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Positivi eventualmente sì. Ma meno contagiosi. Le persone vaccinate contro Sars-CoV-2 possono contagiarsi, soprattutto in una fase come questa: caratterizzata dalla diffusione pressoché assoluta della variante Omicron, «che ha una capacità di trasmissione senza precedenti per questo virus e con ogni probabilità quasi eguale a quella del morbillo», afferma Antonio Picerno, direttore del laboratorio analisi dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza. Ma la loro capacità di trasmettere eventualmente il virus ai contatti più stretti è inferiore a quella che si registra nelle persone non correttamente immunizzate. La conferma giunge da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra e pubblicato sulla rivista «Nature Medicine». Oltre a proteggere dal decorso più grave dell’infezione, la vaccinazione è dunque un antidoto anche contro l’aumento dei contagi.

Nei vaccinati la carica virale è sempre inferiore – A questa conclusione gli autori sono giunti dopo aver misurato la carica virale infettiva – una procedura che richiede l’inserimento del virus in un terreno di coltura: procedura possibile soltanto in pochi laboratori con il massimo livello di biosicurezza – rilevabile nei campioni di persone infettate dalla variante «cinese» del coronavirus (118 campioni, 2020) e dalle successive Delta (293, 2021) e Omicron BA.1 (154, 2022). Le misurazioni sono avvenute nei primi cinque giorni trascorsi con i sintomi provocati da Sars-CoV-2. Lo studio ha dimostrato che, nelle sue evoluzioni, il coronavirus ha acquisito una maggiore trasmissibilità. La carica virale dei casi provocati dalla variante Delta (prima) e da Omicron (poi) è risultata infatti sempre più alta di quella misurata nei campioni delle persone contagiate dal ceppo di Wuhan del coronavirus. Una metamorfosi attesa, soprattutto dopo l’introduzione del vaccino, per eludere le difese messe in campo dal sistema immunitario. Indipendentemente dalla variante in questione, però, nel confronto tra vaccinati e non la carica virale rilevata tra i primi è risultata sempre più bassa: sia rispetto a Delta sia con Omicron.

Terza dose fondamentale contro Omicron – Nei contagi provocati dalla variante Delta – rispetto ai non vaccinati – le persone immunizzate anche soltanto con due dosi avevano una più bassa carica virale. Aspetto che non è invece emerso nei casi provocati da Omicron. Segno, per dirla con Isabella Eckerle, co-direttrice del Centro per le malattie virali emergenti dell’ospedale universitario di Ginevra, «che per essere protetti da quest’ultima variante, come nel caso dell’infezione provocata dal virus dell’epatite B, è necessario effettuare la terza dose». Il richiamo è infatti fondamentale per permettere al sistema immunitario di acquisire le «competenze» utili a riconoscere la variante Omicron che, a dispetto della sua elevata contagiosità, sembrerebbe determinare una carica virale infettiva inferiore rispetto a Delta.

In Italia evitati 8 milioni di contagi grazie alla vaccinazione – L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità ha confermato l’efficacia della campagna vaccinale: in grado di evitare circa otto milioni di infezioni, oltre 550mila ricoveri e circa 150mila decessi. Fin qui i benefici diretti. Indiretti, invece, sono quelli documentati dall’ultimo studio. Ma non per questo meno importanti: sia a livello clinico sia epidemiologico, nel contenimento del virus e nella genesi di nuove varianti. Conoscere la contagiosità di Sars-CoV-2, a seconda che si sia vaccinati o meno, è «essenziale per decidere quali misure di prevenzione collettiva adottare: a partire dalla durata dei periodi di isolamento», conclude Eckerle.

A cura di Silvia Camerini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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