unito. “Lo Sinn Féin continuerà a premere … per un voto di frontiera”, ha spiegato, “perché questo (Referendum sull’Ue) mostrerà tangibilmente un drastico cambiamento nel panorama politico del Nord”.

Anche dalla Scozia arrivano le prime voci di dissenso. Nell’area a nord del Vallo di Adriano, che ha votato in larga maggioranza per il Remain, oltre il 60%, si iniziano già a sentire le prime richieste di un nuovo referendum per l’indipendenza.
L’ex ‘first minister’ scozzese ed ex leader dello Scottish National Party, Alex Salmond, ha glissato le domande specifiche della Bbc, ma da Edimburgo alcuni rappresentanti del partito indipendentista hanno detto che “ora ci saranno conseguenze”, parlando di “una decisione presa dagli inglesi che impatterà anche sugli scozzesi”.
Il 18 settembre del 2014 in Scozia si tenne un sofferto referendum per l’indipendenza, che fu tuttavia bocciata alle urne.
Lo Scottish National Party ha già fatto intendere, per voce di alcuni suoi rappresentanti, “che bisognerà trovare qualche meccanismo per preservare il nostro rapporto con Bruxelles”.

Il giorno del giudizio è arrivato. – I cittadini britannici hanno deciso con il loro voto il destino del Regno Unito. Hanno votato il 72.2% dei 46,5 milioni circa di aventi diritto.
Secondo il politologo John Curtice, esperto consultato dalla Bbc, per vincere il referendum occorrerà raggiungere il “quorum” di 16 milioni e 400 mila voti.
I sondaggi di YouGov e Ipsos MORI, diffusi dopo l’apertura degli scrutini, davano in testa il no all’uscita dall’Unione Europea, rispettivamente con il 52% e il 54%.
Per l’istituto di ricerca Opinium invece fronte del ‘no’ all’Unione europea sarebbe lievemente avanti, con il Leave al 45% contro il 44% del fronte Remain.
Il 9% rimanente sarebbe indeciso.

Ha lasciato letteralmente a bocca aperta analisti e commentatori il dato proveniente dal Galles, che si riteneva europeista, e dove invece il fronte del Leave al momento sembra in vantaggio con una percentuale superiore al 60%.

Londra continua a imporsi come una roccaforte dei pro-Ue. Secondo i dati parziali emersi finora, il ‘Remain’ è al 69% mentre il ‘Leave’ si ferma al 31%. E la scelta di restare in Europa, ad esempio, prevale nell’aristocratico quartiere di Hammersmith & Fulham, dove il ‘Remain’ trionfa al 70% mentre il ‘Leave’ si ferma al 30%.

La Scozia si conferma bastione filo-Ue nel referendum sulla Brexit, con oltre il 60% di Remain a circa metà dei collegi locali scrutinati. Mentre il Galles, con un terzo delle circoscrizioni scrutinate, premia al momento Leave (55% a 45 circa) e la maggioritaria Inghilterra (esclusa quasi tutta Londra) si rivela ancor più euroscettica, a un decimo del suo spoglio, con quasi il 60% di voti pro-Brexit.

Da notare peraltro come l’affluenza sia in calo in Scozia rispetto alle politiche del 2015, laddove invece è registrata mediamente in aumento nel resto del Regno Unito. Così gli scozzesi, in controtendenza con il resto del Regno unito, si sono espressi con chiarezza per restare nell’Unione europea.
Lo ha sottolineato il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon dopo le previsioni dei media britannici che attribuiscono all’uscita dalla Ue la vittoria nel referendum di ieri. “La Scozia ha consegnato un voto chiaro, senza equivoci, per la permanenza nella Ue e accolgo con favore questo sostegno al nostro status europeo. Se il risultato complessivo è ancora da dichiarare, il voto qui chiarisce che il popolo scozzese vede il suo futuro nell’Unione europea” ha detto Sturgeon, che da tempo solleva l’ipotesi di un nuovo referendum sull’indipendenza scozzese in caso di Brexit. “Aspettiamo il risultato nazionale, ma la Scozia ha parlato, e parlato chiaro” ha detto Sturgeon.

Con la vittoria della brexit crolla la sterlina, che è passata dal 1,50 nei confronti del dollaro – valore più alto del 2016 – a quota 1,3305 dollari, il minimo da 31 anni, affondando di oltre il 10%.

In vista della Brexit crollano i futures sull’avvio della Borsa di Londra: a tre ore dall’apertura le rilevazioni Bloomberg vedono l’indice Ftse 100 in calo del 7,4%. La Borsa di Tokyo perde oltre l’8% mentre le previsioni dei media danno per vincente i ‘Leave’ nel referendum in Gran Bretagna. Sydney va giu’ del 4%.

SONDAGGI YOUGOV E IPSOS MORI I sondaggi di YouGov, diffusi alla chiusura delle urne, assegnano un vantaggio al fronte Remain, con il 52%, contro il 48% dei favorevoli del Brexit hanno coinvolto circa 5.000 persone.

Fonte Rai

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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