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Incredibile ma vero: nelle coste americane dell’Oceano Pacifico è stata pescata un’aragosta con sulla “pelle” tatuata una Pepsi.
Uno scherzo di cattivo gusto? Di cattivo gusto sicuramente, uno scherzo, per niente. Infatti anche questo oceano, al pari purtroppo di tutti gli altri, risulta inquinato dalla disattenzione dei bagnanti, o peggio dagli scarichi industriali.
Con ogni probabilità, una lattina della nota bevanda è affondata nel mare ed è rimasta appesa al crostaceo.
Il tutto è avvenuto in Canada e la scoperta è stata fatta dalla pescatrice Karissa Lindstrand, rimasta sbigottita dalla scioccante scoperta e che da bevitrice accanita di Pepsi, ne ha riconosciute subito le forme stampate sul pesce. Il tutto è stato notato, prestando attenzione all’anomala forma della chela dell’animale, ripiegata e compressa in modo strano, come se un oggetto si fosse letteralmente appiccicato all’aragosta, “marchiandola” con la vernice della lattina.

“Non ho mai visto nulla di simile prima d’ora. . Non si trattava di carta rimasta attaccata al carapace, ma di pittura, che poteva quindi essere grattata via.
Ora è stato dato il via per la commercializzazione e l’aragosta potrebbe già essere in qualche pescheria o mercato degli Stati Uniti.

Questo crostaceo rappresenta, hanno detto alcuni esponenti del programma di protezione della fauna marina, il Conservation Council of New Brunswick, il simbolo di quanto i mari, gli oceani e tutti i bacini d’acqua specialmente a profondità basse o relativamente basse, siano tutti inquinati dall’azione dell’uomo.
Molti pesci ingeriscono, ad esempio, plastica, confondendola per l’odore, con una sostanza simile di cui vanno molto ghiotti.

Questo poi, come si è già detto a più riprese, va poi a nuocere non solo su tutto l’ecosistema marino, e già ciò è grave; ma poi si ripercuote pure sulla salute dell’uomo quando poi porta nelle sue tavole e poi consuma pesce infetto, con gravi conseguenze per il suo organismo.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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