La Storia della Discomusic Parte Seconda.

Proseguiamo in questa seconda parte, La Storia della Discomusic, la musica che fece ballare le persone in tutto il mondo.
Ma chi erano gli artisti musicisti e cantanti che con le loro canzoni e la loro musica che fecero degli anni Settanta, gli anni in cui la musica da ballo, divenne una notevole fonte di spensieratezza, di sogno, di incontro perché no, con la propria ragazza, nei Night Club di tutto il mondo, ballare i ritmi disco e funky aveva una forte emotività, le pulsazioni del cuore andavano a mille, quando stringevi e prendevi la tua ragazza e la facevi girare e muovere al ritmo della Discomusic, si proprio così, come la pulsazione dei 4 /4 della ritmica della cassa del batterista che batteva il ritmo, così frenetico e con una pulsazione che in certi passaggi era veramente energica, piena di tensione emotiva e piena di patos.

Naturalmente questi sono alcuni nomi di artisti musicisti e cantanti che negli anni Settanta hanno calcato le scene musicali, prima fra tutti, Donna Summer che fu considerata la Regina della Disco, e Barry White che fu considerato il Re della Discomusic, Gloria Gaynor, Bee Gees, Chic, Giorgio Moroder, Pete Bellotte, Village People, Amanda Lear, KC Sunschine & Band, Diana Ross, The Love Unlimited, le due sorelle, Glodean James, Linda Marie James e la cugina Diane Taylor, un trio veramente sofisticato, elegante nel canto e nei cori, molto sensuale, Sister Slage, Cerrone, Bonny M, Labelle, Silvester, The Ritchie Family, Emmi Steward e Earth Wind & Fire, e tanti altri.

A New York i musicisti e il pubblico delle donne degli omosessuali, dei neri e delle comunità latine adottarono vari tratti degli Hippies e della psichedelia.
Questi condussero il sound travolgente, il ballo a forma libera, le illuminazioni psichedeliche, i costumi colorati e gli allucinogeni. Gruppi Soul psichedelici come i The Chambers Brothers e specialmente Sly & The Family Stone influenzeranno artisti Proto-Disco come Isaac Hayes, Willie Hutch e il sound di Philadelphia. Inoltre, la positività percepita, la mancanza di ironia, e la serietà degli Hippies condizionarono la musica Proto-Disco, come l’album degli MFSB “Love Us Message”, questo del gruppo sembrava proprio un brano che inneggiava che il messaggio e l’amore!!. Invece al pubblico Mainstream M.F.S.B. era la sigla di “Mother Funkin’ Son of a Bitch”.

La musica Soul di New York e di Philadelphia furono evoluzioni del sound Motown, ed erano caratterizzati da percussioni sontuose a da archi lussureggianti che diventarono una parte preminente delle canzoni disco della metà degli anni Settanta. Le prime canzoni con elementi disco furono “You Keep Me Hangin’ On” delle Supremes, brano del 1966, “Only The Strong Survive” di Jerry Butler del 1968, “Message To Love” dei Band of Gipsys di Jimi Hendrix del 1970, “Soul Makossa” di Manu Dibango del 1972, Superstition” di Stevie Wonder del 1972, “Keep on Truckin” di Eddie Kendricks del 1973 e “The love I Lost” degli Harold Melvin & the Blue Notes del 1973, e “Love Train” dei The O’Jays, con gli M.F.S.B., come band di supporto, raggiunse la numero uno della Billboard nel marzo del 1973, e questo genere fu chiamato “Disco”: il brano del gruppo era stato scritto nel 1972.
La disco iniziale fu dominata da produttori ed etichette discografiche come La Salsoul Records, di Ken Stanley e Joseph Cayre, questa label fu distribuita dalla RCA Records Corporations, che era legata Alla Radio Corporations of America, la West and Records di Mel Cheren, la Casamblanca Records di Neil Bogart e la Prelude Records di Marvin Schlachter, questi erano tutti produttori, che lavoravano nel mondo della musica e all’intrattenimento.

