Pescherecci. in porto per il caro gasolio

Sciolgono gli ormeggi e tornano a gettare le reti in mare diverse marinerie di Lazio, Toscana, Liguria, e dell’Adriatico, dopo lo stop per protesta contro il caro gasolio, scattato il 26 maggio. Ad aprire uno spiraglio, in queste ore, sono state le parole del ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli: ha detto che ”per la filiera della pesca sono 40 i milioni di euro messi sul tavolo. Tutte le azioni che stiamo facendo sia in Europa che in Italia ci vengono riconosciute come le migliori possibili”. Un risultato importante secondo molte associazioni del settore come Federpesca, Alleanza delle Cooperative italiane e Coldiretti Impresa Pesca. Che però hanno anche fatto sapere che il Tavolo di crisi del settore della pesca al Mipaaf resterà aperto permanentemente e verrà riconvocato entro 15 giorni per cercare di garantire la sostenibilità delle imprese e l’approvvigionamento di prodotti ittici alle famiglie italiane.

La protesta comunque non si può dire conclusa e prosegue a macchia di leopardo sul territorio italiano:

La flotta pescherecci di Fiumicino, prima marineria nel Lazio per quantitativo di pescato, è tornata in attività la scorsa notte a seguito del decreto sulla defiscalizzazione del 20 per cento sulle spese sostenute per il gasolio nel primo semestre di quest’anno e l’accesso ai fondi a sostegno della categoria.

Sono in mare da oggi i pescherecci al Porto del Granatello a Portici (Napoli). Come anche le marinerie di Toscana e Liguria, secondo Alleanza cooperative Pesca.

Caro gasolio, protesta dei pescatori a Manfredonia, dove da lunedì si rischiano chiusure anche tra i ristoratori
Caro gasolio, protesta dei pescatori a Manfredonia, dove da lunedì si rischiano chiusure anche tra i ristoratori

A Manfredonia in Puglia gli armatori delle oltre 200 imbarcazioni foggiane stanno proseguendo la protesta lasciando in porto i pescherecci. Chiedono soprattutto che il prezzo del gasolio abbia un tetto massimo di 70 centesimi. Domenico Carpano rappresentante dei pescatori locali ha dichiarato all’Ansa: “La situazione sta diventando preoccupante. Ora la nostra protesta avrà ripercussioni anche sui ristoratori che da lunedì potrebbero rischiare la chiusura delle proprie attività perché hanno terminato le scorte e non sono disposti ad acquistare prodotti surgelati”.

A Rimini la speranza è di poter tornare in mare, da domenica sera, due giorni a settimana. “Attualmente siamo fermi – osserva Massimo Pesaresi, direttore della Cooperativa Lavoratori del Mare della città romagnola – domani c’è un’assemblea con gli armatori, abbiamo un consiglio di amministrazione, vediamo se ci sono degli input” per ricominciare a gettare le reti in acqua. Ad oggi su una flotta di 38 pescherecci “quattro barche hanno hanno già messo l’attività in disarmo e non andranno più in mare fino a settembre. Le altre dovranno fare dei conti e vedere se il gioco vale la candela”.

A Pescara, dove gli armatori sono in sciopero dal 23 maggio, si punta ad anticipare il fermo biologico (che sarebbe previsto tra un mese e mezzo) della pesca in attesa di trovare una soluzione migliore. I pescatori abruzzesi annunciano che continueranno lo sciopero intrapreso dalle marinerie italiane 11 giorni fa per protestare contro il ‘caro carburanti’ che rende insostenibili i costi per uscire in barca a pescare in mare. “Comunque si rimane a terra un’altra settimana”. “Lavoravamo, dall’inizio della pandemia, con il gasolio a 30 centesimi, ma il costo è aumentato ed è arrivato a più di un 1 euro e 10 oggi. Più che raddoppiato se non triplicato“.

Ad Ancona dopo due settimane di sciopero con i pescherecci rimasti ormeggiati in porto per protestare contro il caro gasolio, i pescatori della marineria hanno deciso di tornare in mare, ma è solo “una prova”. Lo faranno la prossima settimana per due giornate, spiega Apollinare Lazzari, presidente dell’associazione produttori pesca di Ancona, “poi venerdì prossimo ci mettiamo seduti e facciamo i conti” per “vedere come andare avanti”. “Oggi fare gasolio ci costa circa 1,20 euro, quattro settimane fa eravamo ad 1,02 euro”. Sostiene che presto la situazione si ripercuoterà sui livelli occupazionali: “Prima eravamo in otto imbarcati, adesso siamo in sette, ma fra poco diventeremo sei o cinque”.

A Corigliano Rossano, la marineria più consistente della Calabria, i pescatori sono ancora in stato di agitazione, con le loro imbarcazioni ferme in porto. Nonostante le rassicurazioni fornite dal ministro per le Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, i pescatori attendono rassicurazioni dalla Regione Calabria, che dovrà provvedere all’erogazione materiale dei finanziamenti. I pescatori hanno riferito che torneranno in mare solo quando saranno certi di ricevere i sostegni finanziari necessari per l’acquisto del carburante.

Pesce dell'Adriatico, nei giorni scorsi si sono visti banconi del pesce vuoti nei mercati della riviera romagnola
Pesce dell’Adriatico, nei giorni scorsi si sono visti banconi del pesce vuoti nei mercati della riviera romagnola

Difficoltà nei giorni scorsi si sono segnalate in diverse zone d’Italia per la ristorazione legata agli approvigionamenti del pescato italiano come pure si sono visti banconi del pesce vuoti nei mercati della riviera romagnola e del Veneto. Secondo la Coldiretti come conseguenza del caro carburanti sul mercato continua ad aumentare la presenza di pesce d’importazione, anche spacciato per prodotto nostrano. Sarebbero otto su dieci i pesci arrivati dall’estero nei mercati ittici italiani: il pangasio del Mekong è venduto come se fosse una cernia, l’halibut come se fosse la sogliola, lo squalo smeriglio è spacciato per pesce spada, il filetto di brosme per baccalà, il pesce ghiaccio per bianchetto, il pago per dentice rosa.

“Nel caso non dovessero andare a mare sono obbligato a stare chiuso un’altra settimana, io come altre pescherie che hanno chiuso, chi vende il pesce locale ha chiuso questa settimana”. A parlare è Simone Panetta, titolare della ‘Ittica Simone’ di Montesilvano, costretto a chiudere l’attività in questa settimana per il blocco delle attività delle marinerie contro il caro gasolio. Esempio delle conseguenze della crisi dei pescherecci che si sta ripercuotendo anche sui consumatori italiani con i prezzi del pescato in salita: “Le sogliole sono a 28 euro più Iva, un mese fa le seppie costavano 13-14 euro al chilo, adesso stanno a 19 euro, sono aumentate perché le quantità che arrivano sono minori. Così è un macello”.

A cura di Renato Lolli interviste fonte Ansa – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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