A Ternopil che, come parte dell’Ucraina occidentale, è stata per il momento risparmiata dal peso maggiore dell’attacco russo che continua senza sosta e proprio in queste ore si allarga anche a ovest, uomini e donne cercano un modo per aiutare gli ucraini assediati nelle altre città e la Casa dei Veterani è diventato uno dei centri della città dove i volontari si riuniscono per inviare materiale di supporto ai soldati e agli sfollati interni. Qui, un dipinto raffigurante un soldato ucraino che abbraccia una ragazza vestita in abiti tradizionali è appoggiato alla parete. Un’immagine oleografica che tuttavia riecheggia nella realtà documentata dai valorosi fotoreporter che operano in Ucraina dall’inizio del conflitto senza temere la morte o vivere quella apparente.

Alla stazione ferroviaria di Leopoli, tappa intermedia dove i civili in fuga dalle città e diretti verso la frontiera con la Polonia trovano una situazione di relativa sicurezza, le ragazze abbracciano i propri compagni in armi che vanno nella direzione opposta, verso uno dei fronti dei combattimenti a Dnipro.
A Irpin è il soldato che rimane che stringe la compagna in attesa dell’evacuazione. Due strade diverse senza sapere l’epilogo del loro domani.

Qui, alla periferia nord-est di Kiev, tra i civili che attraversano il fiume a piedi, l’abbraccio diventa sostegno, soprattutto per i bambini e le persone anziane ma anche per gli animali che chi è costretto a andarsene non vuole abbandonare nelle città assediate. A Kiev, Kharkiv, Mariupol e negli altri centri sottoposti ai pesanti bombardamenti russi le persone si stringono nei rifugi sotterranei e nelle stazioni della metropolitana.

L’esodo dei civili dal 24 febbraio scorso ha già superato i 2,3 milioni di persone, una crisi umanitaria che Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha definito “una tragedia” che solo la pace può fermare. Lungo il cammino della speranza che porta i profughi verso la salvezza oltre il confine c’è l’abbraccio della donna che tenta di riscaldare il nipote nel gelo di Medyka in attesa di un mezzo di trasporto per passare in Polonia.

Dall’altra parte l’abbraccio di gioia di chi è finalmente riuscito a passare e trova i familiari ad attenderlo. Il viaggio termina nei paesi esteri di destinazione, negli aeroporti o nelle stazioni ferroviarie dove chi è partito dall’Ucraina trova parenti e amici o una famiglia ad accoglierlo. Infine c’è l’abbraccio purtroppo più frequente in una guerra, quello del conforto per il lutto con il presidente Zelensky costretto a subire la violenza di Putin e piangere per il suo popolo sotto i continui bombardamenti..

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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