PIBOR, SOUTH SUDAN - FEBRUARY 10 : Young boys, children soldiers sit on February 10, 2015 with their rifles at a ceremony of the child soldiers disarmament, demobilization and reintegration in Pibor over sawn by UNICEF and partners. The children in Pibor, Jonglei State, surrendered their weapons and uniforms in a ceremony overseen by the South Sudan National Disarmament, Demobilization and Reintegration Commission, and the Cobra Faction and supported by UNICEF. (Photo by Samir Bol /Anadolu Agency/Getty Images)

La “nuova” Nave Negriera Ong Sea Watch 5, con una capienza fino a 500 persone, è pronta per iniziare il suo compito “umanitario” – per così dire – nel Mare Nostrum.

Entro un giorno o due  lascerà i cantieri spagnoli per affrontare il suo primo viaggio con l’obiettivo dichiarato di “sfidare il Governo Italiano”, in totale contraddizione  con il principio che le ONG operano solo saai dini umanitari, cosa ormai ben lontana da tale verità, visti gli accordi con scafisti e trafficanti di esseri umani con cui dividono i lucrosi e indegni profitti, oltre i fatto di “usare” l’immigrazione per dare un congruo aiuto alla politica, trasformandosi nel “braccio armato” dei sinistroidi europei che avvantaggiano il movimento libero e senza confini delle persone.

Non a caso la dichiarazione di SEA Watch esplicitamente dichiara: “Stiamo inviando una nave contro le politiche migratorie di estrema destra dell’Italia, contro gli attacchi all’asilo e ai diritti umani da parte dell’UE e contro i tentativi di criminalizzazione da parte del governo tedesco. Ma soprattutto la Sea-Watch 5 difenderà il diritto alla vita”.

Trattasi di una vera e propria sfida all’Italia e alla Germania che sta tentando di effettuare una stretta sul contrabbando.

Le Ong pretendono di “gestire” il loro operato nella UE senza il rispetto e la considerazione delle leggi in vigore, facendo appello ad un non chiaro diritto di asilo degli africani all’interno dei confini europei.

Ricordiamo che nel “diritto internazionale” è prevista l’opzione di avanzare domanda di asilo in un Paese sicuro ma non impone ne evidenzia che questo sia necessariamente parte dell’Unione Europea. Inoltre il sistema di traghettamento dei migranti recuperati in mare verso l’Europa, sfrutta una lacuna nel diritto internazionale: il salvataggio in mare è stato redatto per i casi di incidenti e non per quelli in cui le persone si mettano volontariamente in pericolo. Le Ong invece “impongono” l’ideologia no-border! 

Considerando che in Italia vige il decreto Piantedosi con cui è fatto obbligo alle navi ONG di rientrare in porto dopo il primo intervento, dov’è la convenienza per Sea Watch di mettere in mare un’imbarcazione che può “raccogliere 500 migranti a viaggio?

Certamente ignorerà tale decreto e stando alla legge verrà bloccata in porto per 20 giorni, come da prassi, ma se il fatto verrà ripetuto il decreto prevede sanzioni che finora non sono state applicate ma che, davanti ad una “dichiarata” sfida dichiarata sfida auspichiamo che vengano adottate per mantenere la sovranità dello Stato.

La sfida della Ong tedesca è più che chiara: “Sea-Watch 5 è pronta a salvare vite umane e a riportarle in sicurezza a terra in Europa”.

Non a caso, tale “NAVE” ha ricevuto sostanziose donazioni sia dalla lotteria statale dei codici postali, quindi finanziamento pubblico tedesco, che da United4Rescue, associazione di Ong finanziata dal Parlamento.

Se mai c’erano ancora dubbi su come operano le ONG, con queste ultime dichiarazioni, chiarezza è stata fatta!

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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