La Russia continuerà a fornire gas all’Europa. Lo ha detto, nel corso di una video conferenza stampa, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, spiegando che il leader bielorusso Alexander Lukashenko non ha consultato Mosca prima di minacciare di bloccare il gas russo verso i Paesi della Ue in risposta a possibili sanzioni per la crisi migratoria ai confini della Bielorussia. “L’affidabilità della Russia come fornitrice sotto gli attuali e i futuri contratti è fuori discussione”, ha detto Peskov, sottolineando che il Paese ”ha rispettato, rispetta e rispetterà i vincoli contrattuali”.

Lukashenko aveva minacciato il blocco del gas russo in risposta alle nuove sanzioni annunciate dall’Unione europea per la situazione dei migranti al confine con la Polonia. “Forniamo calore all’Europa e loro minacciano di chiudere la frontiera. E se interrompessimo l’erogazione di gas naturale?”, aveva ipotizzato, riferendosi al gasdotto Yamal-Europe che porta il combustibile in Polonia e Germania. “Non ci facciamo intimidire”, questa la replica immediata di Bruxelles attraverso il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, mentre i 27 vanno avanti nella definizione delle nuove misure contro Minsk che saranno lunedì sul tavolo dei ministri degli Esteri.

Al vaglio ci sono misure contro 29 enti e individui bielorussi (tra cui la compagnia aerea Belavia, accusata di portare i migranti in Bielorussia al mero scopo di “scagliarli” contro il confine dell’Ue) in un nuovo pacchetto di sanzioni dopo quelle che hanno già colpito il regime per le elezioni, considerate fraudolente, che incoronarono di nuovo Lukashenko due anni fa. Secondo il ministro tedesco Heiko Maas le sanzioni dovrebbero andare anche oltre, e raggiungere i Paesi di transito, complici delle “attività disumane” di Lukashenko. Come la Turchia, contro la quale il premier polacco Mateusz Morawiecki aveva puntato il dito. “Dire che la crisi dei rifugiati ha origine dalla Turchia è vergognoso. E’ una menzogna”, ha tagliato corto il presidente Erdogan, rivendicando il merito di ospitare 5 milioni di rifugiati.

Anche ​Mosca, accusata da Varsavia di essere dietro alla crisi migratoria in corso alla frontiera, ha respinto le affermazioni del premier polacco Mateusz Morawiecki, e ha affermato di star tentando, come ogni altro Paese, di risolvere la situazione. Vista l’enorme influenza che il presidente Vladimir Putin ha sull’alleato Lukashenko, la cancelliera Angela Merkel ha chiesto un suo intervento. Dopo il primo colloquio telefonico tra Merkel e Putin di mercoledì, i due leader si sono sentiti una seconda volta giovedì, ed entrambi, ha riferito il Cremlino, hanno riaffermato “l’importanza di una soluzione tempestiva dell’acuta crisi migratoria in conformità con gli standard umanitari internazionali”.

Putin si è poi detto favorevole al ripristino dei contatti tra gli Stati dell’Ue e la Bielorussia per far fronte all’emergenza. La situazione al confine intanto resta drammatica per le migliaia di profughi, per lo più curdi iracheni, ammassati nei boschi lungo il filo spinato. Nella notte tra mercoledì e giovedì altre 150 persone hanno tentato di forzare la frontiera e sono state respinte, ha fatto sapere il governo polacco. Dopo giorni di assedio, le agenzie Onu e la Croce Rossa sono riuscite almeno a portare aiuti di prima necessità.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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