Prima parte.

Si era all’inizio degli anni Settanta.
Per i giovani di quell’epoca era un genere musicale veramente innovativo, in Italia nacquero le prime discoteche, i primi locali dove andare con la propria ragazza e ballare sui suoni e ritmi moderni che avevano le reminiscenze con il Funk e il Soul. “Il Funky è un genere musicale, nato negli Stati Uniti, per opera di musicisti afroamericani, intorno alla metà degli anni Settanta e fonda le sue radici nel Soul, nel Jazz, e nel Rhythm & Blues. Il termine “Funky”, nello slang nero, sta a significare l’odore prodotto durante l’atto sessuale e, di conseguenza, “Funky” indica un mix tra “Sporco”, e “Sexy” ed “attraente”. Detto in breve, identifica musicalmente parlando, in ritmo cadenzato e scandito, quasi morboso, con l’obiettivo di far ballare il pubblico, grazie anche agli arrangiamenti che, come abbiamo detto, prendono spunto dal Soul, dal Jazz e dal R&B.
Favorisce il groove (letteralmente “scanalatura”, “solco”, ovvero quella serie ritmica ripetuta ciclicamente all’interno di un brano, solitamente ad ogni lettura), ben scandito dalla batteria e dal basso elettrico, a “discapito” della melodia e della progressione armonica; infatti, almeno all’inizio, il termine “Funky”, nell’ambito musicale, veniva utilizzato nel Jazz, per indicare un attitudine ai brani rudi e liberi da sofisticazioni, con riff ripetitivi a ritmo incalzante[…]”.
(Il testo virgolettato è stato tratto da: “Musica in Contatto “, su oneline icoincontatto.it).

La Discomusic, a volte abbreviata con il nome di Disco, il termine e derivato da Discotheque, in francese, “libreria di dischi fonografici”, ma in seguito usato come nome proprio per i Night Club di Parigi.
Il suo pubblico iniziale era composto da frequentatori di club delle comunità afroamericane, italoamericane, latine e psichedeliche di New York e Philadelphia tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta. La disco fungeva anche da reazione sia contro il dominio della musica Rock, sia contro la stigmatizzazione della musica da ballo della controcultura durante questo periodo. Anche le donne abbracciarono la disco e così la musica progressivamente si espose a diversi altri popolari gruppi musicali del tempo.

Molti artisti non – disco registrarono canzoni disco o influenzate da esse al culmine della popolarità del genere musicale (ricevendo tra l’altro aspre critiche come quella essersi venduti) e film come La Febbre del Sabato Sera, Saturday Night Fever e Grazie a Dio è Venerdì, Thank God it’s Friday, contribuirono al successo della musica Disco a livelli di popolarità mainstream. La disco fu l’ultimo movimento di musica popolare di massa guidato dalla generazione dal Baby Boom. La musica disco fu un fenomeno mondiale, ma la sua popolarità diminuì negli USA alla fine degli anni Settanta.

Il 12 luglio 1979, un protesta anti-Disco a Chicago, chiamata poi Disco Demolition Night, aveva dimostrato che una reazione arrabbiata contro la Disco e la sua cultura era emersa negli Stati Uniti. Nei mesi e negli anni successivi, molti gruppi associati alla disco lottarono per ottonere airplay nelle radio americane, anche se non ebbero questo tipo di problemi negli altri paesi. Pochi artisti riuscirono ad entrare in classifica con canzoni disco all’inizio degli anni ottanta, ma il termine “Disco” divenne fuori moda nel nuovo decennio e alla fine fu sostituito dalla “Dance Music”. Anche se le tecniche di produzione sono cambiate, molti gruppi musicali di successo sin dagli anni Settanta hanno mantenuto il battito base della Disco e la mentalità, e le discoteche sono rimaste popolari.

Ma quali erano i musicisti e i cantanti, che portarono al successo il genere della Discomusic, come Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savestano nella presentazione del loro libro, dal titolo: “La Disco, ‘Storia illustrata della Discomusic’ “, parlano di ” Un radioso viaggio intergalattico nel cosmo musicale più sfavillante degli anni ’70: Superstar e Stars dell’universo della Discomusic.

