during a friendly match at MetLife Stadium on November 15, 2013 in East Rutherford, New Jersey.

Gonzalo Higuain è il calciatore più forte che da tempo a questa parte ha messo piede nel campionato italiano.
A tal punto da scrivere la pagina principale della storia italiana, risultando con i suoi 36 gol, il bomber più prolifico di tutti i tempi in serie A.
Quest’anno molto difficilmente si ripeterà, anche se i 6 gol realizzati finora, in coabitazione con Bacca e Icardi, fanno capire, anche se non ci voleva un genio ad intuirlo, che salvo infortuni il Pipita vivrà un’altra stagione da protagonista; in campionato di sicuro, in Champions, come si augurano tutti i tifosi bianconeri, forse, ce lo dirà solo il tempo.

Di certo stiamo parlando di una delle prime punte più forti al mondo, che non ha nulla da invidiare a Ibra e Benzemà, Icardi e che forse è un pelino sotto giusto al pistolero Suarez.
Un giocatore che sa segnare in tutti i modi. di piede, di testa, di potenza di precisione, un giocatore con dei movimenti davvero efficaci, pur non essendo un esteta puro come Ronaldinho, Messi o CR7.

Dunque un giocatore che vale tutti i 94 milioni di euro che la Juventus ha sborsato per accaparrarselo.
Eppure, siccome siamo tutti esseri umani, e nessuno è perfetto, anche lui sportivamente parlando ha una pecca da colmare.
Quando indossa la maglia della nazionale argentina diventa spesso irriconoscibile; è come se Superman fosse costretto ad indossare, oltre al suo classico costume, un vestito fatto di Kriptonite.
Lo stesso succede ad Higuain che in albiceleste è solo un lontano parente del giocatore devastante che è nei club.
Impacciato, spesso fuori dal gioco, nervoso e anche sprecone davanti alla porta; questi sono gli aggettivi più ricorrenti che si associano al calciatore argentino quando indossa la maglia della nazionale.
Una spiegazione razionale, forse potrebbe essere quella che Higuain soffre la presenza di personalità ingombranti e l’Argentina pullula di giocatori del genere.
Leo Messi e il Kun Aguero solo per citarne due, ma anche Dybala e Icardi, non nel giro della nazionale molto spesso, ma che c’è da giurarci ci entreranno stabilmente nel giro di pochi anni.
Forse è proprio questa sferrata concorrenza, il fatto di non essere leader indiscusso della squadra, come invece è nei club, lo tira giù facendolo diventare da lupo famelico agnellino impaurito.
Certo, qualche gol lo fa, il talento d’altronde resta immutato, ma la flessione è evidente.
Per fortuna per un pò non sentirà parlare di nazionale e potrà tornare quello che tutti i tifosi sono abituati a vedere nel campionato italiano, versione mattatore.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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