La Loggia segreta P3 è esistita, ma il senatore Denis Verdini non ne faceva parte.
È quanto hanno stabilito i giudici della nona sezione penale del Tribunale di Roma che hanno condannato invece l’uomo d’affari Flavio Carboni a 6 anni e mezzo di reclusione e l’imprenditore Arcangelo Martino a 4 anni e 9 mesi per aver dato vita ad una associazione che violava la legge Anselmi sulle società segrete. Verdini è stato assolto dalla stessa accusa ma condannato a 1 anno e 3 mesi più una multa di 600mila euro per finanziamento illecito. Accusato di fare parte della società segreta anche il giudice tributarista Pasquale Lombardi, che però è deceduto il 2 marzo scorso. Il primo grado del processo si è chiuso dunque davanti alla nona sezione penale con otto condanne. Diciotto persone erano finite a processo nel 2012, e la maggior parte dei reati contestati sono oggi prescritti, come l’abuso d’ufficio contestato a Ugo Cappellacci di Forza Italia, all’epoca dei fatti presidente della Regione Sardegna. Tra i condannati, l’ex primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone (2 anni per abuso d’ufficio), l’ex presidente Arpa Sardegna, Ignazio Farris (un anno e 10 mesi per corruzione) e l’ex presidente del consorzio Tea, Pinello Cossu (un anno e 10 mesi per corruzione). Condannato a 10 mesi per diffamazione e violenza privata l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. Stessa condanna per l’ex assessore regionale della Sardegna Ernesto Sica. Il procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e il pm Mario Palazzi avevano chiesto diciotto condanne, tra le quali quella a nove anni e sei mesi di carcere per Carboni, quattro anni per Verdini, otto per Martino e otto anche per l’ex giudice tributarista Pasquale Lombardi. Erano loro, secondo gli inquirenti, i principali artefici dell’associazione segreta. Al gruppo veniva attribuita “la realizzazione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento dei partiti, diffamazione e violenze private”. Obiettivo della P3, secondo le accuse, era quello, “di condizionare il funzionamento degli organi costituzionali, nonché di apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali, con l’obiettivo di rafforzare sia la propria capacità di penetrazione negli apparati medesimi mediante il collocamento, in posizioni di rilievo, di persone a sé gradite, sia il proprio potere di influenza, sia la propria forza economico finanziaria”. Tra i presunti promotori del gruppo anche l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri il cui procedimento venne stralciato ed è ancora in corso.

Fonte Rai

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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