prigione

Il terrore e la paura vive ancora tra di noi. Un altro ostaggio è stato barbaramente decapitato dall’ organizzazione terroristica di matrice islamista denominata Isis (Stato Islamico dell’ Iraq e al-Sham). Si tratta del reporter giapponese Kenji Goto che per mano dell’ ormainoto John il jihadista è stato ucciso davanti a una telecamera. Goto è solo l’ ultimo di una serie di decapitazioni a cominciare da quella di James Fowley (il giornalista americano caduto per primo nelle mani di John), Steven Sotlof, David Haines ed Herve’ Gourdel. Ma quando pensavamo di aver visto tutto, l’ Isis ci stupisce ancora una volta. Infatti, anche il pilota giordano Muadh al- Kasasibah, è stato ucciso, ma questa volta invece della decapitazione sono state le fiamme a mettere fine alla sua vita. Le crude immagini che media e tv ci hanno fato vedere, fino all’ esaurimento, di queste tremende uccisioni, ci hanno fatto riflettere sulla considerazione che questi personaggi, alienati da una visione sempre più distorta della loro religione, hanno della vita umana. La morte può diventare uno show, anche grazie agli strumenti tecnologici e ai social network, per impaurire e gettare fumo negli occhi degli occidentali e gli ostaggi possono diventare anche una sorta di richiamo all’ordine. Il terrorismo si nutre di paura e più noi tremiamo più loro hanno il controllo su di noi. Allora per allontanare la paura da noi è giusto pagare un semplice riscatto? Molti governi mondiali non la pensano allo stesso modo riguardo al pagamento dei riscatti, alcune grandi nazioni come l’ America ha sempre adottato la linea dura e infatti non si è mai piegata ai terroristi di qualsiasi tipo. Altre nazioni invece come l’ Italia ha preferito quasi sempre pagare, perché la vita di una persona non ha prezzo.

Premettendo che la vita è un bene prezioso e va preservato con qualsiasi mezzo, c’è però qualcosa che non torna nell’atteggiamento tenuto dai vari governi italiani che si sono succeduti nel corso degli ultimi decenni. Dal momento che si paga un riscatto si crea un precedente e questo precedente può portare ad un circolo vizioso in cui rischiamo tutti, e ribadisco tutti, di non uscirne più. Il caso che ha fatto più scalpore negli ultimi giorni è stato quello delle due cooperanti italiane Greta e Vanessa rapite in Siria e poi liberate, dopo il pagamento di un cospicuo riscatto da parte del governo italiano. Greta e Vanessa erano filo-islamiste? Greta e Vanessa non erano delle semplici volontarie andate in questi luoghi a rischio, per portare aiuto e sollievo a quel popolo, ma agenti segreti italiane mandate per spiare le mosse dell’ Isis? Tante sono le ipotesi, più o meno vere o presunte uscite sui giornali e siti di informazione, dopo la loro liberazione ad oggi, ma quello che mi interessa di più sapere è perché l’ Italia abbia pagato il riscatto nel caso di Greta e Vanessa (sempre se sia vero che l’ abbia fatto realmente), mentre in molti altri casi, invece, lo stato abbia del tutto abbandonato i sequestrati e le loro famiglie. Questo atteggiamento fa venire molti dubbi sulla linea di condotta che abbiamo tenuto in passato e continuiamo ad adottare in caso di politica estera. Il programma satirico per eccellenza di Mediaset, ovvero Striscia la Notizia che, da ormai trent’anni, oltre a fare sorridere, riesce a dar voce a chi di voce non ne ha più, ha voluto intervistare quelle persone che hanno dovuto fare i conti con la temibile anonima sequestri sarda che, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, rapiva persone a un ritmo impressionante. Fortunatamente questi ex sequestrati hanno potuto parlare della loro esperienza e sono riusciti, in qualche modo, a cavarsela, ma comunque senza l’ aiuto e l’ appoggio della propria nazione e questo, secondo la mia modesta opinione, è sconcertante.

Tutti gli intervistati hanno preso a modello il caso di Greta e Vanessa e tutti quanti hanno chiesto perché lo Stato Italiano abbia pagato in quel caso il riscatto e nel loro no. Il precedente di cui parlavo qualche riga sopra è proprio questo, perché dal momento che paghi un riscatto per la liberazione di una persona, lo devi fare sempre e comunque, sia che si tratti di Isis, Anonima Sequestri, o qualsiasi altro. Se la vita è importante lo è sempre e comunque, sia che la persona interessata si chiama Greta, Vanessa, Giulio, Marco o Fabrizio e faccia l’ operaio, il giornalista, l’ insegnate o il tabaccaio. Chiedo, a titolo personale, ma penso anche di parlare a nome di tutti gli italiani, chiedo umilmente, come cittadino italiano, innamorato del proprio paese, al neo presidente Sergio Mattarella, di cercare in tutti i modi di sciogliere questa matassa sempre più intricata e trovare insieme alle parti politiche una soluzione unica e uguale per tutti, per non creare cittadini, pardòn sequestrati, di serie A e di Serie B.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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