Oltre il glamour, il ritmo, lo scandalo, gli eccessi, la sensualità della musica da ballo poi famosa della terra, brillano le canzoni e gli artisti che hanno rappresentato, attraverso un groove elettrizzante ed irresistibile, il sound track di un’epoca innovativa e magica.

È istantaneo per l’uomo della strada identificare la Disco con il travolgente “fenomeno travoltino” della Febbre del Sabato Sera, glorificazione dei Bee Gees, ma la Discomusic è questo e molto più: della rivoluzionaria I Feel Love di Donna Summer alla disco sinfonica di Van McCoy con The Hustle, dall’inno di Gloria Gaynor I Will Survive, al Maestro dell’amore Barry White, passando per la Gay Disco dei Village People e Silvester, e l’androgina di Grace Jones, la Disco-Funky di Kool & The Gang e ai Jackson 5, il soul orchestrale di Isaac Hayes.

Troppo spesso la Disco è stata tacciata di essere vuota e priva di contenuti, declassata a musica di serie B in un’era in cui il nostro paese la musica d’autore e il rock avevano tutte le glorie della stampa.
Come tutti i generi musicali, anch’essa aveva i suoi buchi neri illuminati però da una miriade di “supernovae” che incendiavano decine decine di proseliti in tutto il mondo, conquistati dal sound ammaliante, del ritmo infuocato, da arrangiamenti sofisticati e dalle variegate performance vocali degli artisti.
Spensierata, disinibita e briosa, la Disco è stata un multing sociale di portata non certo inferiore alle correnti musicali cosiddette “politicamente corretto”.

Nel suo immenso universo confluivano culture, razze realtà minoritarie, etniche e sessuali, tra le più disperate, veicolate nel rito collettivo della danza e dell’espressività individuale, tra creatività, fisicità ed estetica, in una naturale catarsi di aggregazione e unità.
Da fenomeno underground di nicchia a emblema di un evolutivo percorso musicale e socio-culturale, la Disco è, ancora oggi parte integrante della nostra vita.

È con l’anno 1974 che la Discomusic entra prepotentemente nelle classifiche di vendita sancendo in via ufficiale il suo ingresso dai clubs underground newyorkesi al Mainstream di massa della “popular music” mondiale.
Era il 26 ottobre 1974 quando il brano Never Can Say Goodbye di Gloria Gaynor debutta al N°1 dell’appena istituita Disco action, classifica di brani più gettonati nelle discoteche degli Stati Uniti, stilata dalla “Bibbia del mercato musicale”: la rivista Bilboard […]”.

Dalla prefazione del libro: “La Disco, ‘Storia Illustrata della Discomusic’, prefazione di Bob Esty.
“[…] La prima volta che arrangiai un brano di Discomusic fu nel 1976 per il bi-centenario degli Stati Uniti: si trattava di Yankee Doodle Dandy cantato da Paul Jabara, l’autore del duetto Donna Summer e Barbra Streisand.
La mia entrata sulla scena Disco fu del tutto casuale: non essendo, allora, un esperto del genere, dovetti imparare stili e tecniche di arrangiamento completamente nuovi.

La Discomusic ha rappresentato per me un’inaspettata opportunità di apprendimento nel produrre, arrangiare e scrivere tanti progetti da Dance Floor con grandi artisti , unici: Donna Summer, Barbra Streisand, Cher, i Beach Boys, Andy Williams, Raquel Welch… Paul Jobara fu determinante per la mia entrata in quel mondo.
Mi presentò alla sua amica Donna Summer e a Neil Bogart, fondatore della Casablanca Records, e il resto è storia!!!”.
“Con Donna ho registrato Last Dance in un solo giorno, a luglio del 1977: fu a seguito di quella registrazione che Giorgio Moroder mi chiese di arrangiare l’imminente doppio album della regina della Discomusic, Once Upon A Time.

Lavorare per lei fu un sogno per me”, ricorda Bob Esty: “Mi recai a Monaco di Baviera, dove Donna e Giorgio registravano, e fui presentato a tutti i musicisti dei Munich Machine, la band di studio di Moroder al quale sarò grato per avermi mostrato i segreti del suo studio di registrazione elettronico. Poi fu la volta di Roberta Kelly, per la quale arrangiai un album Gospel-Disco.