Il genere fu plasmato anche da Tom Moulton, che volle estendere il divertimento – creando codi il mix prolungato o “Remix”. Altri DJ e remixer influenti che contribuirono a definire quello che divenne noto come “Sound Disco” furono David Mancuso, Nicky Siano, Shep Pettibone, Larry Levan, Walter Gibbson e il “Padrino della musica House” Frankie Knuckles, con sede a Chicago. I DJ dell’era disco avrebbero spesso preso il termine italiano ereditato, di canzoni esistenti utilizzando i registratori a nastro, e aggiungendo dei break nelle percussioni, nuove sezioni e nuovi suoni.
I DJ avrebbero selezionato i brani Groove.
La parola Groove indica una serie ritmica che si ripete ciclicamente, generalmente in ogni battuta. Questo è un termine popolare, in uso già dagli anni Sessanta .
La sua traduzione letterale dall’inglese all’italiano a il significato di solco, scanalatura e in ambito musicale indica il solco dei dischi in vinile, esiste tutta via anche il verbo inglese To Groove, in uso negli anni Sessanta con
significati diversi, come intensamente o intenso riferita alla musica. Si può considerare l’equivalente di quello che in campo melodico è definito Riff.

Il termine “Groove” è molto usato nella Black Music e nei suoi derivati e lo si usa anche per definire un certo portamento del ritmo tipico di taluni generi, come per esempio il Funk e il Rhythm & Blues, dove si parla spesso di ritmi Shuffle, analogamente si intende, anche nel gergo degli strumenti a percussione, per ritmo Shuffle si intende il ritmo che risulta nella ripetizione di un Groove di coppie, o pattern analoghi di note ineguali.

Più nello specifico, per Groove si intende l’espressione che da il corpo nel ballo, spinto dal ritmo del Soul di quella musica. Si differenzia da quello che nel jazz è definito Swing soprattutto per un’indicazione più marcata di ripetività, caratteristica comune a entrambi i concetti è la possibilità di inserire minime variazioni all’interno della sequenza ritmica.
In sostanza i DJ avrebbero selezionato i brani e i Groove in base a ciò che i danzatori volevano, passando da una canzone a un’altra con un mixer per Disc Jockey e utilizzando un microfono per introdurre le canzoni e per parlare al pubblico. Altre apparecchiature si aggiunsero alla configurazione di base del Disc Jockey, offrendo manipolazioni in tempo reale del suono, come il riverbero, l’equalizzazione e l’eco. Usando queste apparecchiature, un DJ potrebbe fare effetti come il taglio di tutto tranne della linea di basso pulsante di una canzone, e poi lentamente mixare l’inizio di un’altra canzone utilizzando il Cross-Feder del mixer.
Per quanto riguarda l’assesa del Mainstream, dal 1974 al 1977, la musica disco continuò a crescere in popolarità e molte canzoni disco raggiunsero la vetta delle classifiche. Già nel 1974, Love’s Theme della The Love Unlimited Orchestra del Maestro Barry White divenne la seconda canzone disco a raggiungere la numero uno nella Billboard Hot 100, il brano strumentale fu scritto dal Maestro White come omaggio alle tre vocalist The Love Unlimited, e inserito nel loro secondo album dal titolo Under The Influence of Love, stampato dalla 20Th Century Records nel 1973. Nello stesso periodo il 1974, vi fu un alltro gruppo, gli MFSB con il brano Love Train, pubblicarono poi l’anno successivo anche TSOP, The Sound of Philadelphia, con il coro delle The Three Degrees, e questa fu la terza canzone disco a raggiungere la numero uno; The Sound of Philadelphia fu scritta come sigla per il programma televisivo americano, Soul Train.

Vorrei ricordare che Barry White pubblicò a suo nome un album nel 1974 dal titolo Can’t Get Enough, in questa opera fonografica, vi furono due singoli che divennero due hit, Can’t Get Enough of your Baby, e You’re the First, the Last my Everything. La canzone è uno dei brani leggendari della carriera del cantante Maestro Barry White.
Non tutti però sanno che la canzone è una cover ma attenzione niente di male.

Infatti, inizialmente, ovvero 21 anni prima nel 1953, era una versione Country, per poi essere arrangiata dal Maestro White in una versione disco. Il brano entrò immediatamente tra le Top Ten, You’re the First, the Last, my Everything, scritto da Barry White, Anthony Sape e Pete Sterling Radcliffe e prodotto da White nel 1974, pubblicato come secondo singolo estratto dall’album Can’t Get Enough, dello stesso anno.

