Se il calcio è alla mercé solo dei soldi, non è più vero sport. Si dimentica tutto in nome del vil denaro, perché sappiamo che più ne hai è più ne vorresti. Sono calpestate le regole, con le istituzioni non più sopra le parti ma in contrapposizione e con i Presidenti dei vari club sempre in lotta tra loro.

La maglia azzurra della nazionale, che dovrebbe essere il massimo onore per un giocatore, è vista quasi come una seccatura, perché lo spettacolo deve andare avanti. Com’è possibile spiegare ai giovani che questo sport è pieno di valori, rispetto, amicizia vera e fratellanza condivisa. Sono slogan che si frantumano in un attimo e ahimè, sempre più spesso, si trasformano in insulti, minacce e violenze. Abbiamo diversi esempi di stelle nascenti che confusi o mal consigliati sono allontanati dai compagni, allenatori, società e anche tifosi.

Giovani simboli che, anche per colpa nostra, diventano dei miti, forse con troppa velocità, per poi essere abbandonati al primo ostacolo. Ultimo esempio è Nicolò Zaniolo che dalla Roma è volato al Galatasaray per unirsi a Icardi e Mertens. Se ha “sbagliato”, poi si è pentito, poteva anche essere perdonato, così da imparare dai propri errori. A questo punto è importante sentire il calore dello spogliatoio, essere aiutati dai coetanei e soprattutto dai “generali”. Probabilmente è finita l’era del calciatore simbolo che vestiva la stessa maglia per tutta la carriera, che correvano sotto la curva baciandola e battendosi il petto. Un atto che voleva dimostrare l’assoluta fedeltà ai colori del club e della città.

Oggi vediamo solo delle sceneggiate a favore delle telecamere e/o dei fotografi. La storia ci racconta che i calciatori utilizzavano il giorno di riposo per recarsi a fare visita ai club dei tifosi sparsi nel territorio. Altri tempi e altra mentalità. Purtroppo è finita anche l’era dei Presidenti “padri” come Dino Manuzzi, patron del Cesena Calcio Cesena dal 1964 al 1980. Nel suo mandato riuscì a portare i bianconeri del cavalluccio persino in Coppa Uefa. I giocatori che l’hanno conosciuto ricordano che quando il Presidente entrava nello spogliatoio tutti si alzavano in piedi, come forma di rispetto.

Così come, quando si andava nel suo ufficio per qualunque motivo, la porta era sempre aperta, ed era pronto a dare consigli o a stimolarci. A volte i suoi giudizi erano severi, altre volte affettuosi, ma questo ci faceva sentire parte di una famiglia. L’Amministrazione comunale di Cesena – per rendergli un doveroso omaggio – ha intitolato a Dino Manuzzi il più grande stadio della Romagna. Detto ciò la domanda è: era meglio il calcio più povero di ieri o quello più ricco di oggi?

Ai posteri l’ardua sentenza.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Vittorio Calbucci

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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