Da queste si aprirono per me altre grandiose opportunità, a cominciare da Cher, con la quale registrati due album, Take Me Home e Prisoner, un’ esperienza bellissima.
Il mondo e gli artisti della Disco mi hanno dato modo di crescere imparare, perché le caratteristiche principali del genere consiste nell’accogliere stili diversi e dar loro nuova luce e freschezza.
Con questa musica ho capito cosa vuol dire sperimentare”. Bob Esty, prosegue il suo racconto: “Come arrangiatore mi sono sentito libero di scoprire nuove forme musicali.

E poi, al di là del discorso prettamente musicale, la Disco ha stimolato il mondo ad aprirsi alla gioia, e ha rappresentato un modo innovativo di creare e scoprire melodie e modi di ballare eccitanti, mai sperimentati fin a quel momento. Le discoteche del Village di New York, come lo Syonewall e il Limelight, negli anni Settanta erano il massimo. Per non parlare dello Studio One di Los Angeles, dove mi sono esibito con le attrici Sally Kellerman e Lesley Ann Warren prima che diventassi un musicista Disco.
Sentir suonare, in tutti questi locali, la musica che avevo arrangiato e prodotto per Donna, Cher, Barbra, D.C. La Rue, i Brooklyn Dream… e vedere la gente che si scatenava al ritmo quel suono… be’, era una sensazione impagabile!”. Bob Esty, conclude la prefazione del libro, dal titolo: “La Disco, ‘ La Storia Illustrata Della Discomusic’: “Tutto e possibile, fintanto che la grancassa batte i quattro quarti!!! […]”.

(Il testo virgolettato è tratto dalla presentazione del libro succitato di Bob Esty, musicista, compositore e arrangiatore, degli autori Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano. 1 Edizione novembre 2014, 2014 Lit Edizioni – Arcana – Roma 2014).
Entro la fine degli anni Settanta la maggior parte delle più importanti città degli Stati Uniti ebbero una fiorente scena Disco.
Lo Studio 54 fu senza dubbio il più noto di questi Night Club.
I Balli popolari furono il “Rebot” e “l’Hustle”, si riferisce principalmente al ballo di copia, svolto nelle sale da ballo e nei locali notturni alla musica da discoteca. Ha alcune caratteristiche in comune con il Mambo, la Salsa, e il Ballo Swing.
I suoi passaggi di base sono in qualche modo simili al discorso, che è emerso all’incirca nello stesso periodo ed è più familiare in vari paesi europei.

Negli anni Settanta c’era anche un ballo di linea chiamato The Hustle.
Il ballo latino, The Hustle viene ballato nei ritmi della Discomusic dalle persone appassionate del genere e del ballo disco, negli Stati Uniti a New York, nel celebre Night Club, lo Studio 54.
I frequentatori della Disco spesso indossavano dei completi costosi e stravaganti per quanto concerne, le camicie, le giacche, i pantaloni e le scarpe. Ci fu anche una fiorente sub cultura della droga nella scena della disco, in particolare per quei farmaci che avrebbero migliorato l’esperienza del ballo con la musica ad alto volume e le luci psichedeliche, la droga che girava nei Night Club era la cocaina, soprannominata “Colpo”, l’ LSD usata prima dagli Hippis, al Festival di Woodstock nel 1969, il nitrito di smile, conosciuto con il nome di “Popper” e il Metaqualone, commercializzato col nome di ” Quoalude”.
L’altro fenomeno culturale dell’era disco fu la promiscuità e il sesso pubblico nei club. Altri club di New York che, alla fine degli anni Settanta, contribuirono sicuramente allo sviluppo del fenomeno Disco furono il The Gallery del DJ Nicky Siano e il Paradise Garage col DJ Larry Levan.

(Il Testo virgolettato è tratto dal libro, dal titolo: “La Disco, ‘Storia Illustrata della Discomusic ‘, autori Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano, prefazione di Bob Esty, 1 edizione: novembre 2014. 2014 Lit Edizioni Srl – Arcana Lit Edizioni Srl – Roma).
Fine prima parte… Continua!!!

A cura di Alessandro Poletti – Foto Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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