(Visioni stenopeiche di un critico mancato)
La Mostra del Cinema di Venezia, uno dei festival cinematografici più prestigiosi al mondo, si svolge annualmente nella città di Venezia, in Italia. Fondata nel 1932, è la rassegna cinematografica più antica del mondo e fa parte della Biennale di Venezia.
La sua storia e le origini, ci raccontano che è stata istituita con l’intento di promuovere il cinema come forma d’arte e di intrattenimento. Nel corso degli anni, ha subito evoluzioni significative, diventando un’importante piattaforma per il lancio di film internazionali e per il riconoscimento di registi innovativi. La Mostra ha visto la partecipazione di importanti figure del cinema mondiale, contribuendo a creare una rete di artisti, produttori e distributori.
Parlando di aspetti culturali, la Mostra del Cinema di Venezia si distingue per la sua capacità di integrare il cinema con altre forme d’arte, come la letteratura e le arti visive. Spesso, i film presentati toccano temi di rilevanza sociale, culturale e politica, costringendo il pubblico a riflettere su questioni importanti. La selezione di film in concorso spesso include opere di registi emergenti, oltre a nomi affermati, favorendo una gamma variegata di stili e narrazioni.
Analizzando in maniera approfondita gli aspetti sociali, negli ultimi anni, la Mostra ha cercato di promuovere la diversità e l’inclusività nel cinema. L’invito a registə e poetə di diverse provenienze contribuisce a un’ampia rappresentanza di voci e narrazioni. La questione della parità di genere è diventata sempre più centrale, con premi dedicati per onorare il lavoro di donne nel settore.
Il festival ha anche affrontato la questione dell’accessibilità, cercando di rendere la manifestazione aperta a un pubblico più largo. Le proiezioni pubbliche e gli eventi collaterali, come le presentazioni e i workshop, contribuiscono a coinvolgere la comunità locale e i turisti.
Sotto l’aspetto politico, la Mostra ha storicamente affrontato questioni politiche, dando voce a cineasti provenienti da paesi con governi oppressivi, dove la libertà di espressione è limitata. La selezione di pellicole che criticano i regimi autoritari o che affrontano problematiche sociali acute evidenzia il ruolo del cinema come strumento di denuncia e di cambiamento sociale.
Il festival non è immune dalle dinamiche geopolitiche. La sua programmazione può talvolta riflettere tensioni politiche internazionali, come ad esempio il boicottaggio di rappresentazioni di paesi in conflitto o la selezione di opere che mettono in discussione le politiche governative.
La Mostra del Cinema di Venezia ha un significativo impatto economico sulla città, attirando un gran numero di turisti, professionisti del settore e media. Gli eventi di gala, le cerimonie di premiazione e le proiezioni generano un’intera economia intorno al festival, influenzando l’industria dell’ospitalità, della ristorazione e dei trasporti.
Certo, sono lontani anni luce, i tempi dell‘edizione del 1968 della Mostra di Venezia, che fu fortemente influenzata dal clima di protesta studentesca e sociale che caratterizzò quel periodo. In particolare, si ebbero tensioni tra i cineasti (Pier Paolo Pasolini, Marco Ferreri, Gillo Pontecorvo, Cesare Zavattini, Ugo Pirro, Citto Maselli) e le autorità, per via delle critiche rivolte alla gestione del festival e alla censura. La contestazione giunse anche in risposta ai movimenti di protesta globali, con particolare attenzione all’ombra dei recenti avvenimenti in America e in Europa. L’aria di rivoluzione permeava non solo le strade ma anche le sale del festival. Alcuni cineasti espressero il loro dissenso nei confronti della politica globale e dei trattamenti riservati alle minoranze e ai dissidenti.
Le tensioni culminarono in vari episodi di protesta, inclusi i sit-in e le manifestazioni, che scossero la manifestazione. Diverse figure del panorama cinematografico, tra cui alcuni registi, si unirono al movimento, richiamando l’attenzione su questioni di giustizia sociale e libertà di espressione.
Carmelo Bene, attore, regista e drammaturgo italiano, fece un’entrata memorabile alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1968, accompagnato dalla compagna-Musa Lydia Mancinelli e da un nutrito gruppo di amici teatranti, capaci di movimentare, per ogni istante della loro permanenza, la solida tranquillità lagunare. La sua performance del tutto innovativa e provocatoria suscitò scalpore. Durante la proiezione del suo film “Nostra Signora dei Turchi“, Bene si presentò sul palco in modo eccentrico, indossando un abito teatrale e portando con sé una un’atmosfera di sfida nei confronti delle convenzioni cinematografiche.
La sua esibizione era caratterizzata da una recitazione intensa ed estremamente stilizzata, che mise in discussione le norme tradizionali del cinema e del teatro. Carmelo Bene, attraverso la sua carica di innovazione e di polemica, si distinse come un simbolo del cinema d’avanguardia. Questo provocò reazioni contrastanti sia tra il pubblico che tra la critica, ma senza dubbio cementò la sua reputazione come figura radicale e influente nel panorama artistico dell’epoca. Questo festival divenne un palcoscenico non solo per i film, ma anche per i dibattiti su temi di giustizia sociale, libertà e diritti civili, che riflettevano le tensioni dell’epoca. Leggenda o verità, vuole che quando Carmelo Bene, con un tasso alcoolico tendente all’alto, ricevette dalle mani del presidente di giuria, il maestro Jean Renoir, il “Gran Premio della Giuria”, furioso per non aver ricevuto il Leone d’Oro, fece volutamente cadere dalla custodia il prestigioso riconoscimento davanti a fotografi e cineoperatori, oltraggiando volutamente il cerimoniale. Pare che il mattino seguente, il direttore dell’Hotel Excelsior, trovò le camere occupate per giorni da Bene e i suoi amici ci e colleghi, vuote e un conto salatissimo che nessuno pagherà. Questi eventi, legati all’edizione 1968, portarono l’organizzazione della Mostra ad abolire i premi fino al 1980, trasformando, di fatto, il Festivalin non competitivo.
In conclusione, la Mostra del Cinema di Venezia rappresenta non solo un’importante manifestazione cinematografica, ma anche una piattaforma sociale e politica di grande rilevanza. Attraverso la selezione di film e la partecipazione di registi, attori e produttori, il festival contribuisce a una conversazione più ampia sulle questioni contemporanee, promuovendo un dialogo interculturale e intergenerazionale. Con la sua lunga storia e la crescente attenzione verso tematiche di inclusività e giustizia sociale, la Mostra continua a essere un pilastro del mondo del cinema e un riflettore sulle sfide e le opportunità del nostro tempo.
A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto ImagoEconomica