Ultima dell’andata, con qualcuno che va di corsa ed altri che restano …. a piedi; le milanesi faticano e la Juve risale, mentre le romane soffrono ma fanno il pieno ed il Napoli evapora a casa di Giulietta.

L’ultimo capitolo del Girone d’andata inizia a Benevento, dove le Streghe trovano il Torino che ha in panchina il nuovo mister Davide Nicola; inutile parlare della “mano” del neo allenatore, anche perché il Toro ad un certo punto è sotto di due reti, più giusto invece dire della grinta che il cambio “potrebbe” aver portato, perché gli atteggiamenti a volte servono per dare la scossa e che scossa dava il professore rispetto ad un “operaio” del pallone?

In settimana ho letto un giudizio che indica Nicola buono per salvarsi ma non per andare oltre; il giudizio lo rispetto assolutamente, per carità, ma allora vorrei sapere per cosa è buono Giampaolo e da dove arrivino tutti gli sperticati elogi per questo teorico del calcio, forse bravissimo nel pensiero, ma quanto poi capace di tramutarlo in risultati, che alla fine sono la cosa che conta?

Il sabato calcistico è con i controfiocchi, ad iniziare dalla Roma che batte lo Spezia in una partita dove gli errori sono da matita rossa ed il 4-3 finale è più figlio di cose inguardabili, specie per dei professionisti, che dello spettacolo visto in campo; i giallorossi vendicano l’uscita dalla Coppa Italia, proprio ad opera degli spezzini, ma non placano le polemiche, tra i malumori di capitan Dzeko (mandato in tribuna da Fonseca), gli errori imperdonabili, e ripetuti, tra sostituzioni e regolamento, oltre alla perenne questione ambientale, cosa mica da poco quando si deve vincere …. e non lo si fa.

Passata l’ora del tè e prima dell’aperitivo ecco le milanesi che incorrono in una giornata di quelle da dimenticare il prima possibile, specie per il Milan che passa sotto le forche caudine impostegli da un’Atalanta implacabile nel mettere a nudo le magagne rossonere, dove Meité fa la figura di chi sembra lì per caso, ma non vanno meglio anche gli autori della cavalcata che ha comunque portato i rossoneri al titolo d’inverno.

Solo un inciampo quello della formazione di Pioli, nel mezzo di un percorso buonissimo? Le prossime giornate chiariranno se quello del Milan è stato solo un episodio o l’inizio di un periodo difficile, dove le fatiche e le tante assenze hanno fatto la differenza.
Poco meglio dei cugini va l’Inter a Udine, mancando l’aggancio in vetta a causa di uno 0-0 figlio di qualche errore di mira e delle parate di Musso, che tiene a galla i suoi; l’espulsione di Conte, per una disquisizione relativa ai minuti di recupero, dimostra anche il solito nervosismo del mister salentino, che vive la partita quasi da “tarantolato” e non sempre accompagnato dalla lucidità che servirebbe per condurre al meglio i suoi.

Anche per l’Inter le prossime giornate dovranno chiarire alcune cose, non senza tener conto che la partita più delicata si sta svolgendo fuori dal campo e che non ci sarebbe nulla di cui sorprendersi se, più o meno a breve, ci fosse un cambio di proprietà e l’Inter non fosse più cinese.

In serata è la Fiorentina a prendersi una boccata di ossigeno battendo il Crotone, dopo averlo dominato, ma rischiando anche di mandare tutto a carte quarantotto; la formazione di Prandelli deve riscattare il cappotto preso a Napoli ed alla fine ci riesce, ma non senza soffrire anche quando non ce ne sarebbe bisogno.

Anche in casa viola ci sono questioni e disquisizioni che vanno al di là del campo, con in primo piano lo stadio, ma non solo; perché se ancora non lo si è capito, Commisso è partito dagli USA per amore e per tifo della Fiorentina o per il business? Il calcio è passione e amore per la maglia? Forse sì, forse lo era e forse lo è ancora, ma vuoi mettere i soldi?
La domenica è aperta dalla Juve che si sbarazza del Bologna sull’onda della vittoria in Supercoppa; è una Juve tutt’altro che lucente, ma per il momento basta, anche considerando che la maggior parte delle avversarie italiane è su di un altro pianeta rispetto ai bianconeri, anche quando questi non sono esattamente esaltanti.

Il Bologna ci prova, ma la qualità è quella che è, nonostante alla fine siano i due portieri i migliori in campo; la classifica rossoblu è abbastanza tranquilla e poi mica tutte le domeniche capita di incontrare la Juve ….
Piano piano anche il Genoa ha trovato il passo giusto, perlomeno da quando Ballardini è stato chiamato al timone dei rossoblu in luogo di Maran; a fare le spese di questa ritrovata tranquillità è il Cagliari, che con la sconfitta finisce ancor più nei bassifondi della classifica, dato che per gli isolani sono sette di fila le partite senza punti.
Rinnovare il contratto di mister Di Francesco è stata un’iniezione di fiducia all’allenatore, ma adesso occorre dare una sterzata decisa, anche perché diversamente le cose si faranno complicatissime; il discorso non vale solo per i sardi ed i quattro punti dalle formazioni che precedono (Genoa, Spezia, Udinese) non sono molti, ma per tentare di salvarsi bisogna vincere.

Chi viceversa finisce il girone alla grande è il Verona, che va in svantaggio contro il Napoli alla prima azione, ma poi surclassa letteralmente i ragazzi di Gattuso; il set rifilato alla Fiorentina pare aver fatto malissimo agli azzurri, che in quattro giorni perdono la Supercoppa e si fanno infilzare di brutto a Verona.

Dietro alle prime due le posizioni cambiano di continuo e questo succede proprio perché è la continuità a mancare ed il Napoli ne è il simbolo più evidente; pochi giorni bastano per passare dalle stelle alle stalle e viceversa, chissà se solo per la particolarità della stagione o anche perché, evidentemente, non sempre la concentrazione è ai giusti livelli.

Chi la concentrazione non la perde è Ciro Immobile, cui la Lazio deve fare un monumento; il bomber da ai suoi l’ennesima vittoria e questa volta tocca al Sassuolo uscire sconfitto dall’Olimpico; non è bastato ai neroverdi passare in vantaggio dopo pochi minuti di partita, visto che la Lazio ci mette dieci minuti ad andare in moto, ma poi per i neroverdi c’è poco da fare.
Le assenze hanno pesato sulla formazione di De Zerbi, ma l’intensità non è stata quella cui ci si è abituati; merito anche della Lazio certamente, però l’idea è che mentre i biancazzurri sono in crescita, la stessa cosa non si possa dire di Caputo e compagni, almeno in questa occasione.

A chiudere giornata e turno è toccato a Parma e Sampdoria, con i blucerchiati che hanno chiuso la partita nel giro di nove minuti, quando si era poco oltre la metà del primo tempo; il Parma è partito fortissimo, ma i pali ed il portiere doriano sono stati barriere insormontabili e per i ragazzi di D’Aversa è stata notte in tutti i sensi.
Il mercato è aperto ed a Parma sono attivissimi, però non basta comperare dei nomi, come l’esordio dell’ex milanista Conti ha dimostrato; essere sceso in campo solo cinque volte in stagione non basta per avere il ritmo partita e contro la Samp si è visto quanta fatica abbia fatto il ragazzo, nonostante le indubbie qualità.

Il discorso fatto per le altre pericolanti è identico a quello per il Parma; il tempo non manca, ma per restare in Serie A (ed oggi giustamente nessuno è rassegnato a retrocedere) bisogna fare molto ma molto di più di quanto fatto vedere sino ad ora.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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