Il triste anniversario e il programma della giornata hanno ricalcato quello come ogni anno. Santa messa, passaggio delle delegazioni sindacali, associazioni politiche e istituzionali davanti alla stele che ricorda le otto vittime della strage con la deposizione di fiori. I rintocchi delle campane – alle dieci e dodici minuti – hanno evidenziato e ricordato l’attimo in cui scoppiò la bomba.

All’appuntamento, promosso dalle Organizzazioni sindacali insieme al Comune di Brescia e all’associazione Casa della memoria, nel 47esimo anniversario della strage di Piazza della Loggia è intervenuto il ministro della Giustizia. Al termine della mattinata, nel rispetto delle norme anti Covid, si è svolto il convegno “Siamo testimoni non perché c’eravamo ma perché continuiamo a esserci”, trasmesso in diretta sul sito internet del Comune di Brescia.

Tornando agli anni del terrorismo, bagnati dal sangue di tanti onesti cittadini, Il 28 maggio 1974, pochi minuti dopo le dieci, in piazza della Loggia a Brescia, un ordigno, fatto esplodere in un contenitore della spazzatura, provocò otto morti e circa cento feriti. La strage si materializzò durante una manifestazione indetta da sindacalisti e antifascisti per protestare contro una serie di attentati avvenuti nella zona. Le indagini furono lunghe e complesse. La paternità della strage fu rivendicata da Ordine nero, da Anno zero e Ordine nuovo.

Il giorno prima del fatto, un messaggio proveniente da Ordine nero-Gruppo Anno zero-Briexien Gau, diretto ai quotidiani di Brescia, aveva annunciato degli attentati contro edifici pubblici. Nel messaggio si asseriva che, con gli attentati, s’intendeva anche ricordare la morte di un giovane bresciano – avvenuta qualche giorno prima a seguito dello scoppio di una bomba trasportata sulla sua Vespa – già militante in formazioni extraparlamentari di estrema destra. Inoltre in contatto con elementi dell’oltranzismo nero di Milano e Verona. La sua morte aveva destato a Brescia un’emozione vivissima, convalidando l’opinione, però, che gli attentati e le aggressioni ripetutesi in quegli stessi giorni nelle scuole e contro sedi “di partiti della sinistra e di organizzazioni sindacali” avevano posto la città al centro di una manovra eversiva diretta a contrastare mutamenti sociali in senso progressista.

Per questi motivi, sindacalisti e antifascisti avevano indetto la manifestazione del 28 maggio finita poi con la sanguinosa strage. Nel tempo si sono celebrati tre processi. L’ultimo, terminato nel 2017, ha visto la condanna per strage del dirigente di Ordine Nuovo come organizzatore dell’eccidio, e di un militante (oltre che informatore del Sid), per concorso. Purtroppo, come per altre stragi, non sono stati identificati gli esecutori materiali e non c’è stata nessuna condanna per i depistaggi, pur ricostruiti.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Restorica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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