Il vento cambia e, con esso, il popolino, sempre pronto a salire sul carro del vincitore. Finchè dura.
Poi, altro giro sulla giostra del perbenismo e dell’ipocrisia. Tanto non sono mica loro a metterci la faccia, i soldi e qualcos’altro. Loro sono solo pronti a battere le mani o a puntare il dito, travestendosi da sostenitore più accanito o da feroce denigratore e calunniatore, a seconda dei casi e del proprio tornaconto. Succede in politica, nel mondo del lavoro, nelle amicizie. Succede anche nel gioco del calcio. Noi italiani, poi, siamo esperti di doppiogiochismo ed ipocrisia.

E’ nella nostra natura, nel nostro DNA.
Non sempre e non per tutti.
La vicenda calcistica della Superlega né costituisce l’esempio più fulgido e rappresentativo.
Quanto riportato dal sottoscritto ieri nel giornale “Il Popolano” lo rivendico con orgoglio ed a testa alta, come tifoso della Juventus e come appassionato del gioco del calcio.

La Superlega sembra sia un’avventura terminata prima ancora che inizi.
E tutti a dare addosso alla Juventus e al suo principale artefice, Andrea Agnelli.
Gli insulti e le calunnie non devono essere nemmeno prese in considerazione: in quanto espresse da persone che non lasciano alcuna traccia nel corso della loro vita, anche il loro pensiero e quanto da loro proferito muore insieme alla loro invidia e frustrazione sociale.

Certo che nel giro di 48 ore questo autentico terremoto nel mondo del calcio è stato accompagnato da scosse di assestamento (o meglio, di pensiero) e da fughe precipitose, di squadre e dei loro maggiori esponenti, per evitare di essere additati come corresponsabili e distruttori della tradizione calcistica che, però, è in crisi perenne e che tutti promettono di voler cambiare radicalmente. Solo quando devono esser eletti ai vertici delle istituzioni. Ad elezione avvenuta, si rimangiano la parola data e si fanno portavoce degli interessi delle squadre e di chi che li ha eletti, affossando ogni tentativo di riforma che puntualmente, ogni anno, viene ripetuta, in in teatrino senza fine di ipocrisia
e menzogne.

Da quanto riportato dal Mundo Deportivo, sembra che l’onesta e cristallina Uefa abbia proposto un’offerta economica ai club inglesi (leggi: soldi) per convincerli all’uscita dalla Superlega. E le inglesi, pressate dal Premier Johnson che minaccia una legge ad hoc per impedire di partecipare alle competizioni sportive della Superlega ed allettate dal flusso di denaro proposto (sempre nell’ottica del calcio onesto e sportivo???) dal massimo Ente del calcio europeo, hanno capitolato. Tale offerta, però, non è arrivata ai club spagnoli. Come mai? Facile: Barcellona e Real Madrid sono visti, dal più alto organo europeo, come il principale nemico della Uefa, guidati dal nemico giurato presidente del Real Madrid Florentino Pérez. Ecco il motivo per cui le squadre spagnole non hanno ancora preso una posizione negativa sulla disputa del nuovo torneo, e, anzi, sarebbero ben lontani dall’abbandonare l’idea della disputa della Superlega (nel momento in cui scrivo l’articolo). Se fosse confermato, tale gravissimo fatto, da codice penale, dovrebbe comportare immediatamente l’immediata ed irrevocabile dimissione di tutti i componenti della Uefa e la sua rifondazione ex novo.

Vi sembra normale che per far “riflettere” (sic!) le squadre inglesi sia sceso in campo addirittura il Premier Boris Johnson, che ha minacciato di usare “opzioni legislative” affinchè la Superlega sia fermata?
Voleva addirittura ricorrere alle leggi sulla concorrenza in vigore nel Regno Unito, per punire proprio la Superlega, che non prevedeva né promozioni né retrocessioni e quindi “avrebbe escluso la libera concorrenza”.
Nessuno dice niente? Possibile?
La notizia sembra passare in secondo piano, di fronte alle scosse telluriche, ancora avvertite, del tramonto del progetto della Superlega. Certo che l’abbandono in massa delle sole squadre inglesi fa fare strani pensieri.

Nelle stesse ore, anche l’Inter si dice “non interessata più al progetto”. C’è sempre un che di comico, nelle dichiarazioni nerazzurre: viene inserita in un progetto dalla Juventus; non fa una piega, apprezza ed aspetta gli ordini; tutto finisce prima di cominciare e si affretta ad emanare un comunicato con il quale sostiene di non essere interessata. Nella celebre favola di Fedro, l’uva rimane nonostante la volpe non riesca a coglierla. Nel caso della Superlega, l’Inter non si è accorta che anche il pergolato con l’uva che pende non esiste più.

Grottesco.
Le parole di Aleksander Ceferin< sono intrise di veleno: «Ho detto ieri che è ammirevole ammettere un errore e questi club hanno commesso un grande errore. La cosa più importante adesso è ricostruire l’unità che c’era prima e andare avanti insieme. Ma adesso sono tornate nel gruppo e so che hanno tanto da offrire non solo alle nostre competizioni ma all’intero calcio europeo».
Bastone e carota, tipico.
Lapalissiano: dopo il (chiamiamolo così) ripensamento delle 6 squadre inglesi, la Superlega non avrebbe avuto alcuna ragione per continuare ad esistere ed è ufficialmente, sospesa.
Per ora.

Riamane, da parte della Juventus e del suo Presidente Andrea Agnelli, il tentativo, serio e concreto, di voler riformare il calcio così come concepito attualmente. Tutti lo pensano, tutti lo dicano, nessuno ha fatto mai un cazzo. Anzi, hanno continuato a detenere ferocemente il potere contro chi ha cercato di contrastarlo. Aggiungendo qualche scandalo qua e là e qualche reato penale velocemente dimenticato dal popolino e dal potere costituito (vedi Blatter).

Prenderanno quello che di buono c’è nel progetto voluto dalle 12 squadre della Superlega, cambieranno nome e lo presenteranno pomposamente al popolo in festa come loro idea per salvare “il calcio del popolo”.
Ipocriti. Falsi. Bugiardi. Fine alla fine Juventus.

A cura di Dott. Avv. Costantino Larocca – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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