“Dio è molto buono eppure nel mondo nulla è buono. Significa che Dio non ha fatto nulla di ciò che esiste nel mondo”.

Questa fu la deduzione di Pierre Garsias, un semplice contadino della Provenza, che riassume la dottrina catara alla quale egli aveva aderito, come altri suoi compatrioti, e per questo fu trascinato davanti agli inquisitori.  

A tal proposito, infatti, nessuna religione è riuscita a spiegare in modo veramente soddisfacente l’esistenza del male in un mondo creato da Dio.

I Catari perseguivano nel loro credo questa spiegazione: il Dio buono aveva creato soltanto il mondo spirituale e gli archetipi (intesi come i modelli di tutte le cose ovvero le matrici), mentre il Dio malvagio aveva plasmato il mondo materiale, impadronendosi di alcuni elementi del mondo della Luce.

Le origini del Catarismo sono dubbie e imprecise, per alcuni studiosi la fede catara deriverebbe dal Manicheismo, la religione di cui S. Agostino fu dapprima seguace e poi fervido avversario; mentre per altri la risposta non sarebbe così certa, poiché miscredenti e inquisitori medievali avevano l’abitudine di incolpare di “manicheismo” tutti coloro che erano contrari in materia di dogmi.

In realtà, risulta tuttavia difficile e problematico ipotizzare un diretto rapporto di discendenza dal Manicheismo al Catarismo, poiché quest’ultimo non ebbe convergenze di miti e di dottrine con il precedente.

Ad esempio, nei vari tentativi di definire i due principi che si opponevano l’un l’altro, vi era chi appoggiava il dualismo assoluto: il Dio buono e il Dio malvagio si contrapponevano da sempre ed erano eterni; altri invece sostenevano che il Dio di Luce e di bontà era il Principio Assoluto e che il suo antagonista era solo un grande angelo caduto.

Solo però ripercorrendo il viaggio verso le origini del Catarismo, si può comprendere  certi aspetti della sua dottrina.

In questo viaggio nel tempo antico si risale al VII secolo a.C., quando il profeta Zarathustra e i suoi discepoli predicavano che la creazione si formò grazie alla parola di Ahura Mazda (il “Saggio Signore”) alla quale di contro si antepongono  le Tenebre, matrici del Male del mondo, che si attengono ed obbediscono ad Angra Mainyu (“il Nemico, lo Spirito cattivo”), colui che vorrebbe distruggere l’opera del Saggio Signore.

Nel III secolo apparve in Mesopotamia Mani, riformatore religioso della setta ebraico-cristiana, secondo il quale l’Universo era un aggregato di spirito e materia, formatosi di conseguenza al sollevamento delle Tenebre verso la Luce e che era compito dell’uomo separare gli elementi che appartenevano al Bene da quelli che appartenevano al Male.

Dove trovare allora la radice del Catarismo?

Probabilmente in Armenia, dove dal 600 d.C. si irradia in tutto l’impero Bizantino la “setta” pauliciana, la quale aggiunse alle concezioni dualistiche (due divinità anteposte), il rifiuto sia dell’Antico Testamento, sia dell’Incarnazione del Figlio di Dio, con il conseguente rigetto di tutti i sacramenti.

Situazioni di fermento analoghe si verificarono in Bosnia, Macedonia e nei Balcani ad opera di Pope Bogomillo, un prete del basso clero,  il quale contribuì alla nascita del Catarismo in occidente, diffuso soprattutto in Dalmazia e in Italia, anche se alcuni studiosi sostengono che fu grazie ad una donna italiana che vennero introdotte nel 1022 le idee bogomile in Aquitania.

Per i Catari la realtà primordiale era lo Spirito, forma suprema dell’Essere dal momento che è eterno, mentre la Materia al contrario, ha solo una sembianza di realtà e tende verso la dissoluzione poiché è deperibile.

All’inizio la dottrina catara insegnava l’esistenza soltanto del Mondo spirituale, che era quello della perfezione e nel quale l’uomo, particella di Dio, era come lui, immateriale e immortale; ma  un giorno il principio del Male, lanciandosi all’assalto di quel mondo perfetto, si impadronì di quella particella,  imprigionandola in un corpo.

Da allora, l’uomo si dibatte nel mondo della mescolanza, in cui la Materia, come la pietra pesante, è continuamente attirata verso il basso, e lo Spirito come l’aria sottile, tende verso l’alto.

La via della salvezzza è la risalita dello Spirito che si libera progressivamente dalla Materia.

Quindi, alla fine dei tempi il mondo materiale cattivo, prigione di individui, avrà raggiunto la fine della sua caduta verso il nulla, mentre l’uomo avrà ritrovato la sua natura primordiale di Scintilla di Luce divina.

Il catarismo insegna che la caduta e la redenzione si svolgono in molti secoli e che l’uomo percorre nel mondo materiale varie vite, anche se non è chiaramente espresso il concetto di reincarnazione o di trasmigrazione in forma diversa e su piani diversi, nell’Universo.

Contrariamente al Cattolicesimo, il Catarismo non attribuiva a Gesù il ruolo centrale della redenzione, per i Catari era soltanto un angelo inviato da Dio per insegnare agli uomini che il Regno non è di questo mondo, e quindi in senso figurato poteva essere chiamato Figlio di Dio; egli era esente dalla caduta, non poteva incarnarsi, la sua vita terrena, la sua passione e la sua morte erano soltanto allegorie.

Dopo la caduta nel mondo della mescolanza, l’uomo, secondo i Catari, è un essere formato di tre elementi che sono:

il corpo, prigioniero della materia;
l’anima, sede dell’affettività e quindi soggetta alle emozioni e alle passioni;
lo spirito, pura intelligenza, il solo elemento rimasto intatto nel suo stato primordiale.

Il Catarismo insegnava che l’uomo poteva accedere alla salvezza soltanto attraverso lo Spirito, cioè attraverso la Conoscenza o più precisamente mediante la gnosi, ovvero dall’illuminazione intellettuale, che gli avrebbe consentito di reintegrare la sua essenza, di ridiventare una particella dell’Intelligenza Divina.

Ma si poteva accedere alla gnosi solo attraverso l’iniziazione nella dottrina del Catarismo, detta “la Cena segreta”, la quale era contenuta in un trattato che veniva comunicato soltanto ai “perfetti”.

A cura di Barbara Comelato – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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