Radcliffe originariamente scrisse You’re the First, the Last, my Everything, come canzone Country (Folk) con il titolo You’re First, the Last, my In-Between, che però rimase inedita per 21 anni, Barry White la registrò nella sua versione disco e riscrivendo in parte il testo.
Il brano fu il quarto del Maestro californiano ad entrate nella Top Ten delle Bilboard Hot 100, raggiungendo la seconda posizione. Il singolo inoltre rimase per una settimana in vetta alla classifica Billboard Jot Soul Singles.
Il singolo ebbe un’ottima accoglienza anche in Europa, entrando nella Top Ten del Regno Unito, come primo per due settimane e settimo in Austria e Svizzera.

Il singolo ricevette anche un disco d’oro dalla RNA il 2 luglio del 1974.
La canzone è apparsa numerose volte in film e serie televisive, nello specifico in diverse puntate di Ally McBeal e nella colonna sonora del film, Che Pasticcio, Bridget Jones!
Nel 1974 il brano Rock the Boat del gruppo dei The Hues Corporation entrò in classifica al N°1 negli Stati Uniti superando il milione di copie vendute, fu una delle prime canzoni disco di quell’anno a raggiungere la ragguardevole prima posizione. Lo stesso anno vide l’uscita di una canzone dal titolo Kung Fu Fighting del cantante Carl Douglas, canzone prodotta da Biddu, che raggiunse anch’essa la 1 posizione, sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti e divenne il singolo più venduto dell’anno, ed uno dei singoli più venduti di tutti i tempi con undici milioni di dischi venduti in tutto il mondo, vi è da dire che negli anni Settanta la vendita dei dischi andava forte e se ne vendevano molti, le produzioni poi erano frenetiche, i produttori lavoravano agli arrangiamenti e alla composizione di nuovi brani e inoltre scoprirono nuovi artisti, contribuendo a diffondere il genere musicale in gran misura in tutto il mondo.

Nel 1974 vi fu anche un’altro brano Rock Your Baby del cantante George McCrae, che divenne primo singolo di Discomusic a raggiungere la posizione numero uno nel Regno Unito, dato che nella sezione Nordovest dello Stato inglese l’esplosione dello genere Nothern Soul, che iniziò alla fine degli anni Settanta raggiunse il picco proprio nel 1974, rese la Regione ricettiva alla Discomusic che i Disc Jockey portavano da New York.

Come dicevo qualche rigo sopra questi anni furono molto produttivi e le Case Discografiche, stampavano molti vinili, in quest periodo arrivò una nuova artista, il nome Gloria Gaynor che pubblicò il primo lavoro discografico in formato disco mix, il brano era una cover del titolo Never Can Say Goodbye dei Jackson 5 ed altre due canzoni, Honey Bee e un’altra cover dei Four Tops, dei due fratelli, Holland Dozer Anthony Holland, Laboriel Dozier, il brano fu Reach I’ll Be’ There.
Nel 1975 la cantante statunitense Donna Summer registrò una canzone, che portò al suo produttore Giorgio Moroder:
“[…] Un giorno nei primi mesi del 1975”, la cantante statunitense Donna Summer, “arriva in studio dicendo” al produttore e musicista “Giorgio di avere in mente un titolo (I’d Love To Love You) e una melodia per una canzone.

Moroder, dopo aver ascoltato dalla voce della Summer quella frase canticchiata, ha un bagliore negli occhi e, ricordandosi del famoso brano sexy francese di alcuni anni prima, Je T’Aime (Moi Non Plus), registrato da Jean Birkin / Sarge Gainsbourg, in men che non si dica, in poche ore notturne, butta giù un abbozzo musicale, mentre Donna, insieme a Bellotte, mette appunto il testo. “Il mio obiettivo”, riferisce la cantante nella autobiografia, “era quello di catturare su disco il suono che Giorgio sentiva nella sua testa. Cercai pertanto, come è mio abituale approccio quando canto, di capire chi fosse il personaggio della canzone. Mi feci guidare dall’immagine di una Marilyn Monroe, con quella voce calda soffice e sensuale.

La registrazione non fu facile: Moroder incitava Donna a ricercare registri vocali sempre più eterei e sexy, fino a spingersi a punte di erotismo accentuato. La Summer si bloccava, era imbarazzata, e non riusciva a calarsi nella parte davanti ai musicisti e al personale di studio. A quel punto Giorgio manda via tutti, fa abbassare le luci, mette in terra delle candele, e chiede a Donna di trovare una posizione comoda in cui cantare: stesa sul pavimento, l’artista si lascerà andare in uno degli episodi a più alta tensione erotica della storia musicale di tutti i tempi.

Prodotto da Pete Bellotte, esce il 27 agosto del 1975, per la Oasis-Casablanca, Lp che porta il titolo sexy Discotrack Love To Love You Baby che censurato dalla Bbc, a un successo enorme: nel mese di novembre dello stesso anno vende 300.000 copie di cui 40.000 nella sola New York, conquistando rapidamente il disco d’oro degli States. La title-tracks che copre l’intera facciata A, è tutta giocata su ammalianti parole, un titolo magnetico ripetuto all’infinito e vocalizzi rivestiti da gemiti e sospiri sensuali, mai volgari, con un arrangiamento Disco-sinfonico e orchestrale stile Hayes Hayes e Norman Whitfield caratterizzato da un ipnotico giro di basso dal groove Funky-Disco, frutto dell’inventiva in studio del musicista Dave King, con il quale la Summer aveva suonato precedentemente in vari Club di Monaco […]”. Testo di Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano.

“[…] Nata l’ultimo giorno dell’anno 1948, cresciuta ascoltando gospel, jazz e rock (Mahalia Jackson, Dinah Washington, Janis Joplin), a soli dieci anni La Donna Adrian Gaines, questo è il suo vero nome, comincia a esibirsi come solista nel coro della chiesa di quartiere a Boston, sua città natale. Durante il periodo della high school diventa la vocalist di una rock band chiamata “The Crow” (“il corvo”, ovviamente, era, unica componente nera del gruppo). A meno di due mesi dal conseguimento del diploma, Donna abbandona la scuola e si trasferisce a New York senza la benedizione di mamma e papà.

È il 1967, e nella Grande Mela, Robert Stigwood, impresario dei Bee Gees, sta mettendo in scena Hair. Un’unica audizione e Donna ottiene un ruolo di primo piano nel cast tedesco del musical (diventato Haare), a Monaco di Baviera. Una volta in Austria viene ingaggiata anche dalla Vienna Folk Opera per spettacoli di prestigio quali Godspell, Showboat, The Me Nobody Knows, e Porgy and Bess di Gershwin: è in questo periodo che incontra e sposa Helmut Sommer, attore austriaco del quale, anche dopo il divorzio conserverà il nome aglicizzandolo in Summer.

Tornata a Monaco, senza marito e con una figlia piccola, Mimi, a cui badare, Donna, per arrotondare le entrate, passa il tempo libero nelle sale di registrazione come corista, riuscendo a incidere anche un 45 giri con il suo vero cognome, If You Walkin’ Alone. “Un giorno”, dirà nell’autobiografia Ordinary Girl del 2003, “un’amica mi disse che un produttore stava cercando voci nuove. Presi con lui un appuntamento. Quell’uomo era Giorgio Moroder”. Siamo nel 1973: il produttore altoatesino, insieme al musicista inglese Pete Bellotte, formerà con la cantate un duraturo sodalizio suggellato dalla “sigla” Summer-Moroder-Bellotte, simbolo di una Discomusic soul-elettronica e sensuale, in una parola rivoluzionaria.

Prima dell’esplosione, però, agli inizi del 1974 Donna incide, per la etichetta olandese Groovy, tre brani scritti da due musicisti: la gospel-country ballad Danver Dream (primo suo vinile con il cognome d’arte), The Hostage, storia di un rapimento, pop-noir cinematico incalzante e ansiogeno, e il pop-folk Lady Of The Night, storia di una prostituta. Visto il successo di questi ultimi due (rispettivamente n.2 e n.4 in Olanda). Il trio realizza, nello stesso anno, un intero album, Lady Of The Night (Top 25 nei Paesi Bassi), mai pubblicato in Italia e nei Paesi anglosassoni.

È la voce il primo elemento che risalta all’ascolto del disco: possente, corposa e sorprendentemente distante da quella eterea e suadente deli album successivi. Nessuno dei dieci brani (a eccezione di Full Of Emptiness che, unico caso, ritroveremo nell’Lp seguente) fa lontanamente pensare alla regina sexy delle discoteche che, neanche un anno dopo, spopolera’ nelle classifiche di tutto il mondo. Tra spot pubblicitari, servizi fotografici come modella, partecipazioni a telefilm tedeschi e cori per la rock band americana Three Dog Night, Donna prende parte al gruppo vocale Family Tree che in un’occasione accompagna, in uno show televisivo d’oltralpe, il nostro Lucio Battisti nella versione tedesca de Il Mio Canto Libero.

Contemporaneamente dà seguito, con il duo Moroder-Bellotte, alla sua carriera stilistica. L’avventura di Donna Summer si avvia ad essere un cammino fatto di tanti successi e tante soddisfazioni, nel campo musicale di quell’epoca, quella degli anni Settanta. Sempre nell’anno 1975, un gruppo formato da Harry Wayne Casey (“KC”) e Richard Finch, ebbero l’idea di formare un gruppo che diventerà col passare del tempo, una band esplosiva. “[…] Cinque singoli al n.1 nei soli USA, tre Gammy e la Stella nella Hollywood Walk of Fame: se i Bee Gees non avessero cavalcato l’onda Disco componendo buona parte dell’esplosivo Soundtracks Saturday Night Fever, molto probabilmente lo scettro di Disco-group per antonomasia sarebbe spettato al KC and The Sunshine Band. Combo multietnico proveniente da una cittadina della Florida, Hialeah, la band nel giro di un lustro sbanca le classifiche mondiali e infuocato le pista da ballo planetarie grazie ad un sound gioioso e spensierato, catturando un pubblico composito oltre le barriere di razza, età e sesso.

Immagine e leader è il vocalist e tasterista Harry Wayne Casey (dal vocabolo deriva nick, diventato da subito il brand del gruppo, K”C), il quale, dopo un tentativo fallito di sfondare come cantante autofinanziandosi a soli diciotto anni un 45 giri, un giorno, lavorando in un negozio di dischi all’ingrosso e bazzigando come volontario nell’adiacente studio di registrazione della TK Records incappa invano dei tecnici audio di questa storica etichetta di Miami, Richard Finch, bassista e mente del gruppo, con cui mette in piedi l’esplosiva Sunshine Band. Accomunati da una indomita passione per la musica.

I due passano intere nottate furtive nella sala di registrazione a comporre e scrivere brani, coinvolgendo anche altri musicisti dello studio: Il chitarrista Jerome Smith, il batterista Robert Johnson, e il percussionista cubano Fermin Goytisolo. Dalle fiamminga dei cinque, che inizialmente scelgono di chiamarsi KC & The Sunshine Junkanoo Band, in onore dell’omonima festosaparata-evento di musica e danza tipica delle isole Bahamas, scaturiscono una seri di pezzi r&b e funky con influenze caraibiche, tra cui Blow Your Whistle e Sound Your Fanky Horn che, pubblicaticome 45 giri tra il 2973 e il 1974, sfiorano la Top 20 R&B di “Bilboard”. Nel frattempo Casey, diventato personal assistant dell’artista Timmy Thomas (la sua Why Can’t We Live Together farà ottenere ottenere alla TK Records il primo n.1 dell’etichetta nel 1973) ed entrato nell’entourage della star Berty Wright, sforna con l’altro caucasico della TK, Finch, un pezzo bomba Rock Your Baby, che, poco adatto alla voce di KC, viene affidato dal boss dell’etichetta, Hemry Stone, all’ancora sconosciuto George McCrae.

Grazie dall’inconfondibile falsetto del cantante di colore, il brano diventerà un singolo modapiu di 5 milioni di copie, catapultando il duo Casey e Finch dall’assolata Florida alfirmamento planetario. Tutto e pronto per l’album di debutto della band Do It Good che, oltre ad includere due primi singoli, contiene Queen Of Clubs, 45 giri che schizza nella Top 10 in Inghilterra facendo sbarcare il gruppo arricchito di altri sette elementi, tra qui quattro scoppiettanti fiati, In uno strabiliante tour inglese ed europeo all’insegna del tutto esaurito. Il grande successo in USA arriva nell’estate del 1975 con il primo n.1 del gruppo, l’irresistibile Get Down Tonight a cui seguirà, alla fine dello stesso anno, Thtat’s The Way (I Like It), altro number one praticamente in ogni parte del globo, che diventa un’evergreen incontrastato della Discomusic.

Micidiale mix di Disco, Funky e R&B, il se usuale Groove di That’s The Way è cadenzato niente meno che da uno scambio di ammiccanti vocalizzi di una coppia impegnata in un amplesso erotico. Nella versione originale del brano tali effusioni, in seguito eliminate, si trasformavano in veri gemiti sexy, “troppo espliciti per essere inclusi nell’edizione finale del disco”, confesserà qualche anno più tardi lo stesso KC all’emittente Tv Vh – 1. Intanto viene pubblicato, sempre in piena estate del 1975, il 33 giri KC The Sunshine Band che, balzato n.4 della Billboard Hot 100 e al n.1 della Black, diventa un bestseller ovunque… […]”.

(Il testo virgolettato è tratto dal libro dal titolo La Disco, ‘Storia illustrata della Discomusic’, autori Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano, prefazione di Bob Esty. I edizione novembre 2014, Arcana 2014 Lit Edizioni Srl, Roma).
Il gruppo dei KC Sunshine Band, continuerà la sua sfolgorante carriera musicale, sfornando altri brani che avranno ottimi consensi tra il pubblico mondiale.
Nel 1975 uscì il film La febbre del Sabato sera, The Saturday Night Fever, che fa commercializzato appositamente per ampliare la popolarità della Disco al di là del suo pubblico principale dei neri o sei latini. Fu un grande successo e la sua colonna sonora divenne uno degli album più venduti di tutti i tempi.

“[…] Quando, nel giugno del 1976, si trova tra le mani la copia del “New York Magazine” in cuivviene pubblicato il dossier “Tribal Rites of the Saturday Night” del rock Nik Cohn, Robert Sigwood (ex pupillo di Brian Epstein, lo storico ei Beatles) è già reduce, come produttore, da una serie trionfale che farebbero riposare sugli allori chiunque: Jesus Christ Superstar, Hair, e Tommy. Solo tre anni prima della pubblicazione di quell’articolo, Stigwood aveva messo sotto contratto per la sua neonata etichetta RSO (acronimo di Robert Sigwood Organization) i tre fratelli Gibb, nati nell’isola di Mann, poi emigrati in Australia e di nuovo tornati nella madrepatria inglese a metà degli anni Sessanta: Barry, primo genito, classe 1946, e i due gemelli Robin e Maurice, nati tre anni dopo. Fin dagli esordi, avvenuti in Australia nel 1965 con il primo album The Bee Gees Sing And Play 14 Barry Gibb Songs seguito l’anno dopo dal primo hit-sigle Spicks And Speckes (n.1 in Australia e, nel 1967, n.9 Inghilterra), i tre si distinguono per le particolari armonizzazioni vocali: la parte da tenore del primogenito con le sue sempre più evidenti incursioni nel falsetto che diverrà famoso negli anni Settanta; il particolarissimo e pulito tono alto-tenorile di Robin, con il suo spiccato vibrato; e infine, la vocalità più bassa dell’altro Gemello Maurice.

Gli album che i Bee Gees (non si sa se il nome d’arte provenga dalle iniziali del primogenito Barry o di Brothers Gibb) stavano incidendo in quel periodo, a cominciare da MR. NATURAL del 1974 in poi, risentiranno di una influenza soul / r&b / funky che dominava un certo filone underground diffuso nelle discoteche delle periferie delle grandi metropoli americane.
Colpito dalla trama dell’articolo di Cohn incentrata proprio sul mondo sotterraneo dei nuovi Discoclub frequentati nuove generazioni dell’area di Bay Ridge a Brooklyn, Stigwood ingaggia lo scrittore Norman Wexler, Oscar per la sceneggiatura di Serpico, nel 1974, affinché tramuti quel dossier in un vero e proprio “plot” cinematografico. Nessuno poteva sapere, allora, che quel racconto era già stato, in gran parte, romanzato dallo stesso giornalista del “New York Magazine”. Comunque fosse, la storia era perfetta per una rappresentazione cinematografica possibilmente abbellita musicalmente a descrivere quel mondo a metà tra la pista da ballo del futuristico locale “2001 Odyssey” ( descritto da Cohn nell’articolo e realmente esistito sino alla demolizione, avvenuta nel 2005) e l’emarginazione sociale di un gruppo di giovani Italo-americani.

“La nuova generazione”, afferma l’autore del dossier, “rischia poco. Finisce il liceo, obbediente; si laurea, poi cerca un lavoro, risparmiare fa progetti. Resiste. E, una volta a settimana, il sabato sera, l’unico vero momento liberazione, esplode”. Stigwood, fiutando le potenzialita di queste “esplosioni” del sabato sera, nel giovane John Teavolta, reduce dal debutto cinematografico in Carrie di Brian De Palma, il protagonista ideale per il suo progetto: Tony Manero, di chiara provenienza italiana”. La pellicola, grazie alla quale l’attore americano interpreta l’italoamericano Tony Manero, ottenne la sua definitiva consacrazione, ballando sulle musiche dei Bee Gees, viene concepita come un vero e proprio omaggio alla Disco Music e al fascino dominante degli anni Settanta. Le musiche vengono arricchite dai successi musicali, tra cui spiccano le canzoni originali dei Gees, i Bee Gees, soprattutto il brano Stsyn’ Alive, che con la pellicola ritrovano una nuova stagione di gloria; oltre ai brani Night Fever, Too Much Heaven, cantata anche da Yvonne Elliman e More Than a Woman, cantata dal gruppo dei Tavares, con il percussionista brasiliano Paulinho Da Costa.

“Ambientato difatti in una periferia mista tra Italo-amiricani e portoricani, il film risulta “leggero” solo a una lettura superficiale: in realtà, le scene girate il discoteca, (quelle rimaste nell’immaginario collettivo grazie alla miscela incredibile e quasi “trascendente” tra le pose-mito di un Travolta tutto in bianco con tanto di colletto gigante rialzato e pantaloni rigorosamente a zampa di elefante, e la musica avvolgente, ritmica e di classe dei Bee Gees), sono una minima parte della trama, tutta giocata tra conflitti familiari, stupri e suicidi di omosessuali emarginati.
I fratelli Gibb, appena usciti da un memento di stallo artistico e creativo, vengono raggiunti da Stigwood negli studi del Castello D’Herouville di Parigi, dove si trovano te remixer un doppio album live, testimonianza di un tour americano, uscito nei primi mesi del 1977 con il titolo di Here At Last… Bee Gees Live, piazzandosi poi ad aprile dello stesso anno al n.8 delle carte USA e premiato con il disco di platino. È Barry in un’intervista del 2007 al “New Yorker”, a ricordare che “agli inizi del 1975 il nostro suono era ‘stanco’, non avevamo un hit-record da circa tre anni. Dovevamo fare qualcosa di diverso, era un’incognita ma dovevamo provarci”.

Uscendo da un periodo di crisi che aveva avuto inizio nei primissimi anni Settanta, tra 1975 e il 1976 i tre fratelli abbandonano parzialmente il loro stile melodico e sentimentale in favore di un impianto ritmico più accelerato e “black”: piazzando così ben 2 singoli al primo posto negli Stati Uniti. In primis il sincopato e funkeggiante Jive Talkin’ (già nel titolo, si fa rifetmento a uno slang associato ai musicisti Jazz afroamericani). Il brano è tratto dall’Lp Main Course del 1975, ben accolto nei Top 20 e certificato Album d’oro: tutto il lavoro segna una svolta stilistica e compositiva marcata nella carriera del trio grazie soprattutto all’intervento dello produttore Arif Mardin (già con Aretha Franklin, Donny Aathatway e Roberra Flack). Sarà proprio quest’album a inaugurare sia il caratteristico falsetto di Barry, il quale da qui in poi consoliderà sempre di più la propria leadership, sia il logo-marchio “BeeGees” in stile gotico da discoteca utilizzato fino all’Opera living Eyes del 1981[…]”.

(Il testo virgolettato è tratto dal libro dal titolo: “La Disco, ‘Storia illustrata della Discomusic”, autori Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano, prefazione di Bob Esty. I Edizione novembre 2014 – Arcana è un marchio di Lit Edizioni Srl, Roma 2014).

Nel 1976 arrivo un gruppo chiamato Chic, costituiti e formati dal chitarrista Nile Rodgers – un autodescritto “hippie di strada” della New della fine degli Sessanta- e da Bassista Bernard Edwards proprio nel 1976, fecero canzoni Disco come Dance, Dance, Dance (Yowsah, Yowsah, Yowsah), Everybody Dance, entrambe dell’anno 1977, Le Freak, che ebbe successo e che viene ancora considerata una canzone simbolo del genere, I Want Your Love, entrambe del 1978, Good Times, spesso campionato e My Forbidden Lover, entrambe del 1979. Il gruppo si considerava come una Rock Band del movimento disco che mantenne gli ideali hippie di pace, amore e libertà. Ogni canzone che incidere fu scritta con un riguardo nel dar loro un “Deep Hidden Meaning”, che letteralmente tradotto dall’inglese all’italiano, vuol dire: “Significato Nascosto in Profondità, o abbreviato D.H.M.
Siamo arrivati alla fine degli anni Settanta, siamo nel 1978, in questo Il genere della Discomusic e agli sgoccioli e all’inizio degli anni Ottanta vi sarà un nuovo genere musicale, ballabile.
Ma ritorniamo un po indietro al 1978, viene in auge sulle scene musicali un cantante, si chiama Sylvester, noto cantantedicharatamente omosessuale, ebbe molto successo con canzoni Disco come You Make Me Feel, ‘Mighty Real’, Dance, ‘Disco Heat’, dell’anno 1978 e Body Strong del 1979.

I Village People, altro gruppo musicale di persone dichiaratamente omosessuali, avente ciascuno di loro un costume di un personaggio che negli Stati Uniti e lo stereotipo di mascolinità, fecere anche loromolte hit Disco tra le quali, Macho Man, Y.M.C.A. del 1978, e InThe Navy del 1979. La storia del gruppo dei Village People, fu fondato dal compositore francese Jacques Morali’ nel 1977. Morali’ aveva già composto alcune canzoni conobbe Victor Willis in uno studio di registrazione, quest’ultimo accettò di el primo album del gruppo dei Village People. Il loro nome, letteralmente tradotto dall’inglese all’italiano significa, La Gente del villaggio, e si riferisce al celebre Greenwich Village di New York, luogo frequentato in quel periodo dalla Comunità di Omosessuali.

Nel 1978 altre hits della Disco della fine de decennio furono degne di nota come, Born To Be Alive di Patrick Hernandez, Septembar e Boogie Wonderland degli Earth Wind & Fire, We Are Family delle Sister Sladge, Ring My Bell di Anita Ward e Lady Night, Celebration e Get Down on It dei Kool & The Gang, la cover di Knock on Wood di Ammi Stewart, tutte le canzoni dell’anno 1979, come Funkytown delle Lipps Inc. del 1980, e la canzone Planed O dei Daisy Daze and the Bumble bees scelta come sigla dell’anime giapponese, Le avventure di Lupine III, ma che allude a pratiche erotiche, essendo ispirata al romanzo BDSM francese del 1954 Histoire d’O.
Fine parte seconda… Continua.

Post Scriptum.

Ringrazio gli autori del libro dal titolo: “La Disco, ‘Storia illustrata della Discomusic’, con la prefazione di Bob Esty. Ringrazio la Casa Editrice Arcana – e il Marchio di Lit Edizioni SRL 2014 – 1 Edizione 2014 Roma, per avere realizzato questa bella e unica enciclopedia, della musica Disco degli anni Settanta, è veramente per gli appassionati del genere Discomusic, un vero volume dove i vari personaggi, gli artisti si ripresentano raccontando la storia, per merito dei due autori Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano, che con il loro intelletto hanno saputo al meglio raccontare questo periodo bello della musica da ballo, la Discomusic.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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