LAMBERTO GIANNINI CAPO DELLA POLIZIA

A oltre quarant’anni dall’approvazione della riforma della pubblica sicurezza, legge 121/1981, la stessa continua a essere vittima dell’ostruzionismo promosso da alcuni settori interni all’Istituzione e dell’incapacità della classe politica di occuparsi di una questione così centrale per la nostra democrazia.

Difficile pensare che la legge 121 sia stata completamente rimossa dal dibattito interno di un Corpo che nasce e trae i suoi principi fondativi proprio in tale legge. Il legame tra la legge e l’odierna Amministrazione della Pubblica Sicurezza trova conferma nella scelta di istituire la “Festa della Polizia” il 10 aprile, data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 121/1981 “Nuovo Ordinamento della Pubblica Sicurezza”. Il passaggio dall’ordinamento militare a quello civile doveva essere accompagnato da un netto ripensamento in materia di politiche di arruolamento e di gestione del personale.

In un simile scenario, è emersa l’esigenza di tornare a discutere delle soluzioni e dei possibili strumenti da utilizzare per avviare un percorso di ritorno a un modello di sicurezza pubblica basato su corpi di polizia a ordinamento civile sul modello francese, dove ora anche la Gendarmerie, Corpo a ordinamento militare, è sottoposto al controllo del Ministro dell’Interno, fatta eccezione per un piccolo contingente impegnato in missioni internazionali.

In uno stralcio del discorso pronunciato dal Ministro dell’Interno, durante la festa della polizia, si evince che la legge 121 ha costituito la forza propulsiva per una nuova idea di sicurezza, iscritta in una visione democratica e ispirata ai più alti valori della Costituzione repubblicana. Così come all’interno del discorso del Capo della Polizia, la legge 121 scompare dai riflettori e finisce per perdersi in un generico riferimento ai valori e principi guida che anima l’azione degli operatori di pubblica sicurezza. Gli interventi dei due alti funzionari ministeriali rappresentano in maniera netta e inequivocabile l’assoluto stato di trascuratezza e abbandono che colpisce il modello di polizia civile.

La pubblica sicurezza è innegabile che oggi versa in condizioni di assoluta difficoltà con la mancanza di fondi e di personale. Inoltre, ancora più grave, non è riuscita in alcun modo a favorire un fattivo “coordinamento” tra i vari corpi di polizia presenti nel nostro Paese, che rimane tuttora il paese delle cinque polizie. La dissoluzione del Corpo Forestale dello Stato, inglobato nell’Arma dei carabinieri, è stata bilanciata dal crescente “protagonismo” concesso alle polizie locali, le quali, grazie ad alcuni interventi legislativi, stanno assumendo in maniera decisa un ruolo crescente nell’attività di ordine e sicurezza urbana.

Il Vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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