La lunga storia di Autostrade per l’Italia, dalla privatizzazione nel 1999 fino al rinnovo della concessione autostradale e al crollo del Ponte Morandi. E ora le ultime schermaglie politiche di una storia che continuerà a dividere gli italiani per un periodo indefinito.

Dicembre 1999 – La famiglia Benetton, assieme ad altri soggetti, acquisisce con 2,5 miliardi di euro il 30 per cento del capitale del Gruppo Autostrade dall’Iri (Istituto per la Ricostruzione Industriale, controllata dello Stato), che ha avviato il processo di privatizzazione della società.

Gennaio 2003 – Parte l’offerta pubblica di acquisto del resto del Gruppo Autostrade da parte della famiglia Benetton. Poche settimane dopo l’esito è il controllo della maggioranza delle azioni da parte dei Benetton. Nel corso dell’anno nasce Autostrade per l’Italia controllata al 100 per cento da Autostrade s.p.a., oggi Atlantia.
Grazie ai forti incassi dovuti ai pedaggi e all’aumento del traffico la proprietà compensa i costi dell’investimento in pochi anni e i suoi bilanci vanno in utile per i dividendi dei soci.

12 ottobre 2007 – È sottoscritta la nuova convenzione tra Anas e Autostrade per l’Italia, mentre la prima era stata firmata 10 anni prima quando il Gruppo Autostrade era ancora in mano totalmente pubblica e l’ultimo aggiornamento risaliva al 2002. Ad Autostrade è confermato lo sfruttamento di parte della rete autostradale fino al 2038. L’accordo è firmato con il governo Prodi in carica, ma diventa operativa sotto il governo Berlusconi che la modifica.

27 aprile 2018 – La Commissione europea dà l’ok al prolungamento della concessione ad Autostrade per l’Italia fino al 2042, accordato sotto il governo Gentiloni. In cambio, la società accetta una riduzione dell’aumento dei pedaggi e la costruzione della cosiddetta “Gronda di Genova”.

14 agosto 2018 – Crolla il ponte Morandi, alle ore 11 e 36 minuti. I morti sono 43. Scattano i sopralluoghi e le indagini per il disastro colposo.

16 agosto 2018 – Arriva la prima contestazione del governo. Il Ministero dei trasporti guidato da Danilo Toninelli, annuncia una commissione ispettiva che dovrà chiarire eventuali inadempimenti di Autostrade per l’Italia e quali responsabilità.

16 agosto 2018 – L’allora vicepremier Matteo Salvini twitta: “Atlantia riesce ancora, con faccia di bronzo incredibile e con morti ancora da riconoscere, a parlare di soldi e di affari, chiedendo altri milioni agli italiani in caso di revoca della concessione da parte del Governo dopo la strage di Genova. Dall’alto dei loro portafogli pieni (e dei loro cuori vuoti) chiedessero scusa e ci dessero i nomi dei colpevoli del disastro che devono pagare. Il resto non ci interessa”.

17 agosto 2018 – Conte e Toninelli annunciano l’avvio della procedura per la revoca della concessione ad Aspi, contestando un gravissimo inadempimento degli obblighi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Il giorno dopo Luigi Di Maio promette: “i nostri ponti e le nostre strade [Autostrade] non li gestirà mai più”. La promessa è stata rinnovata ripetutamente dal Movimento 5 Stelle fino a oggi.

13 settembre 2018 – Viene diffuso l’annuncio che non sarà Aspi a ricostruire il ponte crollato. Lo stesso giorno viene annunciato che sarà un commissario straordinario a occuparsi della ricostruzione del viadotto in deroga alle norme nazionali. Poco meno di un mese dopo sarà scelto Marco Bucci, sindaco di Genova.

18 dicembre 2018 – La ricostruzione del Ponte Morandi è affidata dal commissario straordinario Bucci alla cordata formata da Salini Impregilo (oggi Webuild), Fincantieri e Italferr. Autostrade per l’Italia era stata esclusa per legge dalla possibilità di ricostruire il viadotto.

28 giugno 2019 – Lo stesso giorno è pubblicato il parere giuridico del Ministero delle infrastrutture sulla revoca della concessione. I giuristi interpellati dal ministero aprono alla possibilità che la clausola secondo cui, in caso di revoca anche dovuta da grave inadempimento del concessionario, il governo sarebbe tenuto a pagare ad Aspi i ricavi “prevedibili” fino alla scadenza del contratto al netto delle varie spese e di alcune correzioni (quindi tra i 15 e i 20 miliardi di euro), sia nulla. Soprattutto se i giudici daranno ragione al Ministero.

27 febbraio 2020
– È approvato definitivamente il decreto “milleproroghe” che modifica in modo unilaterale la convenzione tra Stato e Autostrade per l’Italia del 2007 e riduce il maxi indennizzo dovuto in caso di revoca della concessione.

5 marzo 2020 – Autostrade per l’Italia invia una lettera al governo per individuare una soluzione concordata e definitiva della controversia. La società propone di destinare 1,5 miliardi di euro al potenziamento della rete autostradale e alla riduzione dei pedaggi, 700 milioni per la manutenzione e ulteriori 100 milioni per la ricostruzione del ponte Morandi (oltre ai 600 milioni già previsti). Ma il governo giudica non sufficiente la proposta.

8 luglio 2020 – La Consulta giudica legittimo il decreto con cui fu istituito il commissario per il nuovo ponte di Genova e con cui Autostrade per l’Italia fu estromessa dalla ricostruzione. Autostrade per l’Italia aveva fatto ricorso prima al Tar e poi alla Consulta.

8 luglio 2020 – La ministra delle infrastrutture Paola De Micheli (Pd) annuncia che il nuovo ponte continuerà a essere gestito da Autostrade per l’Italia. Si incendia la polemica, con il Movimento 5 Stelle che si dice contrario.

11 luglio 2020 – Autostrade invia all’esecutivo una nuova lettera di proposta per raggiungere un compromesso ed evitare la revoca della concessione, raggiungendo un indennizzo di circa 3,4 miliardi di euro. La nuova versione però continua a essere giudicata insoddisfacente dal governo. Giuseppe Conte, in un’intervista, in alcune parti la ritiene alla pari di “uno scherzo”.

13 luglio 2020 – In attesa della decisione del governo, il titolo di Atlantia (proprietaria all’88 per cento di Autostrade) crolla in borsa e perde il 23 per cento del valore in una settimana. Sembra chiudersi anche l’ipotesi di un ingresso di Cdp nell’azionariato di Aspi, per diluire la quota controllata dai Benetton.

15 luglio 2020 – Esecutivo e Autostrade per l’Italia hanno raggiunto un accordo di massima per evitare la revoca della concessione. Il compromesso prevede il versamento di 3,4 miliardi di euro da parte di Aspi, la riduzione dei pedaggi e la rinuncia a eventuali ricorsi giudiziari. Inoltre viene definita la futura compagine societarie del gruppo: in tempi brevi entrerà Cassa depositi e prestiti, la cassaforte pubblica degli investimenti, e poi sarà quotata in borsa.
Le autostrade dunque torneranno in mani pubbliche dopo un ventennio con la speranza che non si debba tornare a parlare di tangenti nel settore edile visto che oltre il ponte Morandi, oggi le autostrade ligure come quelle che dalla Marche conducono al sud, hanno immediatamente bisogno di un ripristino per salvaguardare la viabilità scorrevole e gli automobilisti.

Dunque dopo il “regalone” di Romano Prodi alla famiglia Benetton le tre corsie saranno nuovamente asfaltate dallo Stato…

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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