XXVIII ANNIVERSARIO DELLE STRAGI DI CAPACI E VIA D'AMELIO GIOVANNI FALCONE PAOLO BORSELLINO STRAGE STRAGI MEMORIA MAFIA MINISTERO ISTRUZIONE VIALE TRASTEVERE

Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini. Giovanni Falcone”. 

Ogni anno, dopo quel tragico 23 maggio 1992, giovani ragazzi, poco più che adolescenti, quando l’aria di questa bellissima terra brucia ancora di rabbia e sdegno, si ritrovano ipnoticamente davanti alle mura della Questura di Palermo. Non è più il tempo della paura. Ognuno ha un vissuto diverso, magari un’attesa diversa, ma tutti hanno impresso in maniera indelebile le immagini dei crateri di Capaci e di Via D’Amelio.

Non poteva finire così… Anzi, non doveva finire così! C’erano mille modi per mostrare la rabbiosa voglia di riscossa di questa terra; l’associazionismo, l’impegno quotidiano, l’informazione, la formazione, loro hanno scelto la divisa. Mai nessuno avrebbe, anche solo minimamente, potuto o dovuto pensare che quel sangue fosse stato versato invano. La corsa della Croma di scorta “Quarto Savona 15” e dei suoi occupanti s’interruppe lì, in quel tratto di autostrada stretto tra quei monti e un mare bellissimo. Un’esplosione devastante, nessuno scampo per le auto investite. La Sicilia é sempre stata così; luce fortissima quando invalicabile sembra l’ombra. La luce e la prorompente forza delle idee, dei sentimenti e del cuore immenso degli occupanti della “Q.S.15” che ha trovato nuove gambe, nuove braccia, nuovi cuori.

I giovani poliziotti, uniti ai più anziani, anno dopo anno, varcando le soglie della Questura di Palermo, hanno sentito indistintamente addosso il peso insostenibile di quella gravosa e indimenticabile eredità. Così come si sentivamo non all’altezza, non degni di chi a quel prezzo aveva indossato quella divisa. Lapidi incise ovunque, ma scolpite a fuoco dentro ogni poliziotto che si consideri tale! A oggi quel sangue ha bagnato quasi tutta la Sicilia, quasi tutta l’Italia. Ogni ricorrenza è l’occasione per tante persone, di ogni estrazione o stato sociale, per recarsi a Palermo – ovvero partecipare virtualmente – e stringersi attorno a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, ma soprattutto per urlare al mondo che l’onda di verità e giustizia sgorgata dal sangue di Capaci e di Via D’Amelio non si deve fermare.

Vite distrutte e corpi dilaniati. Quella terribile esplosione li ha consegnati alla triste Storia di questo Paese, incastonandoli in un periodo che mai più avremmo dimenticato. Ancor più perché di li a poco avremmo pianto per il giudice Paolo Borsellino e per i colleghi Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Colpendo al cuore il malaffare, tutti insieme, potremo urlare che in Sicilia é tornata a splendere una nuova luce. Se ci sono ancora verità taciute, beh non lo saranno ancora a lungo.

E’ oramai tempo di verità e giustizia. Nel sangue dei martiri c’è il fiore di una speranza che da ventinove anni soffia sull’Italia intera rendendola ogni giorno un posto migliore. Da Capaci e Palermo non spira più aria di morte ma vita e speranza, in memoria di tutti i caduti vittime della mafia.”La lotta alla mafia non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità. Paolo Borsellino”